Una sera di foglie rosse di Riccardo Bruni
Trama Leo Berni è un avvocato dalle abitudini poco salutari e un rapporto precario con la legge. Vive a Siena e difende d’ufficio furfanti e spacciatori. Un giorno si rivolge a lui una vecchia conoscenza, Saverio. Berni lo detesta, ma decide di aiutarlo nel complicato caso della scomparsa della moglie, mosso da un unico motivo: Gabri un tempo era la sua ragazza. Prima di svanire nel nulla, la donna stava allestendo una mostra delle opere di Duccio di Portaluce, il pittore che ritraeva il diavolo.
Affiancato da Claudia Perrone, una cronista appena arrivata nella Città del Palio, e dagli amici storici che vivono tra giochi di ruolo e serate alcoliche, Leo avvia la sua indagine nel corso della quale si troverà a fare i conti con il proprio passato e un visionario viaggio a puntate, causato dalla strana marijuana ricevuta da un suo cliente.
Accompagnato dal sottofondo onirico della musica dei Pink Floyd e dall’esilarante umorismo toscano, Leo Berni è l’irresistibile protagonista della nuova serie di Riccardo Bruni.
Recensione a cura di Dalia – Una sera di foglie rosse di Riccardo Bruni, pubblicato il 22 gennaio 2019 da Amazon Publishing.
Mie care smeraldine, di solito recensisco per voi romanzi d’amore M/M, ma quando ho letto la trama di questo libro mi sono lasciata tentare dalla storia “gialla” e quindi, eccomi qui a parlarvi di un personaggio molto, ma molto sui generis e di cui, sono certa, vi innamorerete, come è successo a me. Quando ho incontrato per la prima volta Leonardo Berni, Leo, come viene chiamato da tutti, o meglio, quando l’autore ha presentato il suo protagonista, ammetto di non aver capito a quale dei due personaggi appena descritti, si riferisse. Anzi, a dirla tutta, avevo completamente travisato. Sono certa che vi starete chiedendo il perché, in fondo che ci vuole a capire chi è il “buono” e chi il “cattivo”, eppure, io non ci sono riuscita. Ebbene, quest’avvocato è ciò di quanto più diverso ci sia nel rappresentare la sua professione. Beve come un dannato, fuma come una ciminiera, e non sto parlando di semplici sigarette o sigari toscani, va in giro con un parka datato per il quale si è “beccato” il soprannome di Zecca e ha una cricca di amici per il quale ci vorrebbe uno psicologo, e deve essere pure bravo. Leo difende i colpevoli, quelli che lo sono a tutti gli effetti, quelli che nemmeno provano a dire di essere innocenti, e non lo fa per evitare loro la pena, ma semplicemente, almeno quando può, per ridurgliela.
“I miei clienti sono tutti colpevoli, ma nessuno di loro è convinto di avere il diritto di passare sopra la vita degli altri per far valere i propri merdosi privilegi. E io preferisco quelli che sono colpevoli sulla propria pelle a quelli che sono innocenti sulla pelle di altri”.
Leo è un idealista e nemmeno lo riconosce. Raramente viene pagato in moneta sonante, qualcuno lo fa in “erba”, poco o meno buona, altri con vinili datati di cui è un estimatore che rasenta la tossicodipendenza. Non ha un ufficio, riceve la “clientela” a un tavolino scalcagnato della “batcaverna”, ovvero un bar gestito da un arabo nato a Poggibonzi, che è più toscano di lui, nonostante in molti lo scambino per un emigrante. Ci sono dei “siparietti” con lui che sono un vero e proprio spasso.
La sua vita scorre più o meno serena, tra una serata mangereccia, un’altra alcolica, un’altra impegnata nei giochi di ruolo con gli amici di una vita e più di qualcuna in compagnia della musica dei suoi amati Pink Floyd, ascoltati solo ed esclusivamente su dischi di vinile.
Ebbene, cosa potrebbe mai succedergli in questa vita quasi “perfetta”, che lo colga di sorpresa? Gli “succede” Saverio, l’uomo che anni prima gli ha rubato la donna, e che si rivolge a lui per ritrovare quella stessa donna che la sera prima non è più tornata a casa.
Non aggiungo altro del libro per non rovinarvi la lettura e perché è giusto che ve lo godiate sino in fondo, fino all’ultima riga, perché il personaggio di Leo e tutti quelli che lo circondano, sono ricchi di fascino, profondamente umani e spassosissimi. Non vi nego che mi sono fatta un bel po’ di risate durante la lettura, attirando gli sguardi di chi mi circondava nella metro o al bar. Leo è un uomo con tante incertezze, convinto di non essere nemmeno un buon avvocato, ma pur odiando profondamente l’uomo che gli ha sottratto l’amore di Gabri, e pur riconoscendo che tutto lo incastra come l’assassino della donna, vuole andare sino in fondo perché, come dice lui, “qualora scoprisse che Saverio è il vero colpevole, anche a costo di non esercitare più, gliela farà pagare cara”.
Insomma, vi consiglio vivamente questo libro, sia per la parte “gialla”, sia per la caratterizzazione dei personaggi. L’autore che non conoscevo, e di cui mi sono ripromessa di leggere altro, ha una scrittura scorrevole, con scene così vivide e realistiche da farmi sentire al centro della scena. Le descrizioni che ha fatto di Siena sono da cartolina e mi hanno spinto a usare google maps per vivere, almeno visivamente, i percorsi di Leo durante le sue lunghissime passeggiate. Ci sarebbero ancora tantissime altre cose da dire su questo romanzo, ma poi vi toglierei il gusto di scoprirle da voi. Mi auguro, però, che per Leo arrivi presto una nuova avventura, non vedo l’ora di leggere ancora di lui e di tutti quelli che lo circondano.