Tutto ciò che è sulla terra morirà di Michel Bussi
Trama Una grande ombra scura sprofondata nei ghiacci sulla cima del monte Ararat. I segreti del Libro di Enoch custoditi nei sotterranei del Vaticano. Frammenti dell’arca di Noè venerati come reliquie in un remoto monastero armeno. Una misteriosa bambina dagli occhi grigi troppo alta per la sua età. Il tatuaggio dell’unicorno che contraddistingue i membri di una setta con un nome da angeli ribelli. Un allevatore di crotali. Un cinese che vive in una gabbia. Non sono gli elementi di un nuovo film di Indiana Jones, ma alcuni pezzi del puzzle che Zak Ikabi, avventuroso giovane scienziato, sta cercando di ricomporre per scoprire cosa c’è davvero dietro la favola biblica di Noè che salva la fauna del mondo imbarcando sulla sua arca una coppia di tutti gli animali esistenti. Tutti meno l’unicorno, a quanto pare… La scontrosa ricercatrice Cécile Serval lo prende per pazzo quando lo vede irrompere nel suo laboratorio con l’assurda pretesa di avere copia del suo rapporto top secret sullo scioglimento dei ghiacci, ma non hanno il tempo di discutere: sulle tracce di Zak e del segreto di Noè c’è anche una spietata banda di miliziani azeri la cui unica regola è non lasciarsi testimoni alle spalle; inutile specificare che il loro percorso è una scia di sangue… Zak e Cécile non hanno altra scelta che fuggire precipitosamente, pur senza smettere di litigare, in una corsa contro il tempo per salvare la terra dalla più immane delle catastrofi. Ma tra il fischiare delle pallottole e la scoperta di nuovi simboli che guidano i loro passi la divergenza di opinioni di Cécile e Zak si trasformerà in qualcosa che né l’una né l’altro si aspettavano.
Tutto ciò che è sulla terra morirà di Michel Bussi, thriller con suspense pubblicato da Edizioni E/O lo scorso 8 aprile.
Ci sono due tipologie di lettori di Michel Bussi: quelli che sono ostinatamente convinti che l’autore non abbia scritto niente di valido dopo Ninfee nere e quelli che invece lo trovano geniale e godibile in qualsiasi suo romanzo. Poi ci sono io, che non ho mai nascosto la mia antipatia nei riguardi degli scrittori d’Oltralpe e che, in Michel Bussi, ha trovato la sua personale eccezione. Amo la sua penna, adoro la capacità di spaziare tra più generi e di incatenare in maniera ipnotica i suoi lettori con una narrazione fluida e che incanta. Michel Bussi è la mia copertina di Linus, l’autore confortevole quando cerco di sfuggire al temibile blocco del lettore e sicuramente uno dei pochi che consiglio ad occhi chiusi, quando mi chiedono suggerimenti su thriller costruiti bene.
Tutto ciò che è sulla terra morirà non è soltanto un thriller, ma mescola sapientemente elementi del romanzo d’avventura, con altri tipici del genere storico e li amalgama con un risultato finale che rasenta la perfezione già dalla prefazione, in cui scopriamo sorpresi che il romanzo non è inedito ma che è stato scritto e pubblicato sotto pseudonimo e con un titolo diverso già diversi anni fa. Nelle intenzioni dell’autore c’era quella di essere letto e apprezzato per il contenuto e non per il suo nome. Ma la cosa sorprendente è che tutto quello che troverete nel libro è assolutamente vero e documentabile, quindi se mentre leggerete penserete che l’autore si sia lasciato trascinare dalla sua fantasia galoppante, sappiate che potrete facilmente riscontrare ogni sua affermazione, ogni citazione e ogni luogo descritto. E fidatevi, volterete l’ultima pagina credendo perfino all’esistenza degli unicorni. Gli stessi unicorni che a quanto pare Noè aveva escluso quando aveva costruito la sua arca e salvato all’interno tutte le specie animali dal temibile Diluvio universale. Curioso perfino come il noto episodio biblico sia presente in tutti i credi religiosi del mondo, in tutte le religioni monoteiste e che solo nella Bibbia cristiana la presunta arca abbia una collocazione geografica ben precisa, e la veda arenata sulle pendici del Monte Ararat, coperta dai ghiacciai eterni.
