Un altro giorno insieme di Matteo Losa

Giovanni – ma preferisce essere chiamato J – ha diciotto anni e vorrebbe una vita normale. Ne ha abbastanza dei continui controlli, delle visite in ospedale, dei progetti a breve termine-perché-chissà-quanto-tempo-gli-concederà-ancora-la-malattia. Per una volta tanto, vorrebbe lasciare da parte il dolore che si abbatte sulle sue giornate come la pioggia sulle strade di Londra. Per una volta tanto, non vorrebbe più pensare alle cose di cui ha nausea, ma a quelle di cui ha fame.

Anche Barbara – odia quando la chiamano Barbie – ha diciotto anni. E non è mai uscita con un ragazzo. Potrebbe essere la zitella più giovane del mondo, lo sa bene. Ma sa bene anche che se hai dei sogni alti, ti ci devi dedicare con tutta te stessa – almeno questo le ripete sempre suo padre, primario nell’ospedale in cui è in cura J.

Per ragioni diverse, si sentono entrambi profondamente soli. E, quel che è peggio, entrambi sono convinti che il loro destino sia osservare immobili le vite degli altri.

Poi un giorno si incontrano, per caso. Bevono un caffè e un mezzo cappuccino insieme. Si piacciono, eppure, alla fine, ognuno dei due va per la sua strada. Una piccola crepa, però, seppur ancora impercettibile, inizia a formarsi nelle loro esistenze sempre uguali.

Quando si rivedono, mesi dopo, J e Barbie non commettono lo stesso errore. Questa volta decidono di rimanere. Dopo tutto, quando capisci che stare con una persona ti rende la vita luminosa come l’alba, è inevitabile volerla accanto, e provare a entrare nel suo mondo. Anche se è difficile comprenderla, visto che sembra il tuo esatto opposto. Anche se è difficile lasciare andare le vecchie abitudini, le vecchie paure. Anche se tutto, il tempo soprattutto, sembra essere contro di te, di voi. Ma niente, proprio niente è impossibile per due cuori che battono emozionati per il loro primo amore. L’importante è guardare nella stessa direzione e camminare, insieme. Un giorno alla volta.

Un altro giorno insieme di Matteo Losa, young adult pubblicato da Mondadori ieri, 1° settembre.

Questo è uno dei libri più belli che ho avuto la fortuna di leggere nel 2020, Un altro giorno insieme mi ha trascinata via e non sono ancora certa che mi abbia restituita. Matteo Losa ha scritto un libro intenso, drammatico, viscerale, capace di infondere tantissima speranza nel lettore. Mi sento di azzardare un paragone davvero importante e lo faccio certa di ciò che dico: Colpa delle stelle di John Green. E mi piange il cuore perché Matteo Losa non potrà mai sapere ciò che penso del suo romanzo perché dopo aver lottato contro un cancro per oltre dieci anni ha lasciato questo mondo il 6 agosto. L’ho scoperto adesso, scrivendo questa recensione e tutto ciò che ha scritto che già mi aveva conquistato senza sapere nulla di lui e della sua battaglia acquisisce una luce nuova e si fa ancora più importante.

J è il protagonista, un ragazzo di diciotto anni che non sa cosa sia una vita normale e che scandisce la sua vita in d.T.: ere dopo la scoperta del tumore. Le sue ere durano al massimo quattro mesi, il tempo che intercorre tra una tac e l’altra e le sue liste contengono obiettivi che possono essere raggiunti in quel lasso di tempo. Molto spesso gli obiettivi riguardano unicamente leggere fumetti e guardare serie tv perché le chemio lo debilitano a tal punto da non permettergli nemmeno di frequentare la scuola a cui è iscritto. L’ultimo ciclo di chemio lo ha trasformato in un mostro, pieno di vesciche sanguinanti, gli ha portato via i capelli e il suo bel volto, ma non gli ha portato via la sua migliore amica Ima. Ima è colei con cui vive le uniche due settimane all’anno in cui può fingersi un ragazzo normale: le vacanze in campeggio. Ima sa che J è malato e si interessa molto alla sua vita quando sono distanti ma non ha mai vissuto la sua malattia ed è questo che J vuole, una fetta di normalità in cui la malattia non si fa vedere.

Barbara è la protagonista, una ragazza di diciotto anni che sa esattamente cosa vuole nella sua vita: diventare una dottoressa. Proprio come il padre, primario di Oncologia al san Rocco. Barbara non ha più la madre, morta di tumore sette anni prima e ha una sorella che vive lontana. Tutto ciò che fa è studiare e ballare danza classica in modo da rendere orgogliosi i suoi genitori. Barbara scandisce la sua vita in a. T.: avanti test, i giorni che mancano al test di Medicina.

