Review Party – Ritorno all’isola delle donne di Molly Aitken
Trama Al largo delle coste irlandesi c’è un’isola lontana. Un’isola dove il vento soffia senza sosta. Un’isola dove la legge è dettata dagli uomini e alle donne è concesso solo di essere madri o figlie. Qui, in una notte di tempesta, Oona viene alla luce. Il suo pianto sovrasta il ruggito delle onde e già presagisce sventura. Figlia della rabbia e del dolore, Oona è una ribelle, non le importa nulla della disciplina che la madre le impone, tentando di tarparle le ali. L’unica persona in grado di capirla è Aislinn. Lei è diversa dalle altre donne dell’isola: ha scelto la libertà e per questo è temuta e disprezzata. Grazie a lei, Oona impara a essere sé stessa. A non avere paura di inseguire i propri desideri, anche se sembrano sbagliati. Ma quando si osa troppo e non si rispettano le regole, il rischio è di pagare un prezzo alto. Ben presto, un evento tanto inaspettato quanto violento si abbatte su Oona, che è costretta ad abbandonare l’isola e a prendere il largo, anche se non nel modo in cui aveva immaginato. Da allora sono trascorsi trent’anni. Un tempo lunghissimo in cui Oona ha cercato di non guardarsi indietro e di dimenticare quello che è stato. Ma adesso deve tornare sull’isola dove tutto è iniziato. Perché è lì che sua figlia è fuggita. Ed è solo e soltanto lì che potrà dare voce a ciò che non ha mai confessato prima: una verità capace di regalarle la libertà che cerca da tutta la vita.
Ritorno all’isola delle donne di Molly Aitken, libro di narrativa contemporanea pubblicato da Garzanti Editore oggi 15 aprile.
Il libro di cui vi parlo oggi, oltre ad essere davvero bello, ha una connotazione ben precisa: non parla solo di donne ma più precisamente del legame tra madri e figlie. Un legame così forte e così unico che come ben saprete ci condiziona a vita. Vi è mai capitato di pensare che, crescendo, state diventando esattamente come vostra madre? Beh state tranquille, non state impazzendo perché la spiegazione è insita in noi, nei recessi della nostra mente rispetto a ciò che abbiamo vissuto fin dalla nascita. Che abbiate quindi un rapporto conflittuale o una connessione quasi paranormale con vostra madre, sappiate che le sue emozioni sono legate alle vostre e viceversa.
Una madre per una figlia rappresenta sia il modello di donna a cui guardare (per identificarsi in lei e al tempo stesso cercare di differenziarsi) sia il modello di madre (come funzione che la bambina acquisirà poi nel tempo). Ma quando tutto ciò è confuso e pieno di emozioni contrastanti, tra rabbia, odio misto a senso di colpa e tenerezza, ecco che sopraggiunge inevitabile il punto di rottura.
Oona è nata e cresciuta ad Inis, un’inospitale piccola isola dell’arcipelago irlandese, battuta dal vento e dal mare impetuoso. Tanto lontana dalla terra ferma quanto dalla modernità e divisa costantemente tra folklore e fanatismo religioso, Inis è l’antitesi dell’idea bucolica che solitamente abbiamo di queste terre di confine. La sua comunità è costituita infatti da uomini pescatori provetti e donne dedite alla cura domestica, senza modo di soverchiare le convinzioni ataviche: sull’isola ci si aspetta che le persone abbiano un unico pensiero e si conformino alle aspettative.
A Inis il potere delle donne è anche il frutto del peccato. La femminilità è dipinta come una maledizione e certamente il folklore, la superstizione e il pettegolezzo malizioso sono usati vergognosamente dalle donne stesse per autoinfliggersi punizioni che alimentano questo circolo vizioso. Ma Oona ha il fuoco dentro ed una sete di libertà che mal si conciliano con questi dogmi e lotta strenuamente per liberarsi da questa identità che non le appartiene.
