The in between. Non ti perderò di Marc Klein
Tessa ha diciassette anni, non ha mai conosciuto l’amore né, così pensa, lo conoscerà mai. Dopotutto, una come lei, abbandonata dai genitori e catapultata per anni in una girandola di famiglie affidatarie, probabilmente non se lo merita nemmeno. Poi però, un giorno, incontra Skylar e tutto cambia. Perché questo ragazzo così bello, profondo e sicuro di sé, con ostinazione e pazienza, riesce a vincere le sue resistenze e a mostrarle quanta gioia si può provare se solo si trova il coraggio di aprire il proprio cuore.
E così tra loro nasce, e cresce, un amore potente, e grande, uno di quegli amori che la gente può solo sognare o vedere nei film. Ma una notte succede qualcosa che rompe l’incanto. Tessa si risveglia da sola in ospedale. Non ricorda niente. Poi arriva la doccia fredda: Skylar è morto.
Incapace di accettare la scomparsa del ragazzo, Tessa va alla ricerca di spiegazioni. Cosa è successo quella notte? E perché da allora intorno a lei accadono eventi inspiegabili? Forse Skylar sta cercando un modo per mettersi in contatto con lei dall’Aldilà? Se è così, allora, forse c’è ancora la possibilità di rivederlo un’ultima volta e di scoprire la verità sulla notte terribile in cui il suo cuore si è spezzato.
The in between. Non ti perderò di Marc Klein, young adult in uscita il 5 aprile grazie a Mondadori.
Appena saputo che sarebbe stato pubblicato anche in Italia ero felicissima, queste sono le storie che amo leggere ed ero certa mi avrebbe conquistato. E quando ho visto il trailer del film in uscita venerdì su Netflix? Un colpo al cuore, nonostante sapessi esattamente a cosa sarei andata incontro. La cosa incredibile di questo libro è che sembra scritto per immagini, per farne una trasposizione cinematografica, si vede che l’autore è uno sceneggiatore e sa come inserire tutti gli elementi giusti al momento giusto.
Tessa è la protagonista di questa storia, una ragazza che deve ancora trovare il suo posto nel mondo, un mondo che non è stato proprio giusto con lei e che ha deciso che il conto non è ancora saldato.
The in between è giocato su due piani temporali, abbiamo un prima e un dopo, il momento zero è dato dall’attimo in cui la vita piena di opportunità di Skylar è stata spazzata via in un attimo.
No, a Tessa il nero piaceva perché rappresentava l’assenza. L’assenza di colore, l’assenza di luce, l’assenza di forma. In altre parole, il nero non attirava l’attenzione. Era invisibile. Proprio come Tessa aveva desiderato essere per tutta la vita: invisibile. Ma il nero che la circondava in quel momento non era invisibile. Era un nero di presenza.
Il prima è pieno di luce, il dopo è avvolto nel buio.
Tessa, dopo essere stata abbandonata dai genitori e aver passato anni sballottata da una famiglia affidataria all’altra, ha trovato chi si prende cura di lei in maniera definitiva, ma non pensate che per questo sia grata ai suoi genitori adottivi. Tessa cova tanto rancore, non è una ragazza serena e fatica a vedere le cose nella giusta prospettiva. Ha pochi amici, alle persone preferisce la solitudine che le dona la sua passione per la fotografia, ma nemmeno ha potuto resistere alla vivacità e alla gioia di vivere di Shannon, la sua migliore amica.
Proprio in una delle sue serate solitarie, nel vecchio cinema della cittadina in cui vive, incontra un ragazzo pronto a stravolgerle l’esistenza. Il film che stanno proiettando è per Tessa incomprensibile e Skylar le propone di tradurlo per lei. Skylar e Tessa sono come il giorno e la notte e lo si capisce fin dal primo scambio di battute.
«Non tutte le storie d’amore sono deprimenti.» «Quelle buone sì.» Vedendolo dubbioso, decise di dimostrarglielo. «Romeo e Giulietta, Anna Karenina, Cime tempestose, Il paziente inglese. E potrei continuare all’infinito. È la fine di una relazione, il suo epilogo, a rendere memorabile una storia d’amore.» «E allora Orgoglio e pregiudizio? O Jane Eyre? Hanno un lieto fine» disse. «Solo perché quegli autori hanno deciso di far finire le loro storie d’amore prima del tempo, prima che le cose si mettessero male…»
Skylar crede nel lieto fine, crede nell’amore con la A maiuscola, quello che non finirà mai, nonostante tutto. Tessa è disillusa, per lei l’amore non finisce mai bene e questo deriva dal suo passato, dalle batoste che ha avuto e che l’hanno profondamente segnata.
Questo primo incontro finisce e i due ragazzi non hanno idea di come fare a rintracciarsi, nessuno dei due è social e questo non aiuta affatto, ma l’occasione si ripresenta dopo qualche tempo proprio grazie alla passione di Tessa. Durante una gara di canottaggio, a cui viene invitata come fotografa, i due si rincontrano e stavolta non sono pronti a lasciarsi andare.
«Non posso credere che tu sia un atleta» gli disse Tessa. «Dài, non siamo poi così male.» «Gli atleti non parlano francese, italiano, spagnolo e portoghese.» «Io sì» le disse. «E di certo non leggono Jane Austen e Charlotte Brontë.» Skylar alzò le spalle. «Non so cosa farci… ho questa strana fissa del lieto fine.»
Ha inizio così l’estate più bella, e allo stesso tempo più devastante, della loro vita. Un’estate fatta di telefonate e messaggi fino a quando sono costretti a stare lontani per la scuola non vivendo nella stessa città. Un’estate fatta di ore di macchina per un solo bacio. Un’estate fatta di conoscenza reciproca e di nuove consapevolezze. Un’estate che permetterà a Tessa di vedere le cose da una prospettiva diversa e le regalerà un futuro pur strappandole via la persona che ama.
E io non voglio raccontarvi il dopo, perché vi rovinerei la lettura e la visione del film, quello che però voglio dirvi è che Skylar è uno dei protagonisti più dolci e maturi in cui mi sia mai capitato di imbattermi. Un ragazzo d’oro che ognuna di noi meriterebbe di incontrare nella vita o di avere come figlio. Impossibile non amarlo, impossibile non soffrire per la sua prematura perdita, impossibile non sperare che per lui ci sia il tanto agognato lieto fine. Insomma smeraldi quello che dovete fare è semplice, non perdervi per nessun motivo al mondo The in between.
Una risposta
[…] emozionata un pochino. Colpa mia senza alcun dubbio, forse aver letto poco prima un libro simile, The in between, non ha aiutato, specie perché di quel libro è stato anche fatto un film molto ben riuscito e […]