Review Tour – L’ultima donna di Jacqueline Druga
Trama Faye si sveglia su una pila di corpi in decomposizione senza avere memoria di come ci sia finita. Con molta difficoltà riesce a liberarsi, a raccogliere informazioni e a uscire dallo stadio, la prigione in cui si trovava. Scopre di essere sopravvissuta a un’epidemia di Ards, una misteriosa quanto terribile malattia che ha sterminato in pochissimo tempo la maggioranza della popolazione mondiale. Nel suo viaggio di ritorno verso casa, in uno scenario segnato dalla morte e dall’abbandono, incontrerà Dodge, un uomo dalle grandi qualità. Con il suo aiuto riuscirà a ricordare il suo tragico passato e a ritrovare la speranza nel futuro.
Un virus mortale. Il genere umano è in pericolo. Lei è l’unica sopravvissuta.
Review Tour – L’ultima donna di Jacqueline Druga, thriller distopico pubblicato da Leone Editore lo scorso 20 febbraio.
Parliamo di tempismo, il mio, e aggiungiamoci anche una dose abbondante di ipocondria, sempre la mia, condiamo il tutto con urla e pianti, e avremo la blogger farlocca, che si è ritrovata a dover leggere questo libro forse nel momento sbagliato, o forse è stato proprio il romanzo giusto nel momento in cui avevo bisogno di aggrapparmi alla mia razionalità. Non è necessario sottolineare che cosa stia attraversando il nostro Paese nell’ultimo periodo. L’emergenza sanitaria riempie le pagine dei giornali, viviamo ore angoscianti e ci auguriamo di superare indenni l’ennesima tempesta, sconfiggeremo il virus e l’epidemia e torneremo più forti, temprati dall’ennesima prova che la vita ci pone davanti. Ma immaginate per un attimo uno scenario diverso, apocalittico e surreale: vi svegliate una mattina e vi accorgete di essere gli unici sopravvissuti a quello che viene considerato un virus devastante. Questa è la situazione di Faye Wills. Senza alcun riferimento spaziotemporale, si ritrova circondata da migliaia di corpi in decomposizione. Lei stessa buttata tra quei cadaveri, considerata morta, abbandonata al suo destino. Nessun ricordo di quanto le sia successo, da sola in compagnia di terrificanti mosche che si cibano fameliche dei corpi. Breve è la confusione, perché l’istinto di sopravvivenza prende il sopravvento, si trova all’interno di uno stadio di calcio e deve uscire da lì, cercare di idratarsi e mettere ordine nei suoi ricordi confusi.
“Non potevo muovermi o respirare. Potevo solo guardarmi attorno. Ero in uno stadio di football. Da qualche parte vicino alla end zone. Il punto da cui si effettua il calcio piazzato era alla mia sinistra, ma la parte centrale era sepolta come tutto il resto. Sepolta sotto un’enorme montagna. Una montagna alta fino a dove riuscivo a portare lo sguardo, composta solamente da cadaveri.”
A fatica Faye riesce ad uscire dallo stadio ritrovandosi di fronte un paesaggio desolato, solo corpi abbandonati ovunque e un accampamento militare con altri cadaveri in avanzato stato di decomposizione. Dagli spacci militari riesce a farsi un quadro più chiaro della situazione : una terribile epidemia, un virus letale senza alcuna cura ha spento ogni forma di vita. Il suo ultimo ricordo è una serata con le amiche a bere, la sua routine giornaliera dell’ultimo periodo, ma come si può passare da una serata alcolica, una di quelle che annullano i pensieri, ad un incubo di tale proporzione? Non è il virus che ha tolto tutto a Faye, è stata la vita spesso bastarda a giocarle un brutto tiro. L’autodistruzione, dopo che un terribile incidente mortale l’aveva privata di tutta la sua famiglia. Rimasta sola, di continuare a vivere non le importava quasi più. Per questo annegava i suoi dispiaceri nell’alcol, sperando che le annebbiasse i pensieri e la portasse all’autodistruzione. Ma paradossalmente è questa nuova situazione a tirarla fuori da quella spirale discendente. Adesso vuole sopravvivere, tornare a casa e capire perché proprio lei è l’unica indenne dalla pandemia globale.
“ARDS. Acute Respiratory Distress Syndrome. Sindrome da stress respiratorio acuto. In Europa aveva cominciato a diffondersi a febbraio… gli scienziati non avevano mai trovato un solo caso di immunità alla malattia. Nemmeno un caso? E io cos’ero? Un colpo di fortuna o ero davvero l’unico caso ad averla sconfitta su quasi otto miliardi di persone?”
Capite da soli quali siano state le mie difficoltà nell’affrontare questo libro, non ero abbastanza lucida quando l’ho ricevuto, ho finto che non esistesse, ho nascosto il volume sperando di dimenticarlo, ma una strana forza attrattiva mi spingeva tra quelle pagine. Il perché è facile da spiegare: nonostante lo scenario apocalittico e distruttivo, L’ultima donna è un libro intriso di speranza, un romanzo positivo, una lettura che, anche in questo periodo di incertezza e grande dolore, può aprire uno spiraglio verso il futuro, può infonderci coraggio e, perché no, aiutare i soggetti ipocondriaci come la sottoscritta ad avere un approccio più razionale alle cose. Faye è una donna con un grandissimo coraggio, la vita è stata davvero dura con lei. Le ha tolto tutto, non le ha dato un motivo per continuare ad andare avanti e nello stesso tempo le ha invece offerto la possibilità di riscattarsi, di avere un obiettivo per il futuro. Ci sarà un motivo se è rimasta l’unica al mondo, ma è davvero da sola? Lungo il suo viaggio di ritorno verso casa, si renderà conto che non tutto è perduto, che può fare affidamento anche su altre persone. E la figura di Dodge, un carcerato, anche lui incredibilmente sopravvissuto all’epidemia, sarà indispensabile per questo percorso di crescita. Jacqueline Druga esordisce in Italia con un romanzo dai tratti distopici che incanta il lettore. Ve lo avevo detto a inizio recensione, non ero particolarmente convinta di potermi misurare con un testo del genere, in questo momento. Sono contenta di essere andata oltre le mie paure, perché quello che emerge dalle pagine è una storia colma di speranza. Una volta annullate tutte le mie perplessità , sono riuscita a godermi una bella lettura e ho messo da parte le mie assurde ipocondrie. E se ci sono riuscita io, non fatico a immaginare che possiate farcela anche voi. Leggetelo.