Silver in the bone di Alexandra Bracken – intervista
Tamsin Lark non ha chiesto di essere una Scavatrice. Nata mortale, non dovrebbe competere con le streghe nella spietata caccia di reliquie magiche nel sottosuolo fatato di Boston. Ma dopo che il padre adottivo è scomparso senza nemmeno dirle addio, quello era l’unico modo per salvaguardare la propria vita e quella di suo fratello Cabell.
Sette anni dopo, si vocifera che il suo tutore sia sparito con un potente anello risalente ai tempi della leggenda arturiana. Uno scontro con il rivale Emrys accende in Tamsin la speranza che quell’oggetto possa liberare Cabell da una maledizione che li minaccia entrambi. Ma l’anello non fa gola solo a loro, altri avidi Scavatori sono disposti a tutto pur di averlo.
Malgrado Emrys sia l’ultima persona che Tamsin sceglierebbe come alleato, ha bisogno di tutto l’aiuto possibile per sbaragliare i nemici. Insieme, i due si buttano a capofitto in lotta contro la magia oscura, svelando un segreto mortale con il potere di risvegliare fantasmi del passato e distruggere l’ultima speranza di Tamsin di salvare il fratello.
Silver in the bone di Alexandra Bracken, fantasy romance young adult pubblicato da Sperling & Kupfer il 31 ottobre.
Dopo aver letto molti dei libri della Bracken approdati in Italia posso dire che questo è il mio preferito insieme a Lore uscito lo scorso anno.
La protagonista della storia Tamsin ha un’evoluzione incredibile, ma sono tanti i personaggi con un ruolo molto importante, la narrazione non è incentrata unicamente su di lei e questo è uno dei punti di forza del romanzo. Come in ogni buon fantasy romance che si rispetti c’è anche un ragazzo che vi conquisterà per poi spezzare il vostro cuoricino senza alcuna pietà, che crudele.
Silver in the bone è incentrato sul mito di re Artù e Lancillotto con molti riferimenti ai Cavalieri della Tavola Rotonda (riferimenti che io ho amato) e c’è questo anello misterioso che Tamsin deve trovare per spezzare la maledizione che affligge il suo amato fratello. Ma non è solo quello che deve essere spezzato e Tamsin lo scoprirà a tempo debito.
La scrittura della Bracken è molto scorrevole e la seconda parte del libro si apre completamente e conquista pagina dopo pagina fino al colpo di scena finale che lascia il lettore a bocca aperta. Il seguito esce in lingua a fine maggio quindi spero tanto che giungerà tra le nostre mani a settembre. Essendo una dilogia sono certa che molte di voi aspetteranno il mio parere sul secondo volume prima di tuffarsi in questa avventura, ma datemi retta Silver in the bone è una bomba.
Ho avuto la fortuna di poter chiacchierare con l’autrice davanti a una tazza di the in un bar di Milano ed è dolcissima oltre che bellissima e, davvero, altissima. Questa è l’intervista (grazie Sara per avermi fatto da interprete e traduttrice).
- Come è nata l’idea di Silver in the bone?
L’ho presa da un posto molto strano per me. Di solito prendo le idee per le storie pensando ad un personaggio oppure mi viene qualche idea mentre sono sotto la doccia o mentre sto camminando. Questa mi è venuta in mente mentre facevo ricerche sulle origini della mia famiglia. Ho trovato un antenato dietro la cui morte vi erano diverse leggende riguardanti il folklore del Cane Nero. Sono caduta in questa spirale di ricerca e in qualche modo questo aveva a che fare con Re Artù quindi da qui ho avuto l’idea e poi mi ci sono voluti 10 anni per raccontare la storia e ideare i personaggi.
- Quale personaggio ti somiglia maggiormente?
Penso sia Tamsin, anche se ho qualcosa di Neve in me, soprattutto per la sua passione per le cose oscure e interessanti, ad esempio mi affascinano i funghi e il ruolo che hanno nella foresta, ma io e Tamsin possiamo essere sarcastiche, anche se lei è molto meno disponibile a livello emotivo e si protegge molto, non vuole le che perone riescano a leggerla e avvicinarsi a lei. Anche io da piccola ero molto timida quindi in un certo senso siamo simili, ma lei proprio si protegge su un altro livello perché non vuole che nessuno le si avvicini.
