Review Party- La madre scomparsa di Emily Gunnis

Trama Inghilterra, 1960. Rebecca Waterhouse ha solo tredici anni quando viene portata alla centrale di polizia. Mentre un detective la interroga, lei, in silenzio, stropiccia con le mani la vestaglia infangata e ripercorre quella terribile notte. Nella sua testa sente ancora l’eco delle grida del padre e nelle narici l’odore acre della polvere da sparo. Si ripromette di non parlare mai più del giorno in cui la sua vita è cambiata. Inghilterra, oggi. Quando Jessie Waterhouse scompare insieme alla figlia neonata, la sorella Iris salta sul primo treno per tornare nella tenuta di Seaview Cottage, dove è cresciuta. Sono passati anni dall’ultima volta. Lì, il tempo sembra non essere mai trascorso: è come se la vecchia casa in pietra fosse rimasta intrappolata nella nebbia. O forse è Iris che non riesce a perdonare la madre Rebecca, che si è sempre dimostrata fredda e scostante con lei e Jessie. Ma per scoprire quello che è accaduto alla sorella e alla nipote è disposta persino a condividere lo stesso tetto con l’anziana donna. Quello che ancora non sa è che dietro la loro scomparsa potrebbe celarsi un segreto che Rebecca custodisce da anni. Perché il passato è una fragile ragnatela di ricordi e di azioni che si ripetono di generazione in generazione. Una trappola che si può evitare solo trovando il coraggio di parlare. Perché i segreti hanno potere solo quando non hanno voce.

La madre scomparsa di Emily Gunnis, romanzo di narrativa contemporanea in uscita domani 5 maggio grazie a Garzanti.

A distanza di due anni dal suo esordio con La figlia del peccato, Emily Gunnis torna in libreria con un altro romanzo che lascia il segno. Le donne rimangono al centro della sua narrazione e ad emergere sono il dolore della separazione, i segreti lasciati a macerare dentro di sé e tre generazioni legate a doppio filo da un destino crudele.

Ad ispirare l’autrice un luogo, un manicomio inglese, e una legge infausta del secolo scorso, quella sulle cause matrimoniali. Poiché era difficilissimo ottenere il divorzio, molti uomini per “liberarsi” delle proprie mogli ricorrevano a presunte malattie mentali per far rinchiudere la consorte in una struttura psichiatrica e contrarre un nuovo matrimonio. Viceversa, gli uomini che avevano trascorso un periodo di degenza in queste strutture dovevano essere reintegrati, al termine del loro percorso, in società e riaccolti sotto il tetto coniugale.

Rebecca Waterhouse ha solo 13 anni quando rimane orfana dei genitori. In una notte tempestosa le urla della madre, che ha subito anni di percosse e soprusi da un marito violento e depresso, la svegliano. Il padre ha ucciso la moglie in un folle raptus omicida e l’ha fatta finita. Rebecca ha sentito una presenza estranea in casa, ma alla polizia nessuno crede che ci fosse un terzo individuo sul luogo del delitto. Da quel momento chiuderà dentro di sé i ricordi di quella notte e non li tirerà più fuori.

Cinquant’anni dopo, la figlia primogenita Jessie scompare, a poche ore dal parto, portando con sé la neonata, la piccola Elizabeth, che necessita di cure. Nessuno l’ha vista allontanarsi dall’ospedale, negli ultimi mesi di gravidanza Jessie era stata particolarmente ansiosa e paranoica. Non ha mai avuto un rapporto solido con la madre Rebecca, è cresciuta lontana da lei e accudita dal padre e dalla matrigna. Nemmeno Iris, la sua sorellastra, ha mai capito perché la madre Rebecca sia stata così poco presente nella vita della sua primogenita. La donna è impenetrabile, ha subito in silenzio gli anni lontani dalla sua prima figlia, con lei non ha mai costruito un rapporto solido e adesso viene tenuta lontana dalle ricerche della figlia e della nipotina appena nata. Ma dove è finita Jessie, e perché la sua scomparsa sembra legata a doppio filo al segreto che Rebecca preserva dentro di sé da oltre cinquant’anni? Iris è intenzionata a ritrovare la sorella, a portare alla luce il passato doloroso della madre e a costruire un nuovo rapporto con la sorella che ha vissuto poco.

Esce domani La madre scomparsa di Emily Gunnis. Punto cardine di tutta la narrazione è la salute mentale. A colpirmi particolarmente è stata la penna empatica dell’autrice. Poco più di 300 pagine che hanno gravato sul mio ritmo di lettura come un macigno. Non sempre sono riuscita a digerire gli eventi, a mantenermi distaccata da quanto stavo leggendo, più volte ho fatto delle pause per metabolizzare la storia e lasciare defluire le emozioni che stavo provando. A prevalere, in un primo momento, un sentimento di sconfitta misto a rabbia per i soprusi che le donne, in un passato non tanto lontano, sono state costrette a subire. Poi è subentrato il dolore, le lacrime e un senso di impotenza. La madre scomparsa non è una lettura facile, ma è estremamente necessaria. Necessario non trascurare i sintomi di una psicosi puerperale, che scopro grazie al libro, essere un disturbo ereditario. È interessante come l’argomento venga sviscerato seguendo l’evolversi del tempo. Negli anni 50 vi era un approccio coatto e sbagliato al problema, le donne depresse o affette da psicosi venivano rinchiuse in strutture psichiatriche e allontanate dai loro figli;oggi ci sono terapie psicologiche e farmacologiche meno invasive che arginano il problema. E che la salute mentale sia un tema caro agli inglesi non è un mistero.

I capitoli brevi con continui salti temporali rendono la lettura dinamica. Sono diverse le voci che si alternano durante la narrazione creando una sorta di romanzo corale. Restiamo affascinati dai silenzi di Rebecca intrisi di dolore, riviviamo il passato della madre Harriet attraverso le pagine del suo diario e siamo spettatori partecipi durante le ricerche di Jessie e della figlia appena nata. Nonostante abbia chiuso il libro da qualche giorno, fatico ancora a lasciare andare i suoi personaggi, si sono impressi sulla mia pelle, se chiudo gli occhi riesco ancora a percepire il dolore che ho provato. Ma è un libro da leggere, anche se fa male.

 

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