Ricordami nell’acqua di Eloisa Donadelli
Trama Suo padre Dino scelse per lei un nome importante, Neve, che parlasse dell’acqua nella forma da lui più amata. L’acqua che, nel bene e nel male, aveva accompagnato la loro vita: limpida e dissetante, come quella di montagna, calda ed eterea, come quel vapore che avvolgeva le pozze termali, per le quali il suo paese natio, Aquasalus, era conosciuto. È l’ultima settimana di ottobre e Neve decide di lasciare Rocco, Milano e la loro vita insieme per tornare a casa, alle proprie radici, per salutare i suoi fantasmi. Sono passati vent’anni da quando suo padre, nota guida alpina, è scomparso sulle Alpi, durante un’escursione solitaria: il corpo non è mai stato rinvenuto e Neve si è sempre rifiutata di accettare la sua morte. Questo ritorno alle origini avrà per la giovane donna il sapore dolceamaro di un sacrificio e di una scoperta, necessario per affrontare la sua infanzia e le sue mancanze, per comprendere cosa significhi essere figlia prima di soccombere all’impossibilità di essere madre.
Ricordami nell’acqua di Eloisa Donadelli, libro di narrativa pubblicato da Sperling & Kupfer il 9 giugno appena trascorso.
Le nostre origini, la storia della nostra famiglia, sono come le radici di un albero: sono fondamentali, ci sostengono e danno nutrimento alla nostra identità. Per questo è importante conoscerle e tramandarle insieme all’orgoglio di possederle.
La famiglia di Neve, la protagonista del libro di cui vi parlo oggi, ha origini antiche e tramanda nel tempo la propria storia attraverso le generazioni che, grazie alla memoria, raccontano ognuno una parte di sé. Intessendo così una ragnatela fitta di avvenimenti e amore, in molteplici forme, non sempre con accezione positiva, il racconto arriva al presente proprio nella vita di Neve.
Ad un punto cruciale della propria esistenza, tormentata da una relazione apparentemente al capolinea e piena di sensi di colpa per l’impossibilità di avere figli, Neve torna al Paese per onorare chi ha amato ed è mancato prematuramente. Ma il posto che chiama casa, pur avendolo abbandonato da tempo, è Acquasalus e qui risiedono non solo le sue origini ma anche tutti i fantasmi del passato con cui alla fine dovrà fare i conti.
Ma come un intreccio di rami, tutti i protagonisti della famiglia di Neve hanno intessuto negli anni un fitto bosco di terribili segreti, cose non dette sfociate in situazioni esasperate all’estremo.
Ed è difficile non rinnegare le proprie radici nonostante sia necessario. Anche se ciò, come per tutte le cose, non significa automaticamente evitare il problema ma piuttosto renderlo ancora più difficile. Così i sentimenti negativi, il senso di inadeguatezza e la solitudine, scavano dentro Neve fin nel profondo. In lei hanno origine vuoti che in mancanza di elementi oggettivi vengono riempiti di immaginazione, proiettando ansie e paure che si ripercuotono lungo il cammino della sua vita.
Il ritorno ad Acquasalus è uno spartiacque che riapre vecchie ferite e ne richiude delle altre in una catarsi di sentimenti che obbligano Neve a fermarsi per guardare finalmente dentro sé stessa come non faceva da molto, moltissimo tempo. Aveva infatti dimenticato l’amore per la montagna, per quella dimensione di natura e rocce, sentieri e valli rigogliose, picchi sublimi e nuvole, che suo padre le ha insegnato fin dalla nascita.
In questi luoghi puri, genuini, ancestrali, con una potente energia ispiratrice, Neve è sé stessa più che mai. Qui risiedono il suo cuore e il suo spirito ed in mezzo alla natura più incontaminata e sublime, ai profumi di bosco e terra bagnata, ai sentieri che si perdono tra i profili acuminati, ritorna inevitabilmente all’infanzia esprimendosi finalmente senza compromessi.
