Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato) di Virginia Bramati
Trama Il nuovo romanzo di Virginia Bramati, che racconta di Agnese, l’adorabile protagonista a cui improvvisamente muore la madre, e che si ritrova a fare i conti con i ritmi lenti della campagna, sullo sfondo di una Brianza sorprendente e rigogliosa, non lontano dal magico borgo di Verate che le sue lettrici hanno imparato ad amare. Agnese è una ragazza esuberante, autonoma, insofferente verso tutto ciò che frena la sua corsa, ma improvvisamente, la vita prende una piega terribilmente dolorosa e si ritrova scaraventata dal centro di una metropoli che non dorme mai, in una grande casa lungo un fiume, immersa nei ritmi immutabili della campagna. Una grande casa in campagna. Una madre morta troppo presto. Un giovane medico dagli occhi buoni e misteriosi. E un’estate in cui tutto sta per cambiare. Pagina dopo pagina, scopriamo insieme ad Agnese la saggezza nascosta nei gesti semplici della cura dei fiori: perché la felicità è più vicina di quanto pensiamo, se solo sappiamo rallentare e guardarla negli occhi.
Recensione di Esmeralda – Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato) di Virginia Bramati pubblicato l’8 marzo da Giunti. Sono una fan della Bramati fin dal primo volume dedicato alle Ragazze di Verate, Tutta colpa della neve (e anche un po’ di New York) adoro il suo stile e la sua capacità di descrivere le ambientazioni in cui si svolgono le storie che narra. Storie che potrebbero accadere a ognuna di noi, perché una cosa è certa, Virginia non ama strafare e gettare nel calderone qualsiasi cosa le capiti per la testa, i suoi racconti sono puliti, lineari e, cosa fondamentale, per nulla scontati e banali. Ho avuto l’occasione di conoscerla e si è rivelata una persona squisita, simpatica, alla mano, sempre con la battuta pronta. Un’autrice che mette molto di lei in ogni personaggio femminile che crea e Agnese non fa eccezione.
L’immaginaria cittadina di Verate non fa da sfondo a Tutta colpa della mia impazienza ma avrà un ruolo fondamentale per la nascita di un amore profondo e viscerale, questo volume è ambientato a Terzi sull’Adda, paese immerso nella campagna brianzola, con i suoi profumi e i suoi colori che sembrano uscire dal libro e prendere corpo dinnanzi a noi lettrici grazie a descrizioni che ti rimangono impresse nella memoria tanto da credere di aver visitato davvero quei luoghi. Terzi è lo scenario della nuova vita di Agnese, trasferitasi dalla metropoli milanese poco dopo la morte dell’amata madre in un tragico incidente. Il padre ha reagito al lutto chiudendosi in se stesso, abbandonando di punto in bianco il suo prestigioso lavoro di ricercatore per trasferirsi in un paesotto a fare il medico di base, proprio lui che non è di certo conosciuto per la sua spiccata empatia. Agnese subisce tutto senza lamentarsi nemmeno troppo, nonostante venga sradicata dalla sua vita per andare a vivere nel bel mezzo del nulla e senza conoscere nessuno del posto. Facciamo la sua conoscenza in estate, alla stazione, in procinto di partire per Bonassola dove raggiungerà la zia materna per trascorrere in assoluto relax i giorni precedenti l’orale dell’esame di stato. Di certo non si aspetta di ricevere una telefonata dalla zia che le annuncia che le ferie sono rimandate a data da destinarsi perché lo zio si è rotto il femore. Agnese torna a casa ad attendere l’arrivo del dottore che sostituirà il padre, partito per fare delle ricerche in Lapponia, quello che non si aspetta è di veder arrivare un uomo di circa trent’anni che scopre non essere il dottor Nava ma bensì Marco Aleandri (non vedevo l’ora di leggere la sua storia fin da Tutta colpa della neve!). Giovane medico reduce dal Sud-Sudan dove praticava medicina d’emergenza e ha visto e vissuto cose che lo hanno molto segnato. Agnese è diffidente circa il nuovo arrivato, cosa che di certo non si può dire del suo migliore amico Adelchi, lui lo reputa gentile, disponibile, davvero una brava persona.
Adelchi, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo, so che in realtà non esiste ma leggendo vi verrà voglia di avere al vostro fianco un amico così, dolce, gentile, premuroso e che vi aiuta a combattere le vostre battaglie anche se a lui non arriva in tasca niente.
Agnese è una ragazza tosta, che non si piange addosso e che cerca di far valere i propri diritti, mi sono trovata più volte a sorridere durante la sua crociata per far ammettere le donne a un circolo di tennis per soli uomini. Agnese non si da per vinta e le tenta davvero tutte, rischiando di inimicarsi il prete “misogino” che durante la lettura si rivelerà molto meglio di ciò che fa credere all’inizio. Le macchiette che riesce a inserire la Bramati nei suoi romanzi sono uno spaccato della nostra cara, bella e brutta, Italia. Dal prete che fa la predica dicendo che le donne devono imparare a stare al loro posto ed essere obbedienti, alla zia che bada solo all’apparenza e poco alla sostanza, una zia bigotta che cerca di far capire ad Agnese cosa è o non è opportuno fare in certe situazioni e per cui il giudizio altrui è fondamentale e va tenuto sempre in considerazione.
Agnese dal canto suo non si preoccupa molto di ciò che gli altri pensano di lei, sentendosi libera di vivere la vita come meglio crede e di frequentare chi vuole senza chiedere il permesso a nessuno. Ho adorato il suo carattere ribelle, la sua parlantina e anche la sua assoluta impazienza, un titolo azzeccatissimo che racconta perfettamente l’animo di Agnese e la sua voglia di fare e far venire alla luce segreti che erano stati insabbiati. Già perché in Tutta colpa della mia impazienza (e di un fiore appena sbocciato) la storia d’amore è in secondo piano, a farla da padrone sono le lotte di Agnese per se stessa e per scoprire la verità, ben nascosta, sulla morte del padre di Adelchi, e non si darà per vinta fino alla sua soluzione.
Ho adorato davvero tutto di questo romanzo anche la storia d’amore appena sussurrata, che nasce poco a poco ma scorre nelle vene dei due protagonisti come un fiume in piena, nonostante la differenza di età e di esperienze che la vita ha mostrato loro fino al momento del fatidico incontro. Virginia Bramati ha dalla sua una delicatezza e una capacità di farti sentire anche il non detto e così ormai nella mia testa ho un romanzo nel romanzo che racconta tutto ciò che è stato negli otto anni di salto dalla lettera di apertura (e chiusura) al racconto del famoso anno che ha cambiato la vita di Agnese. Grazie Virginia, spero davvero di leggere ancora presto un altro episodio delle Ragazze di Verate certa che sarai in grado di stupirmi ancora.