Un piccolo negozio di fiori a Parigi di Maxim Huerta
Trama C’è un negozio di fiori, nel cuore di Parigi, che raccoglie una magia impossibile da spiegare a parole. Il suo nome è L’Étoile Manquante. L’anziano proprietario, Dominique Brulé, sa che ogni fiore può nascondere un vero e proprio balsamo per l’anima. Lui stesso, quando è venuta a mancare la stella della sua vita, ha scoperto tra i colori e i profumi di quella bottega un conforto inaspettato e ora si adopera per regalare agli altri la felicità. Un po’ filosofo, un po’ prestigiatore, sa intuire gli stati d’animo, consigliare il fiore giusto per ogni ferita del cuore, trovare le parole adatte ad accompagnare una gioia, un dolore, un’illusione necessaria. Ospiti fisse del negozio sono Mercedes e Tilde, partite dalla Spagna tanti anni prima per inseguire un sogno o la fortuna. Le loro giornate ruotano intorno a quella bottega, ancorate all’amicizia che le lega, scandite dalle irrinunciabili perle di saggezza di Brulé, il «traduttore di fiori». Un giorno, come un improvviso vento fresco, irrompe in quella lenta routine Violeta: vent’anni, incinta e con il cuore spezzato. Assunta come assistente fiorista, porterà lo scompiglio in quelle tre vite silenziose, risvegliando il profumo di emozioni che vogliono tornare a sbocciare. Mentre lei, accolta con affetto da quell’insolita famiglia, imparerà ad apprezzare i doni che ogni stagione può riservare, perché anche il buio dell’inverno che sta attraversando è destinato a rivestirsi dei colori di una nuova primavera. Un romanzo delicato, dove la felicità sta nelle cose semplici e le seconde chance non hanno età. Una storia dedicata a chi sa emozionarsi «per un bacio al cinema, alla fine di un film, per un caffè caldo, per una pioggia inaspettata che solleva l’odore dell’erba, per uno sguardo dentro una vetrina, per una sedia vuota nel bar preferito, per una canzone che piace, per un nuovo mattino.»
Recensione di Esmeralda – Un piccolo negozio di fiori a Parigi di Maxim Huerta pubblicato da Sperling & Kupfer il 9 maggio di quest’anno. E’ stato per settimane ai vertici delle classifiche dei libri più venduti in Spagna e io sono certa di non avere la giusta sensibilità per apprezzare appieno un libro del genere.
Maxim Huerta ha un modo di scrivere che non è riuscito a coinvolgermi con i continui riferimenti a “il narratore”, sì perché spesso fa ricorso a questa tecnica che io, da ignorante, non sono riuscita ad apprezzare, mi conviene continuare a leggere rosa e sentirmi dire che le mie sono letture di serie B perché in un libro cerco lo svago e l’immediatezza e nelle letture di serie A fatico non poco a trovare queste due caratteristiche.
L’errore di fondo sta tutto nella mia scelta, la trama era interessante e mi aspettavo altro, almeno un brivido, che però non è mai arrivato. Dovevo decidere se interromperlo o portare a termine la lettura e, visto che non sono una che molla, ho pensato fosse giusto arrivare alla fine e dire con tutta onestà cosa ne penso.
Un piccolo negozio di fiori a Parigi è un romanzo che fa della delicatezza il suo punto di forza, delicatezza nella narrazione, delicatezza nella caratterizzazione dei quattro protagonisti e assoluta delicatezza nel trattare temi importanti, come la morte, la vecchiaia, la famiglia e la vita in ogni sua parte.
Nonostante sia Parigi a fare da sfondo alle vicende narrate le tre protagoniste femminili sono spagnole, Mercedes e Tilde, due anziane signore clienti fisse del negozio di fiori e Violeta, una ventenne che arriva dalla Spagna in cui ha lasciato ricordi sgradevoli e una famiglia che non riesce a comprendere questa sua voglia di fuggire e ripartire da zero in un’altra città e che trova, nel negozio di fiori, una nuova vita che vale la pena di essere vissuta. A tener insieme il tutto è il proprietario del negozio, il signor Brulé, un uomo segnato dai ricordi di un doloroso passato che l’ha visto dover fare a meno troppo presto dell’amore della sua vita e che cerca in ogni modo di rendere felici le persone che lo circondano.
Mercedes, Tilde e Brulé diverranno in breve tempo la famiglia di cui Violeta ha bisogno in questo momento così delicato della sua vita, una famiglia che ti aiuta e non ti giudica mai e che ti è accanto in ogni tua scelta qualunque essa sia.
La caratterizzazione dei personaggi è la nota lieta di questo libro, sono tutti ben delineati, hanno il loro bel temperamento, soprattutto Mercedes e Tilde che sono le nonne che chiunque vorrebbe avere. Brulé ha un animo buono che traspare da ogni sua scelta e ricordo e l’affetto che traspare per questa giovane donna, Violeta, ti fa vedere in lui una figura paterna anche se i suoi pensieri ogni tanto virano nel peccaminoso.
Violeta è l’anima del racconto, sarà lei a dare una svolta alle vite dei tre anziani protagonisti e a portare un po’ di emozioni in tre vite che sembravano ormai spente, sarà la ventata d’aria fresca e la spruzzata di colore di cui avevano bisogno.
Come vi avevo già accennato non è la storia a non avermi convinta ma il modo di narrarla, lo stile di Huerta non mi è entrato sotto pelle e ho faticato non poco a terminare la lettura di Un piccolo negozio di fiori a Parigi e mi spiace tantissimo dover dire questo perché mi fa sentire un po’ in colpa, avrei voluto godere di questo libro dall’inizio alla fine e invece così non è stato. Nonostante il mio giudizio, non molto positivo, sono certa che questo libro possa piacere a lettrici col palato più fine del mio e possa accogliere un ampio consenso.