Signora Vita di Ahmet Altan
Trama Il protagonista Fazıl è un giovane studente di letteratura e proviene da una famiglia borghese che ha subìto un tracollo finanziario. Vive in un ex edificio commerciale insieme a dissidenti, transessuali e altri individui ai margini della società. Trova un piccolo lavoro come comparsa in una trasmissione televisiva che tra il pubblico ospita Hayat Hanım, di molti anni più grande, donna sensuale, misteriosa e indipendente. Tra i due nasce presto una relazione intermittente, in cui le differenze sono molte di più rispetto ai punti in comune. Se infatti Hayat Hanım vive senza pensare al domani, Fazıl è gravato dalla povertà ed è costretto a prendere in considerazione tutti i rischi possibili.
Ma durante le trasmissioni in tv Fazıl conosce Sıla, anche lei studentessa di letteratura e come lui proveniente da una famiglia agiata finita sul lastrico per motivi politici. Tra Fazıl e Sıla si instaura un rapporto profondo, fatto di comunione intellettuale e poi anche fisica. I due sembrerebbero fatti l’uno per l’altra, ma Fazıl si trova diviso fra le due donne, fra stili di vita e aspirazioni diametralmente opposti.
Signora Vita di Ahmet Altan, romanzo di narrativa contemporanea pubblicato da Edizioni E/O il 26 maggio appena trascorso.
Caduti in un loop di frenesia quotidiana, che ci vede sempre più performanti ma anche più fragili e narcisisti, siamo portati a credere che i drammi della vita siano riconducibili a futili motivi.
I social danno la possibilità di avere un’identità virtuale che non sempre coincide con quella reale di tutti i giorni e molti si illudono che, cambiando aspetto e personalità, possano cambiare anche le proprie vite.
Ma lo sharing e i like come strutturazione della propria identità digitale sono davvero ciò che ci contraddistingue?
Per fortuna esistono persone come Ahmet Altan che ci fanno riconsiderare tutto fin dal principio.
Ahmet Altan è il più grande narratore turco di fama internazionale, scarcerato il 14 aprile 2021 seppur inizialmente condannato all’ergastolo, pena poi ridotta a 10 anni e mezzo di carcere, con la sola e ridicola accusa di aver “collaborato volutamente e intenzionalmente con un’organizzazione terroristica“.
Anche dal carcere ha continuato a scrivere, sentendosi libero e mai prigioniero, producendo ben tre volumi e rilasciando numerose interviste. E senza farsi limitare dalle sbarre della propria cella ha scritto parole toccanti che descrivono la sua sensazione di libertà, nonostante tutto:
Ho amici in tutto il mondo che mi aiutano a viaggiare, anche se non ho mai incontrato la maggior parte di loro.
So di essere uno schizofrenico finché tutte queste persone abitano solo nella mia testa. Ma so anche che sono uno scrittore e che un giorno tutti si ritroveranno tra le pagine di un libro.
Sono uno scrittore. Ovunque voi mi chiuderete, io viaggerò per il mondo sulle ali dei miei pensieri.
E Signora Vita è proprio uno di questi prodotti.
Siete pronti ad iniziare questa lettura come un’avventura che spalancherà i vostri occhi su un mondo tanto lontano quanto vicino?
Signora Vita racconta la storia di Fazıl, un giovane studente di letteratura che a causa del regime totalitario turco si trova a dover riconsiderare la propria vita da un giorno all’altro. Proveniente da una famiglia della classe media, Fazıl perde tutto -soprattutto sé stesso- nel momento in cui il padre, costretto dal tracollo finanziario, si abbandona alla morte. Senza più punti saldi nella vita e non volendo aggravare le pene della madre, si trasferisce in città per continuare l’università barcamenandosi come può.
Certo il suo alloggio è una stanza in uno stabile condiviso con lavoratori, dissidenti e transgender considerati ai margini della società, ma tant’è, non c’è via di scampo per chi non è nessuno.
Quando Fazıl ottiene un piccolo lavoro come comparsa in uno show televisivo, nella sua vita sembra accendersi una speranza: una piccola fonte di guadagno che lo fa smettere di mangiare unicamente pane e formaggio. Eppure l’ambiente totalmente impersonale lo fa riflettere ancora una volta sulla caducità dell’uomo e sull’inconsistenza del successo: come le luci dello spettacolo si spengono inesorabili, così l’arte e la vita sono destinate ad avviarsi sul viale del tramonto.
Ma nello studio televisivo incontra anche Hayat Hanım, una donna più matura di lui, estremamente sensuale, misteriosa e indipendente. Nasce così un rapporto intermittente, dove le differenze superano i punti in comune e, nonostante questo, i due restano legati a doppio filo. Mentre Hayat Hanım vive senza pensare al futuro -pur consapevole di quanto profondi possano essere i dolori della vita- Fazıl sente il peso della povertà e dell’esistenza instabile -proprio perché fresco è il suo disincanto rispetto alle sue certezze-.
