The Floating Piers. Quando l’arte è per tutti #thefloatingpiers

Finalmente è giunto il giorno anche per me di andare a vedere dal vivo l’opera che è sulla bocca di tutti:

the floating piers

Tutti ne parlano, il pubblico la adora e i critici storcono il naso. Per farsi un’idea propria c’è solo una cosa da fare, provarla in prima persona.

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La giornata è partita malissimo tanto da spingermi quasi a desistere dal recarci a Sulzano. Dopo varie peripezie, che hanno portato me e il mio driver Matteo, nonché mio paziente fidanzato, ad accumulare un ritardo sulla tabella di marcia di più di un’ora, riusciamo ad immetterci in autostrada. Tutto fila liscio fino a circa 10 km dalla nostra agognata meta. File interminabili, guidatori che credono di essere i padroni della strada e che tu, povero cristo in moto, debba sorbirti tutti i loro gas di scarico in galleria, e poi la ciliegina sulla torta…il parcheggio per moto di Sulzano è pieno immurato! Evidentemente non siamo stati in pochi ad approfittare della bella giornata per farci accompagnare dalla nostra amata due ruote.

Armati di santa pazienza cerchiamo di capire dove è meglio parcheggiare in base al passaggio dei Shuttle Bus, la scelta ricade sul parcheggio, a cui si accede tramite un sottopasso, a Marone. Ci cambiamo rapidamente, perché vestiti da moto schiatteremmo e, armati di cappellino e zainetto, ci dirigiamo verso la fermata. E qui un’altra fantastica sorpresa: i bus navetta sono bloccati e non se ne vede uno da circa un’ora e mezza!

Non ci perdiamo d’animo e decidiamo di iniziare il nostro avvicinamento a piedi. Controllo Google Maps e scopro che la nostra  camminatina sarà di 5 km 😮 , altri modi per arrivarci non ci sono quindi cominciamo a camminare e dopo circa un km la fortuna gira a nostro favore. Un bus navetta si ferma a pochi metri da noi e ne approfittiamo immediatamente.

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Arriviamo a destinazione e, ormai la fortuna ha deciso che è nostra amica 😉 , grazie ad un’intuizione del mio ragazzo invece di recarci in piazza ci spostiamo verso lo stand Franciacorta. Chiediamo informazioni a uno dei membri della security e ci informa che possiamo passare dal lato degli imbarchi e saltare tutta la fila della piazza se prendiamo qualcosa in uno dei due chioschi. Ci sediamo a fare un pranzo veloce, tanto la fame aveva già cominciato a farsi sentire, e con questa manovra in un attimo ci ritroviamo sulla passerella.

A voi sembrerà brutto che abbiamo saltato la fila, che sembrava interminabile quasi quanto quella del padiglione Giappone ad Expo, ma a noi è parso il paradiso!

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Primo passo sulla passerella di Christo e la sensazione è pazzesca. La mobilità di questi cubi, che potrebbe generare un po’ di mal di mare, è qualcosa di incredibile. Avete presente quando fate il morto a galla e vi lasciate cullare dalle acque? Questo è quello che io ho provato attraversando The Floating Piers.

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Alcuni critici hanno lamentato la mancanza di interesse del posto scelto per l’installazione, per me invece il posto era semplicemente perfetto. Nonostante il trambusto che ti scorre intorno, Monte Isola e l’Isola di San Paolo trasmettono pace e tranquillità. La passeggiata non deve essere una corsa contro il tempo, bisogna perdersi nel contesto e fare tutto con estrema calma. La frenesia della vita quotidiana non deve entrare in questo luogo incantato. Non a caso ho usato il termine incantato perché osservando la gente, che come me ha avuto la fortuna di percorrere l’opera d’arte di Christo e Jeanne-Claude, mi sono resa conto che l’ideale sarebbe osservarla con gli occhi di un bambino.

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Bambini così felici e attenti li ho trovati solo a Gardaland. Non credo sia semplice catturare l’attenzione di un bambino e imbrigliarla dentro certi schemi ma The Floating Piers riesce in questo intento. I gruppi di bambini che abbiamo incontrato erano attratti dal contesto, dal colore della passerella, dai cigni che ogni tanto facevano il loro ingresso trionfale, dall’oscillare della passerella. Riuscivano a vivere a pieno questa esperienza, che non ricapiterà mai più nella loro vita, e credo che per sempre ne porteranno un bellissimo ricordo. Si dice che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, sicuramente io sono riuscita ad apprezzare in modo totalizzante questa esperienza perché non l’ho vissuta da sola. Se avessi percorso The Floating Piers in solitaria non sarebbe stata la stessa cosa. Probabilmente avrei evitato delle gomitate e il tempo per fare delle foto decenti si sarebbe ridotto, ma mi sarei persa le sensazioni che questo percorso provocava negli altri. Le risate dei bambini che facevano la “guerra delle scosse” (testuali parole), la gioia sul volto degli anziani che, nonostante fossero stremati dalla camminata e dal sole cocente, capivano che un evento del genere era imperdibile e anche i gruppi di ragazzi che si inventavano pose assurde per la foto perfetta da postare sui social.

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The Floating Piers è un successo annunciato e sono contenta che l’Italia, ma non solo, abbia risposto in modo così massiccio a questo evento straordinario. Chi se ne frega se ai critici non è piaciuta, il successo di un’opera d’arte è dato dalla gente che si muove per andare a visitarla e qui di gente se ne è mossa parecchia!

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Sono tornata a casa felice di aver potuto toccare con mano un’opera di Christo e Jeanne-Claude, di cui fino ad oggi avevo studiato solo sui testi dell’università, e stremata dalle oltre due ore passate a camminare sotto il sole bruciante tra mezzogiorno e le due, ma di una cosa ne sono certa: ne è valsa assolutamente la pena!

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