- Hai attinto da amici e conoscenti per caratterizzare protagonisti e personaggi secondari?
I miei amici mi chiedono sempre se ho basato qualche personaggio su di loro, soprattutto se il nome è molto simile ma cerco di mettercela tutta a non prendere troppa ispirazione da chi conosco solo perché se poi il personaggio nella storia fa qualcosa di sbagliato o di orribile non voglio che si sentano chiamati in causa. Questi personaggi devono commettere errori! Mia mamma è convinta che il personaggio della mamma in tutti i miei libri sia basato su di lei e ogni volta diventa molto triste a riguardo e pensa di non essere una brava mamma e ogni volta le devo dire che non è basato su di lei! Ma amo prendere in prestito le battute dei miei amici, tipo nelle serie Darkest Minds ci sono un sacco di battute che i miei amici hanno sempre detto a me. Rubo spesso anche i loro hobby e gli intessi perché penso aiuti a creare il personaggio quindi i personaggi hanno sicuramente qualcosa che riguarda i miei amici, ma non sono totalmente ispirati da loro.
- A quale personaggio sei maggiormente affezionata?
In Silver in the bone è probabilmente Tamsin e questo perché ho scritto dal suo punto di vista quindi lei è nella mia testa e io sto pensando come lei mentre racconto la storia, ma li amo tutti! Amo Emrys, al momento sto editando il seguito del romanzo e lui ha un ruolo molto più importante e quindi è stato molto interessante entrare nella sua testa, e anche Neve, che è un piccolo raggio di sole e la amo tantissimo, ma ecco mi sento più vicina a Tamsin.
- Dopo tanta fatica Tamsin inizia a fidarsi dei suoi compagni di avventura per poi venire tradita da chi sembrava amarla, volevi lanciare un messaggio a qualcuno?
Amo il modo in cui pensi! Non era direttamente ispirata da qualcosa o qualcuno ma sapevo…insomma quando un personaggio esprime paura di venire tradito durante il libro quando si avvicina ad un personaggio o comunque di venire deluso permette di esplorarlo: per esempio Ruby in Darkest Minds aveva paura di cancellare i ricordi su di lei a tutti, è il lavoro dell’autore spingere il personaggio a crescere e diventare chi è destinato ad essere. Sapevo dall’inizio che sarebbe successo e sapevo che sarebbe stata una delle cose più difficili proprio dopo che aveva iniziato ad aprirsi, e nel seguito si vede la conseguenza del tradimento.
È stata una mossa molto cattiva da parte mia, me ne rendo conto, ma andava fatto!
- Come hai ideato il worldbuilding?
Questa è una bella domanda perché non considero i worldbuilding come uno dei miei punti di forza.
Per questo libro volevo che sembrasse di trovarsi in un film di Indiana Jones e volevo che ci fosse una parte anche mistica, penso molto all’atmosfera quando mi immagino il worldbuilding e soprattutto penso a come il lettore e i personaggi si devono sentire, ma in questo libro in particolare la cosa più difficile per me è stata come spiegare la magia in un modo che non confondesse il lettore perché stavo confondendo me stessa e il mio editor.
Amo l’idea che la magia per tutti i personaggi venga dalla stessa radice, è la stessa magia solo che la usano in modi diversi quindi da quel momento sono riuscita a destreggiarmi sul resto del worldbuilding.
- Quando eri bambina come ti immaginavi da grande? Hai raggiunto gli obiettivi che ti eri prefissata?
Sono sempre stata una di quelle bambine che fin da piccola diceva: so cosa voglio fare da grande, ossia la scrittrice e questo grazie anche ad un’insegnante che ci faceva scrivere molto e ci faceva attaccare le nostre storie in una sorta di lavagnetta in modo tale che sembrasse davvero un libro e questo mi ha sempre intrigato.
Penso che la piccola Alex quindi sarebbe molto contenta di come è andata.
- Cosa dobbiamo aspettarci dal seguito?
Sì, so che questo finale è stata una mossa molto cattiva da parte mia. Allora sicuramente ci saranno risposte a domande che nemmeno avevate pensato ma tutto si incastrerà, poi avrete la possibilità di esplorare un nuovo mondo e ovviamente ci sarà parecchio angst dal punto di vista del romance.