Sangue inquieto di Robert Galbraith
Trama Il nuovo caso arriva nelle mani di Cormoran Strike in una buia serata d’agosto, davanti al mare della Cornovaglia, mentre è fuori servizio e sta cercando una scusa per telefonare a Robin, la sua socia. In quel momento tutto desidera tranne che parlare con una sconosciuta che gli chiede di indagare sulla scomparsa della madre, Margot Bamborough, avvenuta per giunta quarant’anni prima. Un cold case più complesso del previsto, con un serial killer tra i piedi e un’indagine della polizia a suo tempo molto controversa, fra predizioni dei tarocchi, testimoni sfuggenti e piste oscuramente intrecciate. Galbraith ritorna con un nuovo, magnetico capitolo della storia di Robin e Strike, una delle coppie di investigatori più amate di sempre.
Sangue inquieto di Robert Galbraith – giallo poliziesco e quinto volume della serie Cormoran Strike pubblicato da Casa Editrice Salani lo scorso 25 febbraio.
Si scrive Robert Galbraith e si legge JK Rowling.
Quando ho ricevuto la mia copia di Sangue inquieto, due sono state le grandi perplessità che mi affliggevano. Una legata alla mole del libro, ben 1100 pagine, l’altra più seria riguardante l’autrice e l’impatto sociale che hanno avuto alcune sue dichiarazioni nel corso dello scorso anno. JK Rowling è stata accusata di transfobia, e al lancio del romanzo nel Regno Unito un tabloid inglese ha ben pensato di buttare altra benzina sul fuoco spoilerando il contenuto del libro e reiterando le accuse sull’autrice e le sue idee poco chiare rispetto all’argomento legato ai transessuali. Davvero volevo leggere un libro così lungo, sapendo a priori che cosa mi aspettava? La risposta dopo 1100 pagine è arrivata forte e chiara: assolutamente sì. Non commettete l’errore di privarvi della sua penna. Dissociatevi da lei e dalle sue opinioni come donna, ma non mettetela in discussione come scrittrice. Lei è la stessa autrice che ci ha regalato magia e la saga fantasy più amata e letta al mondo. È sempre la mamma letteraria del maghetto con la cicatrice sulla fronte. La sua scrittura è accattivante, una narratrice sopraffina, e al quinto romanzo della serie poliziesca Cormoran Strike azzarderei anche che siamo di fronte all’erede naturale di un altro celeberrimo investigatore privato inglese: Sherlock Holmes.
Mi sono sempre chiesta se avremmo capito, ad un certo punto, chi si nascondeva dietro lo pseudonimo di Robert Galbraith, se l’autrice non fosse uscita allo scoperto dopo la pubblicazione del primo romanzo della serie nel 2013. Il richiamo del cuculo è stato un grande successo editoriale in tutto il mondo, la Rowling avrebbe potuto tranquillamente mantenere l’anonimato perché il suo alter ego maschile era riuscito ad imprimersi nel cuore dei lettori. A distanza di altre quattro pubblicazioni da quella di esordio, probabilmente avremmo già sospettato qualcosa sulla sua identità. Lungi da noi sostituirci alle abilità investigative di Cormoran Strike, ma è innegabile che la scrittura della Rowling sarebbe emersa in tutta la sua potenza in una serie di indizi inequivocabili. A partire dalla mole dei suoi romanzi e dalla complessità psicologica dei suoi personaggi. Uno degli elementi più impattanti è la capacità di caratterizzare un grande numero di personaggi e di tenerli in piedi in maniera credibile. A volte confondendo il lettore, è vero, ma anche in Harry Potter ci siamo ritrovati a confrontarci con un incredibile quantità di caratterizzazioni comprimarie. E altro elemento, che forse ho notato solo io perché amo questa autrice visceralmente, riguarda la somiglianza e i parallelismi rinvenuti nella serie poliziesca. Forse sarò matta, ma Robin Ellacott, socia di Cormoran Strike nell’agenzia investigativa, ha cominciato a somigliare in maniera imbarazzante a Hermione Granger. Le sue doti investigative, il suo acume e la sua intelligenza la rendono tanto simile alla strega babbana.
Sangue inquieto non è solo un mattone di 1100 pagine, fidatevi, ad un certo punto temerete di finirlo e vi sembrerà che manchino almeno altre 500 pagine, per non sentirvi orfani. Non leggerete niente di più bello, ve lo assicuro, perché non seguiamo solo il caso investigativo snocciolato in sinossi, ma ci ritroveremo ad aiutare Cormoran e Robin in altre indagini parallele, avendo non solo il ruolo di spettatori esterni, ma veri e propri colleghi della coppia investigativa. E forse è questo il vero punto di forza di Sangue inquieto, trovarsi di fronte al lavoro di una agenzia investigativa e spremere le nostre preziose celluline grigie per venire a capo delle indagini.
