Ti regalo le stelle di Jojo Moyes
Trama 1937. Quando Alice Wright decide impulsivamente di sposare il giovane americano Bennett Van Cleve, lasciandosi alle spalle la sua famiglia e una vita opprimente in Inghilterra, è convinta di iniziare una nuova esistenza piena di promesse e avventure nel lontano Kentucky. Presto però le sue rosee aspettative e i suoi sogni di ragazza si scontrano con una realtà molto diversa. Costretta a vivere sotto lo stesso tetto con un suocero invadente, il dispotico proprietario della miniera di carbone locale, Alice non riesce a instaurare un vero rapporto con il marito e le sue giornate diventano sempre più tristi e vuote. Così, quando scopre che in città si sta costituendo un piccolo gruppo di donne volontarie il cui compito è diffondere la lettura tra le persone disagiate che abitano nelle valli più lontane, lei decide con entusiasmo di farne parte. La leader di questa biblioteca ambulante a cavallo è Margery O’Hare, una donna volitiva, libera da pregiudizi, figlia di un noto fuorilegge, una donna autonoma e fiera che non ha mai chiesto niente a nessuno, tantomeno all’uomo che ama. Alice trova in lei una formidabile alleata, un’amica su cui può davvero contare, specie quando il suo matrimonio con Bennett inizia inevitabilmente a sgretolarsi. Altre donne si uniranno a loro e diventeranno note in tutta la contea come le bibliotecarie della WPA Packhorse Library. Leali e coraggiose, cavalcheranno libere sotto grandi cieli aperti e attraverso foreste selvagge, affrontando pericoli di ogni genere e la disapprovazione dei loro concittadini per portare i libri a persone che non ne hanno mai visto uno, allargando i loro orizzonti e cambiando la loro vita per sempre.
Ti regalo le stelle di Jojo Moyes, romanzo di narrativa, pubblicato l’8 ottobre da Mondadori.
Certamente tutte voi conoscete Jojo Moyes, l’autrice di uno dei romanzi più emozionanti e strazianti di sempre, Io prima di te, e forse molte di voi, proprio come me, si sono chieste un milione di volte il motivo che ha spinto l’autrice a scrivere e pubblicare, non un seguito ma ben due romanzi, che raccontano la storia di Lu dopo Will. Ora questo senza dubbio, ha reso molte lettrici scettiche nei confronti delle pubblicazioni successive della Moyes, ma non me. Sono fermamente convinta che l’autrice abbia fatto una pura scelta commerciale e si sa, quando si scrive “perché si deve”, non ne può uscire nulla di buono, tuttavia non mi sembrava un motivo valido per “condannarla”
Con “Ti regalo le stelle” Jojo Moyes fa un salto nel passato, proponendoci una nuova storia carica di veridicità ed emozioni a tratti leggero e spensierato, a tratti crudo e ingiusto.
Ci troviamo negli anni 30-40, in America, agli sgoccioli della grande depressione che aveva avuto inizio nel 1929. Il tasso di alfabetizzazione è bassissimo, e le possibilità economiche ridotte al minimo. La WPA (American Work Program) ha perciò ideato un progetto la Pack Horse Library Project, al fine di portare l’alfabetizzazione anche in quelle zone rurali geograficamente isolate. Si tratta di biblioteche ambulanti, che vedono impiegate donne che, a cavallo o sui muli, quotidianamente percorrono chilometri lungo i sentieri rurali, al fine di fornire alle famiglie che non hanno la possibilità di raggiungere la città per dirigersi in biblioteca, libri e riviste che li aiutino ad esercitarsi a leggere, garantiscano loro uno strumento utile nella quotidianità o regalino semplicemente qualche ora di svago.
A capo del progetto nella contea di Lee, in Kentucky, c’è Margery O’Hare. Figlia di un noto contrabbandiere, odiato da tutta la città, Margery è una donna assolutamente indipendente, fiera, orgogliosa. Non scende a compromessi, non accetta i dettami e le rigide regole che la società impone alle donne. Siamo, come vi dicevo, alla fine degli anni 30 in un minuscolo paesino dell’America rurale, perciò capirete bene come una donna come Margery susciti più scandalo che altro, soprattutto quando continua a rifiutare la proposta di matrimonio del suo compagno Sven che, nonostante la ami proprio per la sua fierezza e libertà, vuole renderla “una donna onesta”, libera dai pregiudizi della gente e dai loro pettegolezzi.
«Ma non è soltanto la libertà di agire senza dover chiedere il permesso a nessuno, è la libertà mentale. La consapevolezza di non dover rispondere a nessuno. La possibilità di andare dove voglio. Fare ciò che voglio. Dire ciò che voglio. Io ti amo, Sven, ma ti amo da donna libera.»
Con un carattere del genere chi meglio di lei può dirigere la prima biblioteca itinerante della città? Ma Margery non può farcela da sola, le distanze da coprire, le famiglie da raggiungere sono numerose, e necessita di donne volontarie, che dietro un compenso mensile di 28 dollari, siano disponibili a prendere parte al progetto.
Ovviamente nessun uomo è incline a lasciar fare alla propria donna una cosa del genere. La donna in questi anni non può certo lavorare o addirittura stare a cavallo tutto il giorno. C’è la casa a cui badare, i figli da crescere, i pasti da preparare. Nessuna avrebbe accettato.
O forse no.
