The Gilded Cage. La gabbia dorata di Lynette Noni
«IN UN MODO O NELL’ALTRO, A QUALUNQUE PREZZO, AVREBBE AVUTO LA SUA VENDETTA.»
Dopo essere scampata alla prigione di Zalindov e al mortale Giudizio degli Elementi, Kiva Meridan è una sopravvissuta. Negli ultimi dieci anni, il suo unico obiettivo è stato quello di riunirsi alla famiglia e distruggere le persone che hanno rovinato le loro vite, ma questa missione sta diventando più complicata che mai. Ora che si sta ambientando nella capitale, scopre di non essere stata l’unica a soffrire mentre era a Zalindov: i suoi fratelli e i loro ideali sono cambiati, e ben presto la ragazza si ritroverà a nascondere segreti non solo ai propri nemici ma anche a chi ha di più caro al mondo. Fuori dalle mura della città, nel frattempo, serpeggia la tensione fra i ribelli, insieme alle voci di una crescente minaccia da parte dei regni del Nord. Questa volta, per sopravvivere, Kiva dovrà destreggiarsi in una complicata rete di bugie, in cui un passo falso potrebbe costarle tutto.
The Gilded Cage. La gabbia dorata di Lynette Noni, secondo volume della trilogia The Prison Healer, pubblicato da Sperling & Kupfer il 5 marzo.
Sia messo agli atti che questa donna scrive finali illegali, degno del carcere più duro. Questo è perfino peggiore di quello di del primo volume che già era una bomba sganciata dal nulla che faceva tremare i vetri di casa.
Insomma Lynette non vuole lasciarci dormire sonni tranquilli e così genera non solo scompiglio con gli ultimi capitoli, ma proprio il panico con le ultime frasi sibilline che lasciano presagire il peggio, come se in questo volume ci fosse stata mezza gioia.
‘Lasciate ogni speranza, o voi che entrate’, ma soprattutto LEGGETE questa serie che è pazzeschissima (cit Azzurra di Che Dio ci aiuti per chi non lo sapesse). Non riesco a capire perché non ne stia parlando chiunque, davvero, perché è una di quelle serie fantasy romance che ti tiene incollata alle pagine grazie alla scrittura scorrevole dell’autrice e all’ambientazione che cambia radicalmente dal primo al secondo capitolo, ma che mantiene una incredibile coerenza narrativa.
Alla fine di The Prison Healer abbiamo fatto una scoperta sensazionale, una di quelle che ti fa dire ‘e adesso?’ e ritroviamo i nostri eroi esattamente a quel punto.
Kiva deve continuare a omettere la verità e fare il doppio gioco in cerca della vendetta che insegue da dieci anni, ma come può rimanere fedele alla causa dopo essersi avvicinata così tanto a Jaren? Jaren che è perfetto, il futuro re che ogni popolo merita di avere, capace di cose sensazionali e con un cuore enorme, sempre pronto a salvare la vita di Kiva e di ognuno dei suoi sudditi.
«Kiva ha trascorso più di metà della sua vita imprigionata in un incubo. L’ultima cosa che voglio è farla sentire intrappolata in un’altra gabbia, per quanto possa essere dorata. Non ho idea di cosa potrebbe portarci il futuro, ma ora come ora lei si merita la possibilità di vivere la sua vita e inseguire i suoi sogni. Io posso solo sperare che mi conceda l’onore di accompagnarla nel suo viaggio, e se dovesse accadere voi dovrete farvelo piacere. Non credo di poter essere più chiaro di così.»
Le certezze di Kiva vacillano sempre di più dopo che inizia a vivere a corte e a sentirsi parte di quella famiglia grazie a Jaren e Caldon, ma solo quando incontra i suoi fratelli capisce che molte cose sono cambiate e che ci sono differenze di visione sostanziali tra sua sorella Zuleeka e suo fratello Tor.
Zuleeka è la fotocopia di loro madre, è stata cresciuta a sua immagine e somiglianza e fa di tutto per far sentire Kiva fuori posto, non accettata e in difetto. Lei che ha passato dieci anni della sua vita a cercare di sopravvivere in una prigione da cui nessuno esce vivo. Tor è felicissimo di rivedere Kiva, il suo affetto per lei è immutato e sembra non essere più sicuro di nulla, specie quando viene a conoscenza di certe cose di cui era stato tenuto all’oscuro da sua sorella e da sua madre.
Kiva vive nella menzogna, deve mentire a chi l’ha accolta e non può dire ciò che sa nemmeno alla sua famiglia, non sa più da che parte stare perché se da un lato la vendetta l’ha fatta rimanere a galla sa che è grazie a Jared se è ancora in vita e il suo cuore batte per lui a un ritmo forsennato ogni volta che sono a stretto contatto. Non vuole fargli del male, ma tutto quello che sta per succedere è molto più grande di lei e ingestibile e si ritroverà a commettere degli errori che costeranno cari non solo a lei ma anche a tutte le persone che ama.
Io adesso ho solo un desiderio: avere tra le mani al più presto l’ultimo capitolo The Blood Traitor. Non so quanto dovrò attendere, ma so che ci sarà parecchio da soffrire e che per sistemare tutto ciò che si è disintegrato ci vorrà parecchia astuzia e anche molta fortuna. Riusciranno i nostri eroi a salvarsi? Lo spero davvero perché dopo questo finale mi aspetto di tutto.