Review Tour – Morte di una strega di Mariangela Cerrino
Trama Adémar de Cly ha trent’anni, è un medico erudito e possiede una dote che lo pone costantemente in pericolo: lui vede oltre. Può sapere quello che non è ancora accaduto e scoprire i segreti di chi gli sta accanto. Di ritorno dall’esilio volontario, dopo aver vendicato la morte della moglie e del figlio, Adémar giunge alla corte del pontefice ed è chiamato a destreggiarsi tra conti in sospeso, complotti e delitti. È proprio in questa occasione che incontra Isaline, una giovane donna rinchiusa nel Castello, che conosce a fondo l’arte della medicina e che è stata accusata di aver ucciso suo padre, ma che si rivela per lui un’ottima aiutante. Nonostante la tregua sembri vicina, l’ombra dell’Inquisizione si posa sul loro amore, e il malvagio domenicano Janus promette al valoroso Adémar che presto giungerà la sua fine.
Morte di una strega, libro di narrativa storica scritto da Mariangela Cerrino e pubblicato da Leone Editoreil 5 marzo appena trascorso.
Furono gli inglesi del Settecento i primi a chiamare il Medioevo Dark ages. Da allora l’espressione “secoli bui” è stata usata come metafora per indicare un’epoca di crisi, che evoca l’immagine di un popolo abbrutito dalla fame e dalla superstizione, di strade infangate, della barbarie del potere, di torture e di terribili pestilenze. Quasi ci si dimentica che il Medioevo fu anche il tempo di Dante, di Giotto, delle cattedrali e dei primi passi del diritto moderno. È sicuramente vero che il terrapiattismo imperava ma d’altra parte, questo sembra essere un pensiero ultramoderno pure oggi. Certo, si temeva l’avvento dell’anno Mille, anche se la maggior parte delle persone non sapeva nemmeno di vivere nel Mille, poiché il conteggio, in base agli anni di regno dei re, si diffuse proprio dopo questa fatidica data. La gente viveva ignara dei problemi del mondo, non esisteva nulla senza la salute e la fede, non c’era ancora la possibilità di istruirsi e la condizione sociale degradata era l’unica posizione possibile. Per questo, chi si differenziava veniva tacciato di qualsiasi impropero. La posizione della donna e la successiva caccia alle streghe fu implacabile quanto quella degli eretici, per cui l’Inquisizione mandò letteralmente in fumo le vite di chi non abiurava per rientrare nel cammino della “giusta fede”.
In questo scenario davvero terribile, si concentra la storia di Adémar, un medico erudito del tempo dai nobili natali, che ha la sfortuna -o possiamo dire fortuna- di riuscire a vedere oltre ciò che invece l’occhio umano riesce solamente a percepire. Sì, perché in un’epoca in cui il credo e la superstizione la fanno da padrone, e la cultura della ragione sembra essere l’unico mezzo per arrivare alla vera conoscenza, Adémar è costretto a guardarsi le spalle da coloro che cercano, con ogni mezzo, di possedere le sue abilità. Ma la cultura medievale, che concepiva se stessa come unicamente cristiana, che non ammetteva la separazione tra scienza sacra e scienza profana, tra verità di ragione e verità rivelata, è la vera ragione per cui il “sentire” di Adémar non riesce ad essere replicato. Il suo potrebbe essere visto come un potere mistico, ma è grazie alle esperienze terribili che lo accompagnano e al suo spiccato senso critico di osservazione, che riesce ad avere delle premonizioni su ciò che accadrà o su quello che è accaduto.
Isaline è una donna forte e determinata che combatte contro l’ignoranza dell’epoca, che la vuole strega per aver ricevuto l’istruzione medica. Ma questo resta fondamentalmente un gioco politico più che religioso, appare legato a un processo volto a rendere omogenea la cultura, legata a sua volta all’espansione del potere dello stato. Non è infatti un caso che la maggior parte delle persone processate e condannate come streghe siano state donne. La caccia alle streghe non fu semplicemente un’esplosione di isteria collettiva che cercò un capro espiatorio nelle streghe – benché naturalmente le istanze di potere approfittassero anche di questo aspetto. E quello che accade ad Isaline rende esattamente l’idea di ciò che una donna, con maggior intelletto, si doveva aspettare.
In uno scenario in cui l’Inquisizione sta per abbattere la propria scure, i giochi di potere del clero sono atti a possedere non solo alleanze politiche ma anche vile denaro ed i complotti hanno un sapore da vera spy story, Adémar e Isaline incroceranno le loro strade. E sarà solo grazie alle loro anime spezzate che finalmente troveranno la redenzione, non senza passare attraverso una girandola di eventi che porteranno ad un epilogo imprevisto.
Mariangela Cerrino con questa storia di resilienza e rinascita, ci porta in un periodo storico in cui risulta incomparabile la cultura della ragione. Proprio questa non era neppure pensabile come alternativa alla fede, così come non era nemmeno pensabile che l’ordine naturale dell’intelligibile potesse venire posto come alternativo all’ordine soprannaturale. Questa era la grande forza del pensiero medievale: una salda, armoniosa coscienza dell’unità del mondo, della relazione necessaria esistente tra la ragione e la fede, tra l’anima e Dio. Da tale coscienza discendevano lo stupore e l’ammirazione per la bellezza del creato e la radicata persuasione che la vita è ricca di significato, pur se la ragione umana non è sempre in grado di spiegarne tutte le apparenti contraddizioni.
Con la sua sapiente penna, le descrizioni minuziose inerenti alla ricerca storica, e svariati personaggi degni di nota che lasciano il segno tra le pagine, veniamo catapultati letteralmente in un mondo di terribili sofferenze e spazi bui in cui la vita, nonostante il pensiero degli illuministi, non ha quasi nessun valore. Perché alla fine, nonostante il credo contrapposto alla voglia di dare un volto al peccato contravvenendo a ogni regola morale, il destino compirà inesorabilmente il suo corso indipendentemente da tutto e tutti.