Non c’è tempo né voglia di essere qualcun altro. Neve si toglie ogni maschera, ogni status sociale, ogni etichetta e, pronta a misurarsi con i propri limiti, affronta finalmente con coraggio i problemi che le hanno intossicato la vita. Per primo il rapporto difficile con la madre mai davvero compresa, invischiata nella loro relazione logorante d’amore e odio, messa in discussione in virtù di eventi drammatici che le portano a rileggere i propri atteggiamenti in termini critici. In una girandola di avvenimenti incredibili, riuscirà poi a fare pace con il ricordo del padre, il primo che l’ha amata senza condizioni. Definendo la sua identità lontano dalla madre, severa e anaffettiva, aiutandola ad essere libera senza condizionamenti, Dino insegna a Neve -soprattutto attraverso l’amore per la montagna- che la vita non è solo appagamento, conferma, rassicurazione, ma anche perdita, mancanza e fatica. Le esperienze più profonde, a cominciare dall’amore, prendono origine e forma proprio da quella perdita e Neve arriva infine a patti con sé stessa, affrontando la sua condizione di donna sterile con la cognizione che è necessario accedere alla nostra parte più profonda per poter rinascere. Nonostante tutto.
Dentro alla nostra anima c’è la vera forza della vita, c’è la pura essenza che non ha bisogno di identificarsi con la materia e le emozioni, c’è la possibilità di rinascere, di ricominciare in ogni momento dall’inizio, ed attingere al potere di guarigione, che è in collegamento con tutto l’universo e necessario nella nostra vita. La natura – come la montagna- esige il massimo e non transige ma insegna proprio ad essere sé stessi, così come ti accoglie e ti protegge, è capace in un attimo di distruggerti se non entri in sintonia con lei. Ci vuole forza e pazienza, bisogna imparare a capirla, ad interpretare i suoi segnali ascoltandola senza fretta. Eppure è grazie a questa che ci ricongiungiamo con la parte più intima di noi, imparando che non siamo i veri padroni di nulla se non di noi stessi. E in questo meccanismo, perfettamente ciclico, accettiamo la morte imparando a morireperché lasciare andare le cose, sapendo che possono avere una fine, ci aiuta anche nella vita quotidiana. Ogni piccola sconfitta può essere vista come una piccola morte, come la conclusione di un ciclo, all’interno del ciclo della nostra vita. In questo modo, la vita è eterna: è il ciclo della nascita e della morte, come la nostra anima, che appartiene alla vita non solo dalla nascita e fino alla morte.
Neve è un’anima pura e la sua storia è tutto questo: un groviglio apparente di sentimenti che fanno male e pesano nelle viscere dello stomaco ma che appena si dipana -non senza difficoltà- infonde un benessere positivo che irradia calore e appagamento. Anche la neve fa parte di un ciclo, quello dell’acqua che come l’amore non ha forma e scava nei sentimenti dentro le parti nascoste di ognuno di noi.
Dovete leggere questo libro perché Eloisa Donadelli ha una scrittura perfetta e potente che con un’apparente leggerezza sa descrivere invece la durezza della vita. Come per il precedente Le voci delle betulle, ritorna nella natura per ricongiungerci ad essa in maniera ancestrale, ricordandoci che siamo noi a dover imparare da lei e non il contrario! Attraverso poi temi assolutamente attuali che caratterizzano la vita dei protagonisti, quali famiglia, amicizia, amori e convenzioni sociali, entrerete in empatia con loro e li amerete, vi posso assicurare, tanto quanto li ho amati io. Ricordami nell’acqua è un romanzo intenso e molto poetico, un’indagine sui sentimenti che vi colpirà dritti al cuore obbligandovi a scavare nelle viscere di ciò che avete rinchiuso nel cassetto della memoria. Preparatevi ad una lunga maratona di lettura perché questo è uno di quei libri da cui non ci si riesce proprio a staccare fino all’ultima pagina!
Grazie quindi ad Eloisa per avermi regalato un’emozione così forte, il che non è per niente scontato. Sono davvero felice di aver conosciuto la storia di Neve e di averla potuta raccontare, sperando di avervi invogliati alla lettura.