Ophélie si vendica di Michel Bussi

Trama “Ophélie si vendica” è un racconto di crescita, un romanzo di amore e amicizia, un’indagine che si estende per più di un decennio e naturalmente una trama con colpi di scena, in cui nessuno sa fino all’ultima pagina chi conosce la verità e chi la manipola. “Papà ha ucciso mamma”. Ophelie ha visto tutto, all’età di sette anni. Suo padre non è l’unico colpevole. Un uomo avrebbe potuto salvare sua madre. Da quel momento in poi, l’unico obiettivo di Ophelie sarà trovare i testimoni, raccogliere i pezzi del puzzle che la porteranno alla verità. E vendicarsi… Bambina in affidamento, adolescente ribelle, studentessa che si sposta sotto falsa identità, ogni fase della sua vita sarà segnata dalla sua ricerca ossessiva. A 7 anni, Ophelie e testimone dell’omicidio di sua madre da parte di suo padre. Sa che un altro uomo è coinvolto e che avrebbe potuto intervenire per evitare la tragedia. La bambina cresce in un centro di accoglienza, diventando un’adolescente ribelle e successivamente una studentessa che opera sotto una falsa identità, animata dalla ricerca ossessiva della verità e dalla vendetta per sua madre.

Ophélie si vendica di Michel Bussi, giallo in uscita oggi, 24 aprile grazie a Edizioni e/o

Leggere un romanzo di Michel Bussi è un po’ come tornare a casa dopo una giornata piena di impegni e stress. L’autore è, ormai da anni, la mia personale copertina di Linus, colui che mi fa chiudere il mondo fuori dalla porta di casa ed evadere lontano. Non ho mai nascosto la mia immotivata antipatia nei riguardi degli autori d’Oltralpe, ma Bussi è l’eccezione, lo scrittore camaleontico che ad ogni storia mi fa esclamare “Questo è il suo libro più bello”, una tiritera ormai assai poco credibile, perché i suoi libri li ho amati e li amo tutti alla stessa maniera. È un po’ come chiedere a una madre quale sia il suo figlio preferito, a chi voglia più bene. Ecco, non chiedetemi mai a quale libro sono più legata, perché la risposta potrebbe sorprendervi. Il motivo di tanta cieca devozione va sicuramente ricercato nel fatto che l’autore ci regala sempre trame assai diverse l’una dall’altra. Non c’è un solo libro che somigli al suo precedente, vuoi per ambientazione, vuoi per la narrazione sempre così incalzante, adrenalinica. Con Ophélie si vendica si è addirittura superato, riuscendo a coniugare, con immensa bravura, il genere giallo con il romanzo di formazione. E i due generi, che sembrano agli antipodi, in questo libro si amalgamano talmente bene che danno forma a un piccolo capolavoro.

Alla base di Ophélie si vendica c’è un dramma familiare. Siamo a Rouen, nel cuore della Normandia nell’aprile del 1983. Ophélie ha solo sette anni quando perde la madre a causa di un brutto incidente. Il padre, un alcolizzato incapace di prendersi cura della sua famiglia, in seguito al rifiuto della moglie di alimentare i suoi vizi, la insegue per le strade della cittadina nel cuore della notte. La donna precipita da un ponte e muore, e il padre viene arrestato con l’accusa di omicidio. La bambina, rimasta sola, viene presa in carica dai servizi sociali e da un centro accoglienza dove rimarrà fino alla maggiore età. Da subito, si radica in lei il desiderio di vendicare la morte della madre e, sebbene sia consapevole che il padre sia il colpevole della sua perdita, la bambina è convinta che un altro uomo sia il vero responsabile. All’epoca, la sua famiglia era seguita e sostenuta da una sorta di curatore patrimoniale, Richard Vidame era colui che gestiva le finanze della famiglia di Ophélie, un amministratore al quale Maja, la madre, si era rivolta il giorno prima della tragedia. L’uomo si era voltato dall’altra parte negando il suo aiuto, ed è lui che diventa il bersaglio della bambina, l’orco cattivo che, chiudendo gli occhi, aveva provocato la morte della sua adorata mamma. Ogni scelta di Ophélie negli anni a seguire sarà guidata dalla sete di vendetta. Ça va sans dire, non posso dirvi nient’altro della trama, non voglio rovinarvi la sorpresa, ma posso anticiparvi che non è tutto oro quel che luccica. Lungo la narrazione vi aspettano una serie di colpi di scena ben assestati, che rendono Ophélie si vendica un romanzo imprevedibile e ricco di risvolti inaspettati. Uno degli elementi che più ho apprezzato del romanzo è il family found. Ophélie è rimasta sola al mondo e trova, all’interno del centro accoglienza in cui cresce, una sorta di famiglia surrogata che le rimarrà accanto e la sosterrà in tutte le sue scelte, anche quelle più dubbie. Nina sarà la sua migliore amica, una spalla sempre presente; Bene, l’assistente sociale del centro, una sorta di mamma amorevole e presente, colei che cercherà sempre di sostenere quella povera bambina così arrabbiata con la vita. Il romanzo ha un ritmo serrato e segue minuziosamente tutte le fasi della crescita di Ophélie, da bambina poco loquace e chiusa in se stessa, a adolescente difficile e ribelle, fino ad arrivare alla giovane universitaria in cerca di vendetta. Pregevole ancora una volta la traduzione dal francese di Alberto Bracci Testasecca, e meravigliosa la cover originale.

Ophélie si vendica è un romanzo di formazione, di crescita, che parla di sbagli e di seconde occasioni. Bussi si dimostra ancora una volta maestro di una narrazione che sembra banale, ma piena di insidie e false piste.

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