Unchained di Nykyo

Il Capitano Luka, comandante della Unchained, è un maroon, un ex schiavo sfuggito ai padroni, e nella vita ha un solo scopo: liberare il maggior numero possibile di fratelli e riunire le famiglie che i negrieri senza scrupoli hanno smembrato.
Per farlo ha imparato a combattere, a mentire, a seguire le tracce degli schiavi scomparsi, ma questa volta il suo incarico è diverso. Rupert Egglestone è evaso dal monastero in cui era prigioniero e Luka, suo malgrado, ha ricevuto da Lord Egglestone, il padre del fuggiasco, il compito di riportarlo in Giamaica a qualsiasi costo.
Ha inizio un inseguimento serrato, in un susseguirsi di colpi di scena. Rupert e Luka arriveranno a scontrarsi, ma anche a scoprire quante cose li accomunano, nonostante il ceto sociale differente e il colore della pelle.
Attorno a loro nasceranno amicizie e legami profondi, fino al momento della resa dei conti con il crudele Conte inglese.
Con l’aiuto di vecchi amici e nuovi alleati, Rupert Egglestone affronterà suo padre, una volta per tutte.

Unchained di Nykyo, secondo volume della serie “Tortuga” a tematica male to male pubblicato l’11 gennaio 2022 dalla Triskell Edizioni

L’autrice ha impiegato un pochino di tempo in più di quello che era nei miei desideri ma, alla fine, mi ha dato modo di calcare nuovamente le onde del mar dei caraibi e sentire sulla pelle il calore del sole e gli spruzzi di acqua e salsedine. Grazie a lei ho rivisto bucanieri e pirati, ho scoperto schiavi e donne coraggiose e leali e, poi, ho avuto modo di incontrare di nuovo tutti quei personaggi conosciuti nel primo libro che io, ormai, considero dei vecchi amici. Chi ha letto la mia recensione su Barebones sa che ho molto amato il primo libro, ma, vi assicuro, che in questa nuova avventura l’autrice si è davvero superata. Oltre alla bellezza dei luoghi descritti, oltre a presentarci personaggi nuovi e dalle mille sfaccettature, non posso fare a meno di dirvi che ha scavato così a fondo nell’animo dei suoi protagonisti che io come lettrice ho sentito sulla mia pelle ogni loro dolore, ogni loro paura. Luka e Rupert sono diversi come il giorno e la notte. L’uno è un “maroon”, un ex schiavo il cui scopo è quello di cercare di liberare i suoi simili per ricongiungerli alle proprie famiglie. L’altro è un bianco, un uomo di stirpe nobile odiato oltre misura dal suo stesso padre per aver commesso il “peccato” di amare i propri simili. Ed è proprio questo padre padrone, sadico fino all’eccesso, a mettere questi due uomini sulla stessa strada affidando a Luka il compito di riportargli quel figlio ingrato, in cambio della liberazione di parte di alcuni schiavi. In una situazione diversa Luka non avrebbe mai acconsentito ad un ricatto simile, ma il vecchio gli fa credere che quel figlio che cerca è solo un depravato che maltratta le schiave e Luka questo non può proprio tolleralo.

Inizia così la loro epopea, l’uno è cacciatore, l’altro preda, eppure, sono entrambi legati da catene che altri hanno legato intorno ai loro corpi e alle loro menti, reprimendo in modo brutale le loro libertà.  Luka è stato schiavo per buona parte della sua vita, odia i bianchi e tutto quello che rappresentano, lui, uomo fondamentalmente buono e giusto si ritrova coinvolto in una caccia all’uomo sbagliato a causa dei pregiudizi. Rupert, che io amavo alla follia già nel primo libro, qui dimostra ancora una volta la sua purezza d’animo, la sua integrità, il suo dolore e la vergogna di essere come è.

Insomma, la storia raccontata in Unchained è travolgente, intensa, commovente, piena di azione e, soprattutto, fa riflettere in modo brutale sui preconcetti che ognuno di noi ha verso chi consideriamo “diverso” anche se ognuno di noi ha il sacrosanto dovere di chiedersi “diverso” da chi? “diverso” da cosa? Non lo siamo, non siamo diversi, siamo solo unici, ognuno a modo nostro e se abbattessimo tutti i pregiudizi che ci vengono inculcati fin dalla nascita vivremmo sicuramente meglio. Ma l’uomo è imperfetto e alcuni preferiscono ferire e maltrattare i propri simili solo per affermare la propria supremazia. Nella vita ho sempre pensato che il male rimane principalmente a chi lo fa, perché chi lo riceve, pur soffrendo terribilmente, dopo aver incassato elabora il dolore e poco alla volta se ne libera e, in un certo senso, è come se lo restituisse al mittente. Solo che per arrivare a questo stadio ci sono salite impervie e pericolose curve a gomito se non propri e veri tornanti che fanno girare la testa, ed è a questo che vanno incontro i protagonisti di questa storia che scava a fondo nei loro animi e li costringe a lasciare da parte qualsiasi forma di pregiudizio, li esorta a perdonare loro stessi perché amare non è un peccato, lo è solo per le menti grette. Emblematico, sotto questo aspetto, è il personaggio di Padre Gonzalo, un gesuita che, in questa storia, per quanto mi riguarda, incarna quello spirito di benevolenza e amore verso tutti che, a tutti gli effetti, dovrebbe essere il significato primario e fondamentale della Chiesa Cristiana. Agli occhi di Dio siamo tutti uguali, tutti meritevoli di amore e perdono, non importa chi siamo o cosa facciamo purché i nostri gesti, le nostre parole, siano lo specchio dell’amore. É solo l’uomo, con i suoi pregiudizi e le sue meschinità o le sue paure, a differenziare l’uno dall’altro. E i due protagonisti, grazie a loro stessi e alla bontà di Rupert, alla sua innocenza e al suo modo di vedere la vita, che pur tanto lo ha maltrattato, riescono ad accettarsi e ad amarsi per quello che sono.

Il mio consiglio è di non farvi sfuggire questo libro, di non perdere l’occasione di conoscere due personaggi stupendi, di veleggiare con loro nei caldi mari del sud, di comprendere che dove c’è amore non c’è peccato, di conoscere e iniziare ad amare nuovi personaggi che non vi lasceranno indifferenti. Insomma, fatevi emozionare da un amore che sembrava impossibile e che, invece, diventa tutto.

smeraldo

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