Review Tour – Io non mi innamoro di Cinzia La Commare
Trama Lei non lo sopporta.
Lui non sa tenere la bocca chiusa.
Una spedizione all’Artico.
Un mistero da risolvere.
Un mese da trascorrere insieme nella stessa casa.
Harpa ha ventisei anni, laureata in Cultura nordica, lavora come assistente all’Università di Reykjavík, sull’Isola di Baffin partecipa al suo primo scavo archeologico da ricercatrice volontaria. Il suo obiettivo? Fare gavetta e diventare lei stessa in futuro una ricercatrice a capo delle spedizioni.
Anche Lake, trentaduenne di Bristol, è alla prima spedizione ma come esperto in archeologia odontoiatrica. Per non annoiarsi ha bisogno di stimoli continui ed è per questo che, pure avendo da poco avviato un suo ambulatorio, decide per un nuovo cambio nella carriera e si unisce alla squadra di scavo inglese che collabora con quella islandese.
Harpa e Lake, ignari della reciproca partecipazione al progetto, siglano un contratto che li impegna per la durata di un mese. Quello che non possono sospettare è che, per una svista, saranno obbligati a convivere nello stesso appartamento.
La cosa più irritante? Harpa e Lake si sono già conosciuti due anni prima e tra di loro è stato odio a prima vista.
Per resistere al mese di convivenza dovranno ideare un piano di sopravvivenza, ma attenzione alle controindicazioni!
Review Tour – Io non mi innamoro di Cinzia La Commare, contemporary romance autoconclusivo, autopubblicato oggi 15 aprile 2021.
Ci siamo finalmente, vi confesso che non vedevo l’ora di conoscere queste due teste dure che abbiamo già incontrato in un altro romanzo dell’autrice La metà imperfetta. A chi non l’ha ancora letto, consiglio di recuperare subito, sebbene siano due romanzi assolutamente indipendenti l’uno dall’altro, la curiosità di sapere sempre di più sui personaggi secondari comincia ad essere una prerogativa dei libri di Cinzia La Commare. Ed essere persino accontentati non ha prezzo!
Harpa e Lake sono due protagonisti che lasciano il segno, mi avevano già profondamente colpita come fratelli rispettivamente di Birkir e Sunday (La metà imperfetta appunto) che, esattamente come cane e gatto, si accapigliano, metaforicamente parlando, a suon di battute pungenti e siparietti davvero comici.
Non vedevo l’ora di leggere di loro, sapevo già sarebbe stato molto divertente, ma mai mi sarei aspettata che sarebbe stato anche tanto faticoso. Che fatica stare dietro a due animi così cocciuti, profondamente diversi caratterialmente quanto d’accordo su una cosa soltanto: loro non si innamorano, MAI!
«Io non mi innamoro», gli rispondo sicura.
Lake questa volta si gira per guardarmi.
«Intendi di me o in generale?»
«Intendo che non mi è mai capitato. E anche di te», risolvo categorica.
«Bene», esclama con un tono sollevato. «Nemmeno io mi innamoro».
Questo lo vedremo! Ma partiamo dall’inizio…
Harpa lavora come assistente all’Università di Reykjavík, in Islanda e, quando le si presenta l’occasione di partecipare ad uno scavo archeologico in veste di ricercatrice volontaria in Canada, sull’isola di Baffin, accetta di buon grado, con l’intento di fare esperienza sul campo e di allungare così le voci sul suo curriculum.
La squadra islandese di cui fa parte verrà affiancata a quella inglese, incaricate entrambe di trovare i resti di due vichinghi morti da più o meno un millennio. Indovinate un po’ chi fa parte della squadra inglese? Proprio il nostro Lake, in veste di odontoiatra archeologico. In fondo ci si aspetta di rinvenire dei teschi molto antichi, e bisogna intervenire rapidamente nel caso questo accada.
Già così è un mezzo disastro preannunciato, questi due, non solo non sanno stare nella stessa stanza senza lanciarsi frecciatine al vetriolo e dirsene di tutti i colori, ma se potessero si tirerebbero dietro pure tutto l’arco. Immaginate quindi cosa accadrà quando scopriranno che per un errore nell’organizzazione, ad entrambi è stato assegnato lo stesso alloggio, e con nessuna possibilità di trovare altro luogo in alternativa. Catastrofe di dimensioni epocali mode on!
