Volevo essere Maradona di Valeria Ancione
Il pallone si trasforma in ali, le ali della mia felicità, e io so che posso volare.
Non è facile la vita se sei femmina fuori e calciatore dentro. Patrizia però ha talento da vendere, non demorde e imbraccia il suo pallone come uno scudo, senza fermarsi davanti a niente e nessuno: né davanti alla madre, che le ripete di continuo di scendere dalle nuvole e studiare, né davanti ai ragazzi della borgata, convinti che una femmina non possa giocare a calcio. Grazie alla sua tenacia entra in una vera squadra e, di sfida in sfida, il suo sogno spicca il volo, portandola lontano, tra serie A e Nazionale. Patrizia però non dimentica mai il vero significato che ha per lei il pallone: è un rifugio, un amico fidato, un’ancora di salvezza negli anni dell’adolescenza. In una parola: è tutta la sua vita.
Una storia vera, che tra realtà e finzione ci accompagna nella vita di una ragazza che ha fatto del calcio la sua più grande avventura. Il racconto di un sogno straordinario, la prova che sulle ali di un sogno chiunque può volare.
Recensione di Esmeralda – Volevo essere Maradona di Valeria Ancione, romanzo per ragazzi pubblicato da Mondadori il 14 maggio.
Quando mi è stata proposta la lettura di questo libro non ho esitato nemmeno un secondo. Sono una grande appassionata di calcio da quando ero ragazzina, tifosa milanista (un po’ abbattuta dai risultati degli ultimi anni) e amante del bel calcio. Non ho mai sognato di diventare calciatrice, e leggere la storia romanzata degli inizi di Patrizia Panico mi ha fatto capire che, anche se avessi avuto delle doti, non sarei mai riuscita a diventarlo.
Lo sport è fatto di tantissimi sacrifici, ci vuole una grande forza di volontà per non mollare e la Panico ci ha creduto fin dal primo momento, perché lei coi piedi di Maradona ci è nata e non ha avuto nessun dubbio su ciò che sarebbe potuta diventare.
Le bambine “normali” sono quelle a cui piacciono le bambole o la pallavolo, e poi ci sono “la bambina io”… Non è facile la vita se si è femmine fuori e calciatori dentro.
La normalità, chi stabilisce cosa è normale? Certo Patrizia, classe ’75, non ha avuto la strada spianata verso il successo, se fosse nata uomo avrebbe avuto una carriera completamente diversa e, con molta probabilità, avrebbe guadagnato tantissimi soldi. Ma questa è un’altra storia perché le donne, nel calcio e non solo, faticano a trovare la loro dimensione, faticano a essere prese sul serio anche quando mostrano di essere dei fenomeni.
Ammettiamolo, essere donna è bellissimo ma spesso si rivela anche una gran rottura, io stessa ho pensato tantissime volte che se fossi nata uomo sarebbe stato tutto molto più semplice. Sono un architetto e, anche in questo campo, nonostante sia dimostrato che i risultati più brillanti all’università sono raggiunti dalle ragazze, quasi tutte le archistar sono uomini. Come ci si spiega tutto questo? Forse gli uomini sono più ambiziosi, forse non devono preoccuparsi di nulla nella vita tranne di emergere, qualunque sia il motivo la realtà è questa e non credo cambierà mai.
Per il calcio vale la stessa cosa, una ragazza, per quanto fortissima, non avrà mai le stesse possibilità di un ragazzo. Non guadagnerà mai abbastanza per farne una professione. E finita la carriera agonistica dovrà continuare a lavorare fino all’età della pensione, perché il calcio femminile fa parte della lega dilettanti non professionisti. Questa è la cosa che più mi sconvolge, una disparità di trattamento per cui si sta lottando e che, come donne, dovremmo prendere tutte a cuore.
Patrizia Panico è una forza della natura, testarda e caparbia, questa sua energia emerge in modo prepotente dal romanzo scritto da Valeria Ancione e ne fa un gioiellino da regalare a tutti i ragazzini delle medie. Lo consiglio vivamente perché è l’esempio che i sogni possono diventare realtà se ci si mette l’anima per realizzarli.
Ho amato la scelta di fare della vita di Patrizia un romanzo per ragazzi, certo il lavoro per scavare nei ricordi non è stato semplice, ma il risultato è ottimo. Facciamo la conoscenza di Patrizia dove è nata La strada è il mio campo di allenamento. Tor Bella Monaca è una borgata, un posto di confine, in una città grande e dispersiva come Roma, preoccupata della sua bellezza e disinteressata dei suoi contorni. I romani però non sono solo quelli del Colosseo. In borgata c’è gente vera e orgogliosa della propria romanità. Patrizia si porta appresso una zavorrina (passatemi il termine, per me è un vezzeggiativo visto che anch’io lo sono 😛 ) sua sorella, di due anni più grande, Sabrina. Ecco cosa siamo, oltre che sorelle: siamo compagne della nostra ristrettissima squadra, siamo complici. A volte mi fa sentire un eroe, un mito. Forse vorrebbe essere come me. E io, tutto sommato, vorrei essere un po’ come lei, solo un po’ però, senza esagerare. Il rapporto tra Patrizia e Sabrina è una delle cose che più mi è rimasta impressa durante la lettura. Ad ogni passo si percepisce quanto si vogliono bene e quanto siano complementari, sia quando condividono una passione, sia quando hanno interessi diametralmente opposti. Sono una la forza dell’altra, con tutte le loro differenze. Ho ammirato le loro sfaccettature e, anche se la protagonista indiscussa è Patrizia, Sabrina è la sua spalla ideale.
Oltre al bellissimo rapporto con la sorella, grande importanza è data ai genitori e ai ragazzini del quartiere che riconoscono in lei doti straordinarie, ma che ci tengono a rimarcare che, essendo una femmina, non può essere titolare nelle loro partitelle. Al massimo può dare il cambio a uno di loro quando il capo, Checco, decide che può entrare. «E poi questa non è una femmina, questa è Maradona»
Patrizia che con quegli scarpini di due numeri più grandi si sentiva perfetta. Patrizia che non molla mai, inciampa, sbaglia, si rialza e corre sempre verso la porta. Patrizia che ti lascia l’insegnamento più grande di tutti, accettarti esattamente per quello che sei.
È difficile essere come tutti ti vorrebbero o come ti vedono. Io sono nata sotto un accento sbagliato, mi chiamo Panìco e non Pànico come molto spesso sento. Sono nata “al contrario”, e mi piace tutto quello che va controcorrente o tutto quello che, come me, ha l’accento sbagliato.
Non ho molto altro da dire, spero di avervi convinto ad acquistarlo per regalarlo ai vostri ragazzi, maschi o femmine non importa, perché Volevo essere Maradona è la storia perfetta per tutti loro.