Giovanissimi di Alessio Forgione

Trama: Marocco ha quattordici anni e vive con il padre a Soccavo, un quartiere di Napoli. La madre li ha abbandonati qualche anno prima, senza dare più notizie di sé, e lui vive quell’assenza come una ferita aperta, un dolore sordo che non dà pace. Frequenta il liceo con pessimi risultati e le sue giornate ruotano attorno agli allenamenti e alle trasferte: insieme a Gioiello, Fusco e Petrone è infatti una giovane promessa del calcio, ma nemmeno le vittorie sul campo riescono a placare la rabbia e il senso di vuoto che prova dentro. Finché non accadono due cose: l’arrivo di Serena, che gli porta un amore acerbo e magnifico, e la proposta di Lunno, il suo amico più caro, che mette in discussione tutte le sue certezze. Dopo l’esordio con “Napoli mon amour”, Alessio Forgione torna con un romanzo di prime volte, e ci racconta un mondo di ragazzini che crescono da soli, tra desideri di grandezza e delusioni repentine, piccoli crimini e grandi violenze, in attesa di scorgere il varco che conduce all’età adulta.

Giovanissimi di Alessio Forgione, un libro di narrativa contemporanea pubblicato da NN Editore il 23 gennaio scorso.

Se leggere significa sfamare la mente, come accade per il cibo che è sostentamento del corpo, voglio sapere chi sta alla fonte di questa azione. Conoscere Alessio Forgione, in questo caso, mi ha aiutata a comprendere come, il suo essere un trentenne del nuovo millennio, ha instillato in lui la voglia di descrivere l’adolescenza negli anni ’90 come poteva averla vissuta lui stesso.

Si capisce che l’estro creativo di Forgione è grande quanto la naturalezza con cui scrive, e descrive, personaggi ma anche situazioni che potrebbero essere fatalmente reali. Non a caso, la sua prima opera “Napoli mon amour”, ha riscosso un tale successo da diventare un’opera teatrale in scena al Teatro Stabile di Napoli, mentre, ”Giovanissimi”, è stato scelto come finalista per il Premio Strega di quest’anno.

E andiamo sul sicuro perché la candidatura di Forgione arriva direttamente da Lisa Ginzburg, scrittrice, traduttrice e filosofa italiana nonché nipote di quella Natalia Ginzburg, che con il memoir “Lessico Famigliare” vinse proprio il Premio Strega nel 1963.

Capite bene cosa può significare per un trentaquattrenne, amante della lettura ed emigrato all’estero come molti per lavoro, che si cimenta con la scrittura per la necessità di raccontare. Credo di poter dire che è una grandissima vittoria anche il solo fatto di poter essere finalista in una rassegna che vanta dal 1947 opere diventate colonne portanti della letteratura contemporanea come Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, Il nome della rosa di Umberto Eco fino ai più recenti M. il figlio del secolo di Antonio Scurati e Le otto montagnedi Paolo Cognetti.

Che ci troviamo di fronte ad un romanzo potente come pochi, si capisce fin dalle prime pagine. Con uno stile semplice ma asciutto ed assolutamente concreto, Alessio Forgione spalanca una porta sulla vita di Marocco, un quattordicenne in piena crisi adolescenziale. In questo periodo critico e molto complesso di transizioni fisiche, psichiche, emotive e relazionali spesso vissute agli estremi, il protagonista racconta in prima persona le sue prime volte. Ma se ciò avviene in un contesto culturale difficile, in cui vige la legge del più forte, Marocco è obbligato ad imparare ben presto cos’è la rassegnazione.

Nonostante la spinta a costruire, sperimentare, mettersi in gioco sia forte in lui, vince la necessità di omologarsi al gruppo per confondersi e sentirsi accettato da quelli che considera amici, ma che come spesso accade alcuni lo sono solo per tornaconto personale.

Il difficile rapporto conflittuale con il padre, che lo educa al silenzio a causa di situazioni incomprensibili che infliggono dolore, come l’abbandono della madre, induce il ragazzo a pensieri trasgressivi che rompono gli schemi metodici famigliari.

La perdita è una condizione che genera una ferita che non si vede, ma che brucia, giorno dopo giorno, come se una radice fosse stata strappata e un legame infranto, lì dove un tempo fiorivano emozioni e sicurezza.

Pagina dopo pagina, in un susseguirsi veloce di azioni, sensazioni e pensieri di Marocco, riusciamo a comprendere perfettamente il grande vuoto che lo circonda.

Ma per quanto voglia sembrare duro e violento, nella sua autoconvinzione di persona forte ed intoccabile, il ragazzo si scopre invece sensibile, fragile e buono. Ad abbattere il muro che protegge la sua fragilità esistenziale, arriva Serena che, attraverso il suo amore come lenitivo, cura le ferite del cuore e dell’anima. L’educazione sentimentale del primo amore, insegna a Marocco come esprimere le proprie emozioni al di fuori della sfera famigliare, staccandosi dalle sicurezze dell’infanzia per intraprendere un nuovo percorso che diventerà parte del suo bagaglio di esperienze da adulto.

Costruito come una poesia struggente ma necessaria, questo romanzo di formazione racconta di una gioventù difficile, che perde l’innocenza troppo facilmente e per questo bisognosa di affetto, amore e comprensione. Il costante senso di abbandono, che permea le pagine di questa storia, si evince dall’utilizzo superbo del linguaggio. Questo consente di calarsi perfettamente nel contesto della vita di quartiere, respirando a pieno quella sensazione di viaggiare senza meta, senza capire necessariamente quale sia la propria identità.

Giovanissimi è attesa e disillusione. È un vuoto da colmare, alla ricerca dell’amore che possa sopperire quella mancanza. Parla di famiglia ma anche di amicizia. È la storia di Marocco e del suo primo incontro con la vita scandita dalla normalità della violenza quotidiana, che come ha detto Forgione in un’intervista a Fahrenheitdiventa straordinaria quando cerchiamo di capirla, mentre quando diventa normalità vuol dire che ci è entrata dentro”. Ma non c’è giudizio, non ci sono buoni o cattivi ma solo persone reali, che sbagliano, si pentono o forse no.

In pochissime pagine, ma pregne di significato che lasciano molto su cui riflettere, Alessio Forgione scrive una storia che colpisce nel profondo. Non potete certo perdervi l’occasione di partecipare a questa introspezione disillusa perché, proprio com’è la vita vera, accadono avvenimenti ingiusti, inspiegabili e dolorosi che dobbiamo essere preparati ad affrontare, imparando la lezione sin da piccoli.

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