Touch my heart di Micol Manzo
Trama La prima cosa che Aponi vede, quando riprende conoscenza in una capanna ai piedi del monte Bosavi, sono degli occhi neri come il cuore della foresta, cupi come lo è l’uomo cui appartengono: Obei, un individuo minaccioso coperto da tante cicatrici quanti sono i suoi muscoli guizzanti. Non ricorda perché si trovi tra i Kaluli, un popolo che non conosce, a eccezione della loro lingua. Un popolo propenso a invadere la sua sfera personale, mettendo a dura prova la sua paura di essere toccata da altre persone. Se da una parte i Kaluli si mostrano gentili e ospitali con lei, dall’altra Obei fa di tutto per renderle un incubo l’esperienza nella foresta. Ma Aponi non è disposta a sottostare al volere di quell’uomo autoritario che pare odiarla con tutto se stesso. Così, con il passare dei giorni, la contesa tra i due si fa sempre più ardente, trasformandosi in desiderio, un sentimento ancor più pericoloso dell’odio.
Recensione di Francesca Touch My Heart un contemporary romance autoconclusivo di Micol Manzo, uscito in self publishing.
Ognuno di noi, nella vita, porta con sé il ricordo di un viaggio. Che sia bello o brutto, ti lascia sempre qualcosa, come “qualcosa” rimarrà alla protagonista di questa storia.
Aponi, il cui nome racchiude un significato di metamorfosi, racconta in prima persona la sua avventura nella foresta tropicale della Papuasia, tra la tribù dei Kaluli, in Nuova Guinea. Inizia lì, lontana dal caos della civiltà, il suo viaggio di rinascita.
Ho letto questo romanzo in un pomeriggio solitario, come “sola” si sente Aponi.
A causa di vicende personali che le hanno segnato l’esistenza, vive in questa condizione di isolamento interiore. Un sentimento umano che è diventato una costante nella sua quotidianità, tale da affrontare quel senso di inadeguatezza, con cui ha convissuto sin da bambina, solo grazie alle sue forze.
Aponi si sveglia in mezzo alla foresta e si ritrova prigioniera di un popolo di cui non conosce nulla a eccezione della loro lingua, il bosavi.
L’incontro con Obei, uomo possente, dai capelli rasta, incuterà timore nella protagonista fin dal primo sguardo.
Obei, attraverso delle prove di sopravvivenza, metterà Aponi sotto pressione. I due si sfidano in continuazione con un botta e risposta di soli punti di domanda.
«Perché sei così scostante?»
«Cosa te ne importa?»
Obei è attratto dalla nuova arrivata per un motivo ad Aponi sconosciuto.
Ignara del mistero che la riguarda Aponi si integra facilmente alla fauna selvatica e alla gente che la popola, gente estranea, che però le dimostra affetto, sentimento a cui non è abituata. Ma, nonostante la comunità la accetti, Obei la rifiuta.
«Non ti riguarda. Niente di noi Kaluli ti riguarda. È inutile che continui a intrometterti nella nostra vita. Non ne fai parte»
Il profondo astio che Obei ha per Aponi porta lei a comportarsi di conseguenza, contrastando le emozioni che le orbitano dentro e le reazioni che il suo corpo ha, in presenza di Obei, del tutto opposte alla sua volontà.
La descrizione della natura circostante, i suoni, i colori e la credenza che gli uccelli siano gli spiriti degli uomini e delle donne che hanno lasciato il mondo dei viventi, ti aiuta ad immergerti in un’atmosfera tanto surreale quanto originale. Termini come “kaukau”, “taro”, “sago”, arricchiscono la scoperta degli usi e costumi dei Kaluli.
Touch My Heart scivola attraverso gli occhi con naturalezza. La sensazione di percorrere un cammino attraverso le pagine mi ha ricordato “Send me an Angel” degli Scorpions.
Il testo musicale parla di un saggio che consiglia di trovare il proprio posto nel mondo, di trovare la strada verso l’alba della luce e credere in sé stessi.
I Kaluli, popolo di poche parole ma dalle risposte significative, cercano di suggerire la medesima cosa ad Aponi.
«La tristezza non ti porterà lontano. La felicità è la spinta che ti farà spiccare il volo».
Questo romanzo nasce dalla passione per l’antropologia ed è grazie a Micol Manzo se ho scoperto una storia d’amore ai confini della terra che mi ha coinvolto in una lettura dalle rivelazione culturali, per me, senza precedenti.