Sarà proprio questa scritta scorsa da J sul quaderno di Barbara a farlo avvicinare a lei perché potrebbe essergli affine. Ben presto scopre che non è così, J e Barbara appartengono a due universi che non dovrebbero mai incontrarsi. J vive alla giornata. Barbara pianifica ogni singolo secondo della sua esistenza. J e Barbara si conoscono ma questa conoscenza al bar dell’ospedale sembra destinata a restare circoscritta a quella circostanza.

«Non ho nemmeno il suo numero e non credo proprio che saremmo compatibili… Lei si sta preparando per il test di Medicina con oltre un anno d’anticipo, io non so neppure se la nuova tac di settembre mi permetterà di fare l’ultimo anno.»

Ma il destino li fa rincontrare e J non ha più i crateri a deturpargli il volto, è bello da mozzare il fiato e Barbie si trova a pensarlo piuttosto insistentemente, distogliendo la sua attenzione dalla scuola e da tutto il resto. J crede che Barbie possa essere diversa da tutti gli altri, ma non è detto che la sua impressione corrisponda alla realtà. Barbara fa parte della Milano bene quella in cui l’apparenza è tutto, vive in centro in un appartamento lussuoso ed è abituata a guardare tutti dall’alto. Esattamente il contrario di J che osserva tutto dal suo punto di vista ad altezza uomo e che vive ogni traguardo che raggiunge come un miracolo, lui è abituato a vedere tutto dal basso, anche le stelle. Insieme però possono vivere qualcosa di bello e indimenticabile, basta avere la voglia e il coraggio di buttarsi senza avere la certezza che sotto ci sarà una rete di sicurezza pronta ad accoglierli.

«J, voglio stare con te perché ho l’impressione che tu sia l’unica persona con la quale valga la pena di stare. E credo che insieme, la nostra vita possa essere migliore… o anche solo un po’ meno di merda.»

Sono rimasta incantata dalla forza e dalla delicatezza contenute in Un altro giorno insieme, ho pianto come non mi succedeva da tempo e ho sentito tutto nel profondo. Credo che poche cose sappiano toccarti come un libro scritto da chi quel calvario lo ha vissuto davvero. Matteo Losa è riuscito a ideare una storia d’amore perfetta nelle sue mille imperfezioni che toccherà il cuore di chiunque avrà il coraggio di approcciarsi a un libro così intenso e vero. Barbie, ma soprattutto J, vi entreranno dentro nel profondo e continuerete a pensare a loro anche diversi giorni dopo aver chiuso il libro. Io non sono credente, ma se davvero il paradiso esiste sono certa che Matteo Losa sarà lì a guardare il mondo dall’alto insieme agli angeli.

smeraldo

Vi lascio il post che ha scritto su IG per l’uscita di questo libro, io ho pianto ancora mentre lo leggevo:

un altro giorno insieme

Il secondo figlio solitamente è quello non cercato, quello che capita.
Ma è anche quello che dà più pensieri perché già sai cosa dovrai affrontare e continuamente ti domandi se ce la farai oppure no.
Il secondo figlio è quello con cui non puoi commettere errori perché te li sei già giocati col primo e se non hai fatto tesoro dell’esperienza, allora hai perso in partenza.
Il secondo figlio non è quello dell’incoscienza, ma della consapevolezza. Consapevolezza delle tue forze, ma soprattutto dei tuoi limiti. Della consapevolezza di ciò che temi di non riuscire a superare mai, cui temi di soccombere, temi anche solo di affrontare.
Quando @librimondadori mi ha dato l’occasione di scrivere “Un altro giorno insieme” la mia felicità è durata poco, oscurata subito dall’ombra dell’anno più merdoso della mia vita: cancro, ricerca disperata di cure tutte bloccate dalla pandemia, litigi in ospedale, dolore, delusioni, vita vissuta in casa per il rischio Covid che a me lascerebbe poco scampo dati i miei polmoni.
È stata dura.
È stato uno sforzo incredibile non mollare e portare a termine il mio lavoro.
In poche parole, è stato da folli.
Ma forse questo sono in realtà, un folle perché anche nei periodi più bui, dove non avevo nemmeno le forze di tenere in mano una penna, figurarsi mettersi alla tastiera, non ho mai pensato una sola volta ad abortire questo progetto. Perché se devo andare a fondo, lascerò qualcosa di magico a galleggiare per gli oceani racchiuso in una bottiglia.
Ho creduto con tutto me stesso in questo romanzo, ci ho messo tutto me stesso. Ora, be’ ora ve lo affido!
Ora non sta più a me spingere avanti il sogno di “Un altro giorno insieme”, ma a voi.
E se credete in me, credete anche in lui perché contiene la parte migliore di me.
Io credo in voi. Io credo in noi.
#insiemesipuò

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