I vespri del tuo nome di Miriana Teresa Fazi
Trama Questa è la storia dell’intricato sentimento che, nel corso del tempo, si aggroviglia tra Amintore e Pia, due amici coetanei. È il racconto del loro inconsapevole rincorrersi per poi, forse, mai trovarsi davvero.
Pia deve presto uscire dall’ovatta nella quale si è sempre rifugiata, per poter affrontare gli spigoli della realtà, i dinieghi e le decisioni che non può aggirare in alcun modo.
Infine, con grande stupore, ella si scopre più adulta nell’aver imparato ad accettare il dolore e a superarlo, assumendosi la responsabilità di vivere per se stessa.
Recensione di Simona – I vespri del tuo nome di Miriana Teresa Fazi uscito lo scorso aprile 2018, è un romanzo appartenente al filone della narrativa contemporanea edito da Lupieditore.
Quando Sonia, la nostra Esmeralda nonché Boss del blog, mi ha proposto di scegliere tra alcuni titoli della Lupieditore, una piccola casa editrice nata a Sulmona e creata da Jacopo Lupi, prima libraio, divenuto poi editore, ero poco convinta. Reputavo le trame troppo lontane dal genere che prediligo, il romance in tutte le sue sfumature, quindi non riuscivo a scegliere tra quei cartacei che la Lupi ha così gentilmente e in modo totalmente gratuito inviato a Sonia, e lei poi smistato a noi collaboratrici.
La mia scelta alla fine è ricaduta sul libro di Miriana Teresa Fazi “I vespri del tuo nome”, nella cui sinossi ho trovato una parvenza di quelle storie d’amore un po’ sofferte che tanto mi piace leggere nei libri.
Adesso, a lettura ultimata, mi trovo alquanto confusa perché non riesco a capire se questo libro mi sia piaciuto almeno in parte o proprio per niente.
Per chiarirmi le idee vi dirò in modo del tutto sincero tutto quello che ho provato leggendolo!
Passiamo intanto alla storia narrata!
“Nella schiera dei volti inaspriti e insoddisfatti, immemori della felicità e incapaci di provarne una nuova, c’ero anch’io. Una ragazza di ventun anni. Venti di vita, uno di dolore.”
Pia ha ventun anni e ha il cuore spezzato. La troviamo sola, seduta su di una panchina, nella stazione di Trento, intenta ad osservare i treni, e con essi le persone, partire. Tutte quelle partenze le ricordano l’addio che qualche mese prima ha dato ad Amintore, il ragazzo che Pia ama sin da quando era solo una diciassettenne.
Lì seduta viene raggiunta da un uomo, un certo Altiero Navelli, un poeta un po’ strambo che dopo aver perso il suo treno, comincia a parlare con la ragazza. Altiero capisce presto che c’è qualcosa che affligge Pia, lo nota dal suo sguardo affranto, e in modo molto velato le consiglia di lasciar andare il passato e che i tempi sono maturi per farlo.
Ma Pia non si sente all’altezza, per cui l’uomo le consiglia di mettere per iscritto la sua storia, come se stesse scrivendo un diario o un romanzo, e raccontargli tutto dal principio: emozioni, sensazioni, dolori e speranze legate a questa storia finita male, ed inviargliela al suo indirizzo di Venezia, dopodiché prende il treno e parte.
“Amintore Colonna, il mio Amintore, se n’era andato.
Dell’amore, di ciò che avrei tanto desiderato chiamare amore, non erano rimaste che le rovine.
Probabilmente non ero mai stata ricambiata.
E questo pensiero mi faceva sprofondare in un baratro vuoto e buio, perché niente mi sembrava più frustrante della consapevolezza di non essere stati mai amati, neanche per un istante, neanche per errore.”
Pia rimugina sulla richiesta di mettere per iscritto la sua storia e spinta dalla voglia di ricredere nell’amore e di rialzarsi più forte di prima, inizia a scrivere un diario che, ad opera ultimata, spedirà ad Altiero.
E così facciamo finalmente la conoscenza di Amintore attraverso le parole di Pia; la loro è una storia rincorsa per anni e mai realizzata.
Amintore è totalmente schivo e irraggiungibile, ombroso, arrogante e scontroso.
Non ha proprio nulla di bello a mio avviso!
Pia è un’eterna ragazzina, che per anni gli fa da cagnolino o da scimmietta ammaestrata, facendosi anche trattare in modo poco carino senza rispondergli mai a tono.
Anche in lei, come in lui, non ho trovato nulla di bello, se non l’amore che prova per Amintore. Bisogna sempre portare rispetto ad un amore, soprattutto se non corrisposto come questo.
Certo, qualcosa da ridire a riguardo la avrei comunque, ma si dice che l’amore è cieco, per cui chi sono io per giudicare i gusti di Pia?
Non è una storia che mi è entrata dentro, mi sono limitata a leggerla, e più andavo avanti, più non mi trovavo d’accordo con le scelte fatte dall’autrice.
Niente da dire invece sul finale, avrei sperato in qualcosa di più approfondito, ma leggere delle consapevolezze a cui è arrivata Pia può bastarmi, rivalutandola ai miei occhi.
I vespri del tuo nome presenta un linguaggio ricercato, quasi d’altri tempi, che a mio parere stona totalmente con la storia raccontata. I protagonisti sono giovani e non è specificato l’anno di ambientazione, ma nulla porta a pensare che sia ambientato in un momento particolare nel passato, quindi non capisco questa scelta di usare questo linguaggio che non fa altro che annoiare e appesantire la lettura.
Chiaramente tutto quello che ho detto fino ad ora è soggettivo, parlo in qualità di ragazza di 24 anni e queste sono le mie personali impressioni.
Mi dispiace parlare così di un libro, perché so tutto il duro lavoro che c’è dietro, ma purtroppo non ho trovato nessun’affinità con i personaggi, non si è creata empatia, ero lì come una spettatrice distratta, in attesa che si arrivasse alla fine per mettere un punto alla storia e passare oltre.
Perlomeno, nonostante la dubbia scelta nel linguaggio usato, l’editing è molto curato, non ho trovato alcun errore o refuso, aspetto che gli fa guadagnare decisamente qualche punto e che mi ha convinta a non dare solo 2 stelle.
Certo, trovare i discorsi diretti con queste virgolette <<…>> mi ha fatto un po’ storcere il naso, eh!
Tuttavia, dovreste dare un’opportunità a questo libro perché, nonostante tutto, ha una struttura molto particolare, in quanto è quasi interamente un monologo, cosa che può piacere come non, e sarei certamente curiosa di conoscere la vostra opinione, per avere un confronto con la mia e capire se si tratta solo di una questione di gusti personali.
Mi è quindi piaciuto? A me davvero molto poco, e a voi?
“Ogni persona ha un vespro e su ogni vespro è inciso un nome.
Io continuo ad ammirare i vespri del suo nome.”
Alla prossima,
Simona