Voce del mare di Natasha Bowen

Un tempo, quando era ancora umana, Simi pregava gli dèi. Ora che è una sirena, una Mami Wata, è al loro servizio, anche se non riesce a rinunciare ai ricordi della sua vita precedente. Il suo compito, come quello delle sue sei sorelle, è di cercare e raccogliere le anime degli uomini e delle donne gettati in mare dalle imbarcazioni cariche di schiavi dirette al Nuovo Mondo; e, dopo averle onorate, fare in modo che possano tornare, benedette, alla loro terra d’origine. Ma un giorno, quando da una di quelle navi viene buttato in acqua un ragazzo ancora in vita, avviene l’impensabile. Simi decide di portarlo in salvo, contravvenendo così a una delle più antiche e inviolabili disposizioni divine. Per fare ammenda, sarà costretta a recarsi al cospetto di Olodumare, il Creatore Supremo, ma per poterlo incontrare, dovrà prima affrontare un viaggio pieno di ostacoli, nel corso del quale incontrerà terre ricche di insidie e creature leggendarie e si ritroverà ancora una volta a sfidare gli dèi, mettendo a rischio non solo il destino di tutte le Mami Wata ma anche quello del mondo così come lo ha conosciuto fino ad allora.

Voce del mare di Natasha Bowen, retelling della Sirenetta in uscita oggi, 24 maggio, con Mondadori.

Dovete sapere che il cartone della Disney mi terrorizzava quando ero bambina, Medusa mi faceva paura e quindi i miei ricordi della Sirenetta sono sia belli che brutti. Pochi mesi fa ho letto la vera fiaba scritta da Hans Christian Andersen, mi ha reso molto triste, non credevo fosse così tragica, ma nella sua tragicità l’ho trovata bellissima. Questa versione è molto particolare, forse farete fatica a ritrovare qualcosa della fiaba che conoscete fin da bambine, ma sono certa che riconoscerete l’amore, apprezzerete come vengono affrontati alcuni temi importanti e la scelta dell’ambientazione intorno alla metà del XV secolo, quando i portoghesi iniziarono a rapire e poi a comprare gli africani occidentali per deportarli in Europa e nelle isole colonizzate e resterete affascinati dalla mitologia africana che è parte integrante della storia.

Nonostante conti solo 250 pagine è un libro ricco di avvenimenti e personaggi, forse a un certo punto l’affollamento era anche eccessivo per i miei gusti, ma l’autrice è riuscita a destreggiarsi con grazia e portare a termine un libro che si fa ricordare. Poi ad aiutare c’è la splendida copertina, entrando in libreria è impossibile non notarlo. Ci sarà un seguito di questa storia, non so ancora quando e sono curiosa di capire cosa vorrà aggiungere l’autrice visto che il finale non mi sembra lasci aperte molte opzioni.

La nostra sirenetta è Simidele, una Mami Wata con un compito preciso «Tutto ciò che hai bisogno di fare, e che devi fare, è raccogliere le anime di coloro che spirano in mare, e noi diremo una preghiera per benedirle nel loro viaggio di ritorno a Olodumare. Questo è il tuo scopo. Niente di più, niente di meno.»

Deve tenere bene a mente che non può fare nulla di diverso da questo e non può farsi vedere dagli umani perché loro sono pericolosi e quando incontrano qualcuno che non risponde ai canoni sanno solo fargli del male. Simidele non è come le altre Mami Wata, lei non vuole dimenticare la sua vita precedente e così, anche quando non costretta, si reca sulla terraferma dove muta diventando ‘umana’ e può avere dei ricordi del suo passato.

Un giorno qualcosa attira la sua attenzione, mentre nuota alla ricerca di anime si imbatte in un ragazzo che è ancora vivo anche se ferito gravemente. Simi non sa cosa fare, non vuole vederlo spirare e così decide di salvarlo mettendo se stessa e l’equilibrio delle cose in grave pericolo. Dopo averlo curato scopre di aver commesso un errore gravissimo e decide di intraprendere con lui un viaggio per salvare se stessa e la famiglia di Kola. Il viaggio sarà ricco di ostacoli e di incontri e darà modo a Simi e Kola di conoscersi e innamorarsi anche se il loro amore è impossibile e Simi sa che non può permettersi una vita diversa da quella di Mami Wata.

Voce del mare è un libro che parla di diversità e di una cultura di cui sappiamo molto poco ed è stato interessante il modo in cui l’autrice è stata in grado di tenere unito tutto senza tralasciarle il lato più romantico della storia della Sirenetta. Credo proprio che leggerò anche il seguito.

La mitologia africana è parte integrante di questa storia. Imparare a conoscere i folletti senegalesi, la versione africana dell’unicorno, le bultungin mutaforma dell’Impero Kanem-Bornu e il mostro acquatico Ninki Nanka non ha fatto altro che stimolarmi ancora. Dèi e dee neri, sirene e altre creature sia letali che magnifiche… e tutte con origini africane. Creare una storia che le unisse al passato dell’Africa occidentale era diventata un’ossessione e una passione.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.