«Se qualcuno mi avesse detto che sarei rimasta bloccata all’Artico con te, in un monolocale di trenta metri quadri per giunta, avrei rinviato la carriera di ricercatrice per mungere pecore nella tundra islandese», brontolo.
Ora, va bene che fanno tecnicamente parte della stessa famiglia coi rispettivi fratelli ormai felicemente sposati, ma vedersi quelle due volte l’anno era già abbastanza – se non quasi di troppo – così invece diventa proprio cattiveria gratuita. Convivere, per un mese intero, condividendo una cucina e un’unica camera da letto comincia a prospettarsi seriamente rischioso per due che non si sopportano come loro.
O forse no?
Lake è il classico playboy da strapazzo, arrogante, spocchioso, un po’ infantile, narcisista, con una donna diversa ogni sera, zero legami, zero responsabilità, eterno Peter Pan.
Harpa ha un carattere forte, spigoloso, una donna dallo sguardo tagliente e dalla lingua biforcuta, che non le manda certo a dire. Soprannominata da Lake stesso la donna cactus, perché estremamente pungente, in grado di pungere anche a distanza.
Ma è davvero possibile che non accada niente tra due adulti single che condividono lo stesso letto, per un intero mese? Senza considerare il dover lavorare sempre a stretto contatto grazie al ritrovamento del Signor Boh?
Nah, non ci crede nessuno!
«L’amore ti decapita e non sono disposta a perdere la testa»
Wow, che fatica ragazzi! Questi due sono stati due ossi duri da gestire, e da digerire anche. Cocciuti, testardi fino all’inverosimile, convinti di bastare a sé stessi e rivestiti di una corazza che scherma ogni sentimento vagamente somigliante all’affetto o all’amore. Mi hanno dato del filo da torcere, così come credo gliene abbiano dato all’autrice, perché è inevitabile soffrire coi propri protagonisti quando prendono decisioni sbagliate e fanno cose che non dovrebbero fare. D’accordo che è l’autore a decidere, ma credo anche che determinate dinamiche vengano da sé e che ad un certo punto sono i personaggi di cui si scrive a decidere per te. Non so spiegarvi bene la sensazione, ma a me è arrivato forte e chiaro che Harpa e Lake abbiano deciso da soli il cammino da intraprendere, con somma disperazione anche di Cinzia stessa!
*Cinzia, correggimi se sbaglio eh 😀*
Come faccio a sapere se sono davvero innamorata, quando non mi è mai successo prima? Come può saperlo lui, se non gli è mai capitato? Forse siamo soltanto offuscati da questo posto, da questa situazione, dall’attrazione fisica innegabile.
Tra tutti, è Harpa quella che mi ha più sorpreso. Restia fino all’esasperazione a lasciarsi andare, ad aprirsi ad un sentimento mai provato prima, ma che quando lo si prova – anche se non è possibile paragonarlo a qualcosa di pregresso – lo si riconosce, dolente o nolente, sempre.
Lake invece mi ha spiazzata. Anche se non gli perdono una scelta compiuta in un momento d’ira, ho letteralmente amato il suo personaggio. Dimostra coraggio nell’accettare e poi nel rivelare i propri sentimenti, è il primo che prende coscienza di ciò che sta accadendo e lo accetta, suo malgrado. Ha suscitato in me una tenerezza senza eguali, grazie anche al doppio Pov della narrazione.
Cinzia La Commare ha ancora una volta fatto centro, Io non mi innamoro a mio avviso ha tutto: due personaggi accattivanti e un’ambientazione favolosa che si porta dietro un’informazione molto dettagliata sulla cultura norrena. Inoltre, tanto di cappello sempre all’autrice che tra nozioni storiche e nomi impronunciabili nonché impossibili anche solo da scrivere, è riuscita nell’impresa di farmi capire qualcosa sulla storia vichinga, dove neanche la mia prof. di Lettere ha mai avuto, ahimè, tanta fortuna. 😀
Quindi bravissima Cinzia, 5 stelle tutte per te ❤️