Nello stesso luogo Fazıl fa anche la conoscenza di Sıla, una studentessa di lettere alla ricerca di un guadagno facile. Anche lei proviene da una famiglia benestante che per problemi politici ha dovuto abbandonare tutto. L’amore famigliare è ciò che li tiene uniti, nonostante siano costretti a riconsiderare le proprie priorità per poter vivere una vita dignitosa. Sila però è ben consapevole degli effetti disastrosi prodotti da tutti questi problemi e, disincantata di fronte alla vita di tutti i giorni, riesce con grandissima consapevolezza a non soccombere ad essi.
Grazie ad un’empatia immediata, frutto della loro condizione comune, tra Fazıl e Sıla si instaura un rapporto profondo fatto di consapevolezza reciproca, tra rapporti sia intellettuali che fisici. Ed i due sembrano fatti esattamente l’uno per l’altra, anche se è difficile lasciarsi andare ai sentimenti in una situazione così precaria.
In questo modo Fazıl si ritrova intrappolato tra due donne che rispecchiano fedelmente l’enigma alla base della vita: come scegliere la via giusta davanti ad un bivio?
Tra dilemmi interiori e l’amore viscerale per la letteratura, Fazıl rimane quasi distaccato dai problemi del vivere quotidiano, troppo preso da ciò che lo riguarda. Ma è costretto ad aprire gli occhi veramente quando uno dei suoi coinquilini lo invita a collaborare nella redazione di una rivista politica che critica il governo attuale. In questo processo, Fazıl scopre il volto più brutale e opprimente del regime dittatoriale, che confisca le proprietà delle persone e bandisce giornalisti, scrittori e accademici, costringendo i giovani ad abbandonare il passato senza poter sognare un futuro.
È un dramma quando, a causa dei cambiamenti sociali e politici o per la mancanza di forze, ci si accorge di essere diventati socialmente inutili. Quante volte nell’ultimo periodo ci siamo sentiti totalmente avulsi dalla realtà politica perché essa stessa era lontana anni luce dalle richieste più comuni? Ecco, Altan risponde alle nostre domande attraverso questo devastante romanzo di formazione che ha il coraggio di puntare il dito, offrendo spunti di riflessione attraverso una scrittura meravigliosa e una trama straziante.
Se consiglio Signora Vita? Io credo che tutti dovremmo leggerlo, per poter finalmente aprire gli occhi sul male di vivere che ci circonda e che non è per forza lontano dalla nostra porta di casa.
Mi ha ricordato Stoner di John Williams che a distanza di anni rimane uno dei miei libri preferiti. La chiave del successo di questo romanzo ruota attorno agli interrogativi assoluti dell’uomo: chi sono? Cos’è la vita e cosa le dà valore? Cosa significa amare? Esattamente gli stessi che Fazıl si ritrova più volte a chiedere alla sua coscienza. E Stoner mentre vive tutto questo non compie gesti plateali ma, come il nostro protagonista, vive nella disperata ricerca diventando l’eroe della resilienza -pur restando sé stesso- nonostante tutto e tutti.
La grandezza di Ahmet Altan sta nello scrivere un romanzo avvincente che narra la stretta attualità della Turchia di oggi con un sapore ottocentesco, ma che allo stesso tempo ci fa immergere nella storia quasi i problemi fossero i nostri. E’ magnifico -e non smetterò mai di ripeterlo- non solo per ciò che il protagonista impara sia di sé stesso che della vita in generale, ma anche per l’amore per la letteratura che qui ha un ruolo fondamentale. Ogni pagina del libro distilla il riguardo per le parole che diventano un mezzo da utilizzare e, come se avesse la risposta a tutti i dilemmi, la scrittura diventa l’ennesima “signora vita” -anche lei declinata al femminile-. Da qui si attinge infatti per salvare l’integrità fisica e mentale sotto una dittatura violenta e assurda come quella che attualmente imprigiona in Turchia intellettuali, professori, studenti, uomini e donne comuni soggetti alla imprevedibile discrezionalità di un potere oscuro, ignorante, oscurantista.
Ma è giusto anche ricordare quanto la cultura turca ed ottomana sia intrisa ancora oggi di un potere estremamente ammaliante al quale Altan qui rende finalmente giustizia. Connessa al simbolismo e all’amore per la bellezza ritroviamo Hayat che è la parola araba e turca per “vita” mentre Fazıl significa “virtuoso” e Sıla indica il ricongiungimento con le persone amate dopo una lunga assenza. Non c’è solo una critica sferzante al regime che fa e disfa intere fortune, quanto un’allegoria continua che accomuna i grandi scrittori turchi come anche Elif Shafak.
Nonostante il protagonista sia Fazıl, imprigionato nella propria vita come Altan nella cella, in realtà al centro del romanzo ci sono le due donne, Hayat e Sıla: totalmente diverse ma con ruoli salvifici ben precisi, in entrambe Fazıl trova una “signora vita” in cui rifugiarsi per scoprire nuovi mondi in cui vivere. Nelle loro differenze propongono due immagini di donne determinate, combattive e pronte a sacrificare tutto per non perdere se stesse. Un’ode all’universo femminile che qui prende finalmente il posto d’onore nella risoluzione della storia, alla letteratura che trasuda da ogni parola sapientemente scelta, alla libertà di scegliere e scrivere, di essere e di esprimersi: principi fondamentali che spesso noi diamo per scontati.