Durante l’assemblea cittadina per il reclutamento delle volontarie, è la voce di Alice Van Cleve quelle che si eleva fra i mormorii dei presenti. Ma Alice non è una semplice cittadina. Lei è la moglie di Bennett Van Cleve, il proprietario delle miniere della contea. Alice vive a Baileyville da poco più di sei mesi. Il suo sogno di fuga, che credeva essersi realizzato con il matrimonio, è sfumato non appena ha messo piede in America. In Inghilterra viveva come imprigionata, i suoi genitori non la amano e lei sembra essere troppo ribelle per essere la figlia di cui due inglesi per bene, possano andare fieri. Poi all’improvviso, quest’americano bello come un divo del cinema, ha messo gli occhi su di lei e le ha chiesto di sposarlo. Certa di poter cominciare a vivere la vita che aveva sempre sognato, Alice accetta subito la proposta ma al suo arrivo in America scopre di essere finita nuovamente in trappola. Ora questo progetto è quello che le ci vuole per dare una svolta alle sue giornate tristi e monotone, prive di ogni scopo e che le ricordano costantemente quanto distante è da suo marito.
«La maggior parte delle mattine sembri una prigioniera appena evasa dalla cella.» Margery sorseggiò il suo caffè e guardò la strada. «A volte penso che ami queste montagne quanto me.»
Alice e Margery non ci mettono molto a diventare amiche. Marge vive secondo le sue regole ed è per Alice una figura di riferimento, guarda a lei con invidia, per la donna che riesce ad essere, libera dai condizionamenti e da un ruolo che la società ha imposto ma che difficilmente Alice, come Margery, riesce a ricoprire. I giorni passano, la libreria diventa un appuntamento atteso e desiderato dai cittadini, le volontarie aumentano e alle due donne si uniscono anche la giovane Izzy, Beth, Sophia e infine Kathleen. Sei donne forti, ostinate, decise. Sei donne che vogliono cambiare un pochino la storia, prendersi il proprio spazio all’interno di un modo a stampo maschile, incapace di valorizzarle e rispettarle. Sei amiche, che nonostante tutto rimarranno sempre unite.
La biblioteca infatti risulterà presto essere un “progetto scomodo” da temere e distruggere per il bene della società. Cosa nel sarà di queste donne se continueranno a leggere e non si dedicheranno più alle faccende per cui sono state messe al mondo?
«Sono preoccupato per l’impatto che questa biblioteca sta avendo sulla nostra cittadina. Corre voce che alcune madri di famiglia stiano trascurando la casa perché sono troppo impegnate a leggere riviste frivole o romanzetti da quattro soldi. Ci sono bambini che assorbono idee sovversive dai fumetti. Stiamo cercando di controllare le influenze nocive che entrano nelle nostre case.»
Sotto gli immensi cieli americani, queste donne faranno in modo di resistere ai pregiudizi e a chi non vede l’ora di far chiudere il progetto, divenuto il bersaglio principale di ogni controversia. Nel frattempo, l’amicizia tra le bibliotecarie diventerà sempre più solida e permetterà loro di riscoprire se stesse, i loro desideri, di ribellarsi ad un mondo al quale non sentono di appartenere, dal quale vogliono essere indipendenti
Il cammino sarà lungo e difficile, ma quando capisci di non essere sola, sai che puoi affrontare ogni cosa.
«Perché siamo una squadra. E una squadra deve restare unita. Noi siamo le bibliotecarie a cavallo di Baileyville e lottiamo insieme.»
Ti regalo le stelle è un romanzo indubbiamente #girlpower. Un inno alla libertà di espressione, al potere dell’istruzione, alla volontà di affermazione. Un romanzo che esalta l’amicizia e la forza della donna, che ci sprona a seguire i nostri sogni, anche quando crediamo di non essere abbastanza forti, pensiamo che non ci sia scampo e ci sentiamo in trappola.
«C’è sempre un modo per uscire da una situazione. Potrebbe essere spiacevole. Potrebbe lasciarti l’impressione che la terra ti sia scivolata sotto i piedi. Ma non sei mai in trappola, Alice. Mi senti? C’è sempre una via d’uscita.»
La Moyes ha colpito nel segno, ogni scena ha il giusto trasporto, ogni personaggio è ben definito e caratterizzato con il giusto spazio e ruolo all’interno della storia. Ha scelto anche in questa occasione una tematica forte e reale e questo crea senza dubbio ancora più empatia con la storia. Come sempre l’autrice primeggia nelle scene descrittive che danno al testo un tocco di realismo così potente da farti immaginare in modo vivido ogni passaggio. Ho trovato la parte iniziale un po’ troppo prolissa e lenta, e sinceramente una settantina di pagine in meno non avrebbero tolto bellezza al romanzo che prende ritmo dal 25% in poi catturandoti così tanto da non volerlo più lasciare andare. Alcuni momenti mi hanno anche emozionato tantissimo, altri mi hanno fatto contorcere lo stomaco anche perché dannazione, ci sono luoghi dove la figura della donna è vista ancora esattamente come cento anni fa. Il libro ci presenta una condizione femminile tutt’altro che inventata e ahimè tutt’altro che archiviata, dove alcuni temi addirittura erano tabù, e se l’uomo ti metteva le mani addosso beh, forse te l’eri meritato.
«Sai qual è la cosa peggiore che può capitarti quando un uomo ti picchia? Non è il dolore. È la scoperta, in quel preciso istante, di cosa significhi essere donna. Ti rendi conto che non importa quanto tu sia intelligente, quanto tu sia più brava ad argomentare rispetto a loro, quanto tu sia migliore di loro, punto e basta. Capisci che possono sempre e comunque metterti a tacere con un pugno. Così.»