“Nelle tradizioni ebraica, cristiana e musulmana Noè è uno dei primi patriarchi biblici. Per punire gli uomini Dio decise di mandare un diluvio universale.”
Ed è proprio l’arca al centro di tutta la narrazione del libro. Zak Ikabi è uno scienziato con una missione ben precisa, quella di scoprire cosa nasconda il mistero legato all’arca di Noè. Per farlo ha bisogno di una serie di elementi, tra cui i capitoli proibiti di un libro conservato nell’inferno della biblioteca Vaticana e un rapporto stilato da una coriacea scienziata glaciologa sullo scioglimento dei ghiacciai sul Monte Ararat. E se entrare all’interno della sezione proibita della biblioteca vaticana si rivela essere un gioco da ragazzi, riuscire ad ottenere una copia del rapporto dalla scontrosa ricercatrice Cécile Serval non è così semplice. La glaciologa se lo vede irrompere nel suo laboratorio universitario e crede di aver a che fare con un pazzo visionario. Il Parlamento mondiale delle religioni, che racchiude al suo interno tutti i membri rappresentanti dei credi religiosi di tutto il mondo, le ha commissionato un rapporto dettagliato sull’inevitabile scioglimento dei ghiacciai sul monte Ararat dovuto ai cambiamenti climatici. Non può divulgare il suo lavoro soprattutto perché le han chiesto la massima discrezione e segretezza.
“Possibile che lo scioglimento dei ghiacci dell’Ararat fosse la principale preoccupazione delle religioni in un mondo in cui tutte le cuciture sociali e culturali stavano saltando?”.
Dubbio sacrosanto, ma non c’è tempo di crogiolarsi nelle domande che sembrano prive di risposte, perché per Cécile e Zak comincia un’adrenalinica corsa contro il tempo. Altri oscuri individui sono interessati al rapporto e sono intenzionati ad ottenerlo senza lasciarsi testimoni oculari alle spalle. I due sono infatti inseguiti da temibili miliziani azeri disposti a tutto pur di mettere mano per primi alla soluzione del mistero legato all’anomalia del monte turco.
Non sapevo cosa aspettarmi dal corposo romanzo di Michel Bussi, la trama si prestava a diverse interpretazioni. Non vi nego che è stato immediato il paragone con il collega scrittore americano Dan Brown. La struttura del romanzo e il tipo di narrazione con capitoli brevi e adrenalinici, mi han ricordato inizialmente la suspense de Il codice da Vinci, ma è stato un paragone breve e infelice, perché il romanzo di Bussi è molto più ampio e complesso. Sarà che l’autore ha insegnato per anni geografia all’Università di Rouen, ma le descrizioni dei vari paesi del mondo, attraversati da Zak e Cécile, li ho trovati particolarmente minuziosi e accurati. Ho apprezzato una delle tappe di questo lunghissimo viaggio nella mia bella Sicilia. Credo che guarderò con occhi nuovi e innamorati i meravigliosi mosaici che ricoprono il Duomo di Monreale. Pur essendo un libro di puro intrattenimento, non nascondo che ogni volta l’autore mi spinge a riflessioni più serie e ampie. Anche stavolta è stato così, oltre a farmi cercare su Google anche il particolare più assurdo, come ad esempio il parco giochi a tema Arca di Noè di Hong Kong, mi sono soffermata a pensare come, nel corso della Storia, la religione sia stata sempre un pretesto per dichiarare guerra, ridisegnare confini geografici e stabilire gli assetti politici del mondo. Ma anche che scienza e fede, da sempre agli antipodi, possono trovare un punto in comune per aprire un dialogo costruttivo. E quando un semplice thriller ti spinge verso qualcosa di più grande, allora è un capolavoro. E se è un capolavoro va letto e premiato.
Molto bella e motivata la recensione entusiasta di Esmeralda .gia i precedenti romanzi mi avevao avvinto, perciò mi ci butto!