Thomas vuole sapere di Edoardo De Luca
Trama Si suol dire che, nella vita, l’esperienza sia la ricetta migliore per imparare. Tuttavia, è anche vero che esistono età in cui la sola esperienza non può bastare e dov’è più che mai necessario il sostegno degli adulti che danno forma ai giorni dei più piccoli. “Thomas vuole sapere” racconta proprio questo: l’assumersi con piacere la nobile responsabilità di segnare la giusta parte del tracciato della crescita del bambino; il non farsi travolgere dalla fretta del mondo, ma fermarsi, ascoltare e colorare ciò che quella stessa fretta non potrà mai lenire. L’anziano, nonno del bimbo protagonista, sa che le età dell’infanzia sono età molto importanti, nelle quali si fondano le basi per il futuro. Un futuro che risulterebbe passivo e infruttuoso se il suo nipotino credesse “io sono così e non posso cambiare in meglio” – poiché cresciuto senza regole e visioni costruttive -, e più florido se invece egli fosse motivato a perseguire il sacro miglioramento perché cresciuto con disciplina, sana autostima ed educazione alla libertà di pensiero. Età di lettura: da 11 anni.
Recensione di Loreads – Thomas vuole sapere di Edoardo De Luca pubblicato da Lupieditore.
Ho ricevuto “Thomas vuole sapere” a fine luglio, è rimasto sul comodino fino alla scorsa settimana quando, complice la riapertura della scuola, mi trovavo nell’auditorium dell’istituto frequentato da mio figlio. Il dirigente scolastico, nell’augurare buon anno ai suoi alunni, ricordava anche l’importanza di seguire il regolamento d’istituto alla lettera. Norme semplici ma fondamentali quali:
– il rispetto degli altri (insegnanti e compagni),
– il divieto assoluto di utilizzare il cellulare all’interno della scuola, di riprendere i compagni a loro insaputa e postare video sui social ledendo così la privacy.
Immediato è stato il confronto con la mia esperienza scolastica. Ai miei tempi (nel Medioevo) non mancavamo di rispetto ai nostri insegnanti, li temevamo forse più dei nostri genitori. E non esistevano i cellulari (sì, sono proprio nata nel Medioevo). Però, a scuola avevamo la nostra bella ora di narrativa. Si sceglieva un libro insieme e lo si leggeva durante tutto l’anno. La mia proposta: barattiamo l’uso spropositato dei cellulari nelle scuole e sostituiamolo con un buon libro. Il primo titolo ve lo suggerisco io: “Thomas vuole sapere”.
Il perché io lo abbia fatto macerare quasi due mesi sul comodino, con immenso rammarico, lo ammetto, è presto spiegato.
Essere il genitore di un ragazzo della stessa età del protagonista mi terrorizzava. Temevo di calare involontariamente mio figlio nel ruolo di Thomas, tremavo all’idea che anche lui avesse la testa piena di domande e, a differenza di Thomas, nessuno a cui rivolgerle per soddisfare la sua curiosità, trovare risposte ai suoi dubbi e conforto alle sue paure.
Il libro, che conta poco più di 100 pagine, è un saggio breve, un gioiellino già dalla prefazione che l’autore, Edoardo De Luca ( non siamo parenti, giuro), dedica agli adulti. Viene affrontato con intelligenza il tema della crescita di un bambino messo a confronto con il suo anziano nonno. Due stagioni della vita diverse e agli antipodi si ritrovano a conversare a cuore aperto. Il nonno ha la responsabilità di segnare la crescita del bambino mettendogli a disposizione la sua esperienza. Il perché l’autore abbia voluto dedicare un libro alla formazione dei bambini, lo spiega proprio nella prefazione. Siamo ormai assediati e assuefatti alle notizie catastrofiche propinate dai giornali. Rammaricarsi o lamentarsi non serve a nulla se la soluzione non si trova. Ecco che una parola premurosa, un consiglio possono aprire nuovi orizzonti. C’è ancora speranza per le generazioni più giovani che venga maturata una visione più onesta della vita. E per farlo c’è bisogno dell’esperienza delle generazioni più anziane.
“Nonno, posso farti una domanda?”
Comincia così, in un bel pomeriggio di primavera, il dialogo tra Thomas e il nonno.
“Sai ho quasi undici anni e ho ancora un forte timore del buio. Come posso fare per vincere questa paura?”
Ecco, nonno, spiegalo anche a me come vincere la paura del buio, perché io di anni ne ho qualcuno in più e una risposta non l’ho ancora trovata.
Il buio è l’ignoto, è tutto ciò che non conosciamo, lo temiamo perché non vediamo ciò che nasconde. Come superare questa paura? Iniziamo rendendo nostra amica l’oscurità, rimanendo in una stanza totalmente al buio e rendendoci conto che nulla di brutto può succederci.
“Affrontare l’ignoto significa conoscere, conoscere significa accendere la luce e far scomparire il buio.”
Ma tanti sono i temi di confronto tra Thomas e il nonno, in questo breve libro troveremo domande sull’aborto, sul bullismo, su Dio e sull’amore. Argomenti affrontati con grande delicatezza in un dialogo aperto e senza fronzoli.
Mi è sembrata artefatta, ma è solo un mio parere, la precocità di linguaggio di Thomas. Ritorno per un attimo alla premessa: sto crescendo un adolescente e non sono riuscita a trovare una corrispondenza linguistica con il giovane protagonista. La generazione di mio figlio comunica in maniere meno formale, più gestuale che oratoria. Sono abituata a borbottii, risposte monosillabiche e non a domande poste con tanta arguzia e con una proprietà di linguaggio da fare invidia ai più adulti. Ma, nonostante questo aspetto, mi sento di consigliare la lettura di “Thomas vuole sapere”.
Consideratelo una calda coperta di Linus, un libro per i ragazzi la cui lettura può interessare e coinvolgere anche i genitori e, perché no, le istituzioni scolastiche.