Sorelle Brontë. I capolavori delle impareggiabili penne sororali – Cime tempestose di Emily Brontë
Buongiorno smeraldi, in occasione della pubblicazione di Sorelle Brontë. I capolavori delle impareggiabili penne sororali che potrete ammirare in tutta la sua bellezza il 25 agosto grazie a Mondadori Oscar Vault, ho pensato di organizzare un Review Party che permettesse, a chi ancora non l’ha fatto, di leggere tre tra le più importanti opere di queste incredibili sorelle. Io ho scelto di parlarvi di Cime tempestose di Emily Brontë.
Da Cime Tempestose, a Jane Eyre, passando per Agnes Grey, fino ai meno noti L’angelo della tempesta, La Signora di Wildfell Hall e Shirley, le tre sorelle Bronte ci hanno lasciato romanzi immortali, capolavori della narrativa ottocentesca pieni di pathos e emozione, ciascuna con la propria voce. A questi romanzi si aggiungono i sublimi versi nei quali rivive tutto il fascino della natura selvaggia delle brughiere dello Yorkshire, tra distese d’erica, roccia e foschia. Questo volume offre l’occasione per riscoprire tre voci femminili originalissime nel panorama letterario, tra incanto, disperazione, e il desiderio insopprimibile di affermare la propria identità.
Cime tempestose di Emily Brontë
Ammetto di essere una tra quelle che non aveva mai letto questo libro pur conservandone in libreria almeno due versioni differenti. Sono sempre stata attratta da questa storia, ma non ho mai avuto l’occasione per recuperarla complici anche i miei studi, difficile che a geometra e architettura ti chiedano di leggere le sorelle Brontë. Così, appena ho notato che Mondadori avrebbe dedicato un volume dei suoi, quelli stupendi che in libreria catturano subito l’attenzione, alle tre sorelle, ho pensato fosse giunto il momento di buttarmi in questa avventura. E un’avventura lo è stata sul serio perché, nonostante fossi preparata e, ammetto, apprezzi particolarmente i libri coi finali tragici, non credevo avrei mai potuto detestare così profondamente dei protagonisti. Emily Brontë ce l’ha messa davvero tutta per ideare due antieroi, due personaggi così pieni di difetti da risultare particolarmente sgradevoli agli occhi del lettore. Mi stupisce che nel 1847 una donna si sia sentita libera di dare ampio sfogo alla sua fantasia e che ne sia uscito un romanzo definito dai più un capolavoro. Potrei azzardarmi a definire Emily Brontë come antesignana di un genere che spopola negli ultimi anni: il dark romance. Perché se è di oscurità che stiamo parlando qui ce n’è a volontà, le anime di Heathcliff e Catherine non hanno nulla di puro, loro agiscono per far del male a se stessi e a chi li circonda, a muovere ogni loro gesto sono l’egoismo, la gelosia e la vendetta. La loro storia d’amore è dolorosa, impossibile, fatta di ossessione e gesti crudeli.
La cosa che mi ha maggiormente stupito sono i narratori, tutto ciò che accade non ci viene presentato dal punto di vista di Heathcliff e Catherine, ma sono due altri personaggi a fornirci le informazioni per entrare in contatto con loro: Mr. Lockwood, affittuario di Trushcross Grange e Nelly Dean, governante della casa che ha lavorato alle dipendenze della signorina Catherine per moltissimi anni e conosce vita morte e miracoli della sua famiglia.
Purtroppo Mr. Lockwood non poteva evitare di entrare in contatto con Heathcliff, essendo il proprietario della casa che ha affittato, certo lui credeva di poter instaurare un bel rapporto con quest’uomo che gli è parso rude, scontroso e anche pazzo fin dal primo istante. Perché Heathcliff è inospitale, aspro e difficile come la terra che lo ospita, Wuthering Heights. Uno potrebbe pensare che sia stata la vita a renderlo così ostile, ma Heathcliff mostra fin da bambino questa inclinazione, vero è che la sua infanzia non è stata positiva, rimasto orfano è stato adottato da Mr Earnshow, padre di Catherine e Hindley che lo hanno accolto in casa loro in modi diversi. Catherine ne è rimasta subito incuriosita, tanto da divenire inseparabili, le loro scorribande nella brughiera hanno fatto venire ben più di un capello bianco a Nelly. Hindley invece è sempre stato contrario a questa adozione e ha cercato in ogni modo di ostacolare il rapporto di Heathcliff con Catherine, così alla morte del padre, che amava Heathcliff più del suo stesso figlio, si vendica di lui e lo costringe a lavorare duramente alle sue dipendenze, trattato come un servo e una persona sgradita.
A sconquassare gli equilibri entrerà in gioco colui che diverrà il marito di Catherine: Edgar Linton. Un ragazzo per bene che non meriterebbe di divenire il terzo incomodo di questo triangolo amoroso e non dovrebbe avere niente a che fare con la capricciosa Catherine. Edgar conquista Catherine coi suoi modi eleganti, lui è sempre galante, rispettoso, un perfetto gentiluomo e quando Heathcliff sente Catherine pronunciare parole che mai avrebbe creduto potessero uscire dalla sua bocca, prende coraggio e fugge facendo perdere le sue tracce per alcuni anni.
Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi: il tempo lo cambierà, lo so bene, come l’inverno cambia gli alberi. Il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce eterne sottoterra: ne viene poco piacere visibile, ma è necessario. Nelly, io sono Heathcliff! Lui è sempre, sempre nei miei pensieri: non è un piacere, come io non sono sempre un piacere per me stessa, ma è il mio stesso essere.
Si può morire di dolore? Quante volte ce lo siamo domandate nella nostra vita, Catherine rischia di morire di dolore per l’abbandono di Heathcliff. È sempre stata certa che lui sarebbe stato per sempre al suo fianco, nonostante il suo carattere scostante e la sua voglia di avere un futuro migliore che lo vedesse relegato ai margini della storia. Non si aspettava che lui l’abbandonasse così, senza nessuna spiegazione, certo lei non può pensare che sia per il discorso che ha fatto perché Catherine non si assume mai la responsabilità delle proprie azioni.
Quando Heathcliff tornerà a Wuthering Heights, ripulito e ricco, ha in mente un’unica parola: vendetta. Tutta la sua crudeltà verrà alla luce e nessuno sarà risparmiato, anche chi non era stato artefice della sua disperazione. Ma la vendetta lo riappacificherà col mondo che gli è stato tanto ostile fin dalla nascita o lo getterà definitivamente in uno stato di disperazione da cui non sarà più in grado di uscire?
Cime tempestose è stata una lettura intensa, su questo non ho alcun dubbio, certo entrare in empatia coi protagonisti è stato per me impossibile, ma ho apprezzato l’audacia di Emily Brontë e l’ambientazione del romanzo, la brughiera è la perfetta metafora dei caratteri di Heathcliff e Catherine, così ribelli e selvaggi da risultare indomabili. Se avete voglia di recuperare un classico che vi faccia passare le pene dell’inferno e in cui la morale sia distorta Cime tempestose fa al caso vostro.