Una brava ragazza è una ragazza morta di Holly Jackson

Trama Sono passati pochi mesi da quando Pip Fitz-Amobi ha risolto il suo ultimo caso, che ancora le toglie il sonno, ed ecco che si ritrova costretta a indagare di nuovo. Uno stalker le manda continuamente messaggi di velata minaccia, ma ancora una volta la polizia non dà peso alle sue segnalazioni e sceglie di non intervenire. Più che mai Pip sente di non poter contare sulla loro protezione ma è assolutamente determinata a trovare il suo personale nemico. Indagando come ha imparato a fare, non ci mette molto a scoprire delle analogie tra il suo stalker e un serial killer locale responsabile di ben cinque omicidi alcuni anni prima. Stavolta è la sua vita a essere in pericolo, e per salvarsi Pip dovrà lottare come non ha mai fatto prima, scegliendo di percorrere una strada che non avrebbe mai creduto possibile…

Una brava ragazza è una ragazza morta di Holly Jackson, mistery young adult e terzo volume della serie Come uccidono le brave ragazze, pubblicato da Rizzoli lo scorso 4 aprile.

Non sono psicologicamente pronta a salutare questa serie, non lo sono nemmeno a iniziare un nuovo libro, perché in questo momento ho la stessa concentrazione di un criceto moribondo. Ho ricevuto il libro 7 giorni fa e l’ho divorato in meno di 48 ore, nonostante la mole importante e capitoli lunghi quaresime, due elementi che in genere mi provocano un blocco e non mi aiutano a leggere in fretta. Ma con Una brava ragazza è una ragazza morta è successo qualcosa che ha annullato totalmente ogni stimolo e distrazione esterna, così sono stata travolta dalla lettura. Prima di parlarvi del romanzo, vi lascio le solite raccomandazioni: non leggete la recensione, che sarà ovviamente priva di spoiler, se non siete in pari con la serie, ma soprattutto non leggete questo libro se non conoscete i primi due. Anche se in ogni poliziesco seriale le indagini sono sempre nuove, in questo libro è necessario conoscere ogni singolo personaggio per avere un quadro completo della situazione. Dove eravamo rimasti?

La nostra piccola detective ha risolto in modo brillante un altro caso, a Little Kilton l’inutilità della polizia è inversamente proporzionale all’acutezza e all’ingegno di Pip Fitz-Amobi. Ma stavolta l’indagine ha lasciato in Pip degli strascichi, le sue mani si sono macchiate di sangue, chi ha commesso il delitto non è stato ancora catturato e la nostra Veronica Mars è alle prese con un disturbo post traumatico da stress. Non riesce a dormire, fatica a pensare lucidamente, mancano poche settimane all’inizio del college. Cambridge rappresenta il futuro, un nuovo inizio, ma per potere andare avanti bisogna prima far pace con il passato e chiudere tutte le situazioni irrisolte. È la prima volta che vediamo Pip poco lucida, lei sempre così attenta a ogni piccolo dettaglio, anni luce avanti rispetto alla polizia, dinamica e scrupolosa. Ed è proprio questa mancanza di lucidità che le fa abbassare la guardia e non la rende consapevole subito di essere la vittima di uno stalker. I segnali ci sono tutti: chiamate anonime, uccelli con la testa mozzata lasciati sul vialetto di casa. Poca roba e priva di importanza per la polizia che, come al solito, si rifiuta di intervenire. Mai come questa volta Pip deve contare solo ed esclusivamente sulle sue forze, soprattutto perché c’è in gioco la sua vita. Forse non ci crederete, ma questo è tutto ciò che posso svelarvi della trama, non posso aggiungere nessun particolare, ma posso raccontarvi tutti gli errori che ho commesso leggendo Una brava ragazza è una ragazza morta.

Ho dato per scontato che il libro avesse come pubblico di riferimento la generazione più giovane. Sembrava tutto così lineare e scontato e continuavo a ripetermi che, forse, la mia esperienza adulta di lettrice del genere crime mi mettesse in una posizione privilegiata rispetto a un ragazzo che si approccia per la prima volta a letture di questo tipo. Tutto ciò che a miei occhi appariva così chiaro, magari a un lettore più piccolo sarebbe sembrato strabiliante. E questo è stato decisamente l’errore più grande che ho commesso, perché avevo come riferimento i due libri precedenti della Jackson, e l’autrice ci aveva dimostrato di essere in grado di costruire trame in apparenza semplici ma con sviluppi inaspettati.

La nota dissonante stavolta è stata la velocità con la quale l’autrice ci ha portato alla risoluzione della sua indagine, siamo state noi lettrici a capire tutto prima di Pippa e soprattutto quando ancora mancava più della metà del romanzo da leggere. E allora, cosa è successo?

Holly Jackson ha semplicemente deciso di spaccare a metà il pubblico dei suoi lettori, inventando forse l’espediente narrativo più assurdo che vi capiterà di leggere nella vostra vita. Non posso chiaramente svelarvi nulla, ma sappiate che il plot twist partorito dall’autrice rimescola tutte le carte in tavola e vi terrà in bilico tra la genialità dell’intreccio e la mostruosità di quanto state leggendo. Farete a pugni con la vostra coscienza, a distanza di giorni non so ancora se schierarmi a favore di un simile sviluppo o esserne sconcertata. La verità è che questo libro chiude degnamente una trilogia che abbiamo amato follemente. Ricordo ancora quando nei ringraziamenti del primo libro la Jackson scriveva che Come uccidono le brave ragazze era solo un file word conservato nel suo pc, che non sapeva ancora di voler pubblicare. Ringrazio chiunque l’abbia spinta a dare una possibilità a quel primo libro, e per una volta ringrazio anche il social dancerino che ha reso virale il titolo e ha spinto l’autrice a scriverne il seguito. Sarà interessante vedere come si evolverà la scrittura della Jackson. Questa trilogia è la sua copertina di Linus, adesso sono curiosa di vederla fuori dalla sua zona di conforto. Pippa mi mancherà, avrò nostalgia della sua argutezza, del suo modo originale di indagare e non lasciare niente al caso.

 

 

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