Ma dove siamo arrivati esattamente dopo la fine di Bianco letale, il quarto romanzo della serie? Siamo nel 2014 in Inghilterra, sono ancora lontani gli anni della Brexit ma sentiamo già il vento del cambiamento soffiare in tutto il Regno Unito. Cormoran e Robin sono alle prese non solo con le indagini della loro agenzia investigativa, ma con questioni di carattere puramente privato. Da un lato Robin sta affrontando un divorzio difficile con Matthew,che non ha mai accettato il suo lavoro. Robin era entrata come semplice segretaria interinale nell’agenzia di Cormoran, ma non ha mai nascosto la sua passione per il lavoro investigativo fino a diventare socia del suo collega e questo ha messo a repentaglio il suo matrimonio. Dall’altro lato, invece, Cormoran sta affrontando la malattia terminale della zia Joan. La donna è stata per molti anni un punto fermo nella vita dell’investigatore, una sorta di madre surrogata, che ha ricoperto d’amore e stabilità il nipote, frutto di una relazione di una sola notte tra una rockstar e una groupie sua grande fan. Cormoran non ha mai avuto punti di riferimento, ed essersi arruolato in giovane età nell’esercito è stato non solo un atto di ribellione ma una sorta di incentivo per trovare uno scopo nella vita. Dalla sua esperienza come soldato è uscito ferito nello spirito e nel corpo. In seguito ad una esplosione in Afghanistan ha perso una gamba ed è costretto a muoversi con una protesi. Ma questa menomazione non lo ha mai fatto arrendere. La sua agenzia vive ormai un periodo di grande successo e, proprio mentre si trova al capezzale della zia in Cornovaglia, viene avvicinato da una sconosciuta che vuole proporgli di indagare sulla scomparsa della madre. Niente di più semplice per uno come Cormoran, se non fosse che la donna in questione è scomparsa quasi quaranta anni prima e nessuno è mai venuto a capo del mistero.
Margot Bamborough era un medico di base, una femminista convinta, una donna che si era affermata da sola grazie unicamente ai propri sforzi. Per pagarsi gli studi di medicina era diventata per un periodo una coniglietta di Playboy. Intorno alla sua scomparsa ha sempre aleggiato un alone di mistero, perché in quel periodo agiva indisturbato un serial killer soprannominato Macellaio dell’Essex, che rapiva, seviziava e uccideva giovani donne, usando travestimenti femminili e conservando accessori e biancheria intima delle sue prede come una sorta di collezione feticista. Indagare su un caso freddo quarant’anni dopo l’accaduto è una sfida troppo grande per Cormoran, ma non si tira indietro. Ha un anno di tempo, questo il limite posto dalla figlia per ottenere delle risposte sulla scomparsa della madre. La complessità dell’indagine è subito chiara al lettore, è passato troppo tempo, molti dei testimoni dell’epoca sono ormai morti, e non si può fare affidamento nemmeno sul fascicolo dell’allora capo della polizia, che ad un certo punto dell’indagine perse il senno e cominciò a trattare la scomparsa di Margot come un caso avvolto da mistero esoterico e magico. Ed eccola qui la sfida forse più grande per il nostro amato Cormoran: districare una matassa davvero ingarbugliata e scindere ciò che è reale da ciò che è frutto di una mente malata. Astrologia ed esoterismo sono il filo conduttore di tutto il romanzo. E se non bastasse questo a farvi inchinare alla bravura della Rowling, capace di tirare fuori una trama così complessa e renderla credibile, inseriamo anche l’elemento puramente romantico del romanzo. Inutile negare che da anni tifiamo per la coppia Robin-Cormoran. Abbiamo capito tutti che questi due provano sentimenti più forti dell’amicizia. Forse gli unici inconsapevoli sono proprio loro. Non vogliono mettersi in gioco, cedere all’innegabile attrazione che provano l’uno nei confronti dell’altra. E a noi va bene così, continueremo a sospirare, ad aspettare che uno dei due faccia il primo passo. E per quanto riguarda le accuse mosse all’autrice sulle sue idee razziste inserite anche all’interno del romanzo, non giudicate senza prima aver dato una possibilità al libro. Io ho trovato che fosse tutto abbastanza coerente rispetto anche al periodo descritto. Quarant’anni fa, la società era ben diversa da quella attuale e non si poteva descriverla diversamente. Ma invece di urlare subito allo scandalo e propinarci soluzioni anche verbalmente violente nei suoi riguardi, partite proprio da Sangue inquieto per intavolare riflessioni importanti e civili. Dal mio canto non posso che apprezzare l’immane lavoro, mi sento in difficoltà nei riguardi di altri autori che dovrò leggere per il blog, perché sarà difficile eguagliare la straordinaria complessità di questo libro. E all’interno di Esmeralda questo significa una sola cosa: Robert Galbraith, aka JK Rowling, si becca uno scintillante smeraldo di valutazione e, se non avete valide motivazioni per argomentare, restate in silenzio.
Libro assolutamente eccezionale!