Le domande che la attanagliano non comprendono l’idea di sottomissione all’uomo e nemmeno il potere unico esercitato delle madri sulle ragazze, obbligate ad una vita monastica, cresciute con l’unico scopo di essere angeli del focolare.
Da bambina vivace e ribelle qual è ed in perenne contrasto con la madre, apparentemente devota ma ipocrita nel suo fervore religioso, capisce fin da piccola che il suo unico modo per vivere veramente è lasciare l’isola. Così alla prima occasione emigra in Canada lasciandosi dietro le spalle tutto il suo mondo, convinta che basti mettere la distanza di un oceano per dimenticare il proprio terribile passato.
Ed è proprio qui che inizia questa incredibile storia, perché nel presente Oona è alla ricerca di sua figlia che sembra essere scomparsa nel nulla. Quella figlia che ama con tutto il suo essere ma con la quale allo stesso tempo non è mai riuscita a costruire un legame profondo. Quella stessa figlia che ha riavvolto il filo della storia di due generazioni per ritrovare la propria tornando all’origine di tutto, l’amata ed odiata Inis.
Ritorno all’isola delle donne di Molly Aitken è uno di quei libri suggestivi che catturano non solo grazie alla prosa eccellente ma soprattutto per quest’effetto lirico e mistico totalmente affascinante. Le immagini della natura e l’esistenza quotidiana sull’isola remota prendono vita attraverso le pagine in cui riecheggiano racconti popolari della mitologia irlandese. Io l’ho amato moltissimo e non serve esserne esperti per percepirne il valore. Faccio fatica perfino a raccogliere i pensieri per poterne parlare tanto è stato il mio coinvolgimento. Ma tranquilli non vi ho raccontato nulla di compromettente! Anzi è talmente intriso di significato che spero di avervi invogliati alla lettura.
Ma torniamo a noi, la storia è raccontata su due piani temporali ben distinti, tra l’infanzia di Oona ed il rapporto difficile con la madre da un lato e l’intenso conflitto nel presente con la figlia adulta dall’altro. Questa divisione tra madre e figlia in due periodi di tempo diversi e per ragioni completamente diverse è decisamente realistica -oltre ad essere il perno del racconto- e riflette le relazioni spesso tumultuose che abbiamo con i nostri genitori nel corso della vita.
Oona adulta si rende conto di portare segni profondi della sua vita sull’isola, che l’ha lasciata totalmente traumatizzata e disconnessa dalla realtà delle relazioni. Il percorso che sta per intraprendere è una lotta personale in cui capirà che bisogna affrontare il dolore prima di poter amare e lasciarsi amare a propria volta.
Nasce così la storia di un’isola bloccata nel passato e perseguitata dalla paura dalla modernità. Di persone amareggiate intrise di rimpianti e donne punite per essere semplicemente nate femmine in un mondo di uomini. La natura magica ha come antitesi tutta la crudeltà e il rancore di cui sono capaci gli esseri umani, intrecciando tragedia e rimpianto, così come il trauma mentale e l’aggressione sessuale. E’ stato difficile affrontare certi passaggi, lo ammetto, e nonostante il tono generale del libro sia piuttosto triste e addolorato, questa per me rimane una storia ricca di significato per tutte le madri e le figlie che hanno bisogno di ricongiungersi.
Molly Aitken debutta in maniera esplosiva con Ritorno all’isola delle donne, un libro seducente che ammalia fin dalle prime pagine e che non potete certo perdervi. Ricco di sentimento vi commuoverà per gli argomenti delicati trattati con maestria, l’amore tra fratelli, la maternità, la ricerca di un’identità, la memoria del passato e infine la perdita. La scrittrice ha saputo tuffarsi sempre più a fondo nelle emozioni della protagonista e soprattutto negli eventi che l’hanno portata a tornare sull’isola, affrontando le proprie paure con la sola speranza di poter ricominciare a ricostruire un futuro. Intrecciando il mondo mistico con le vite degli isolani, ha anche elevato il romanzo dall’ordinario rendendo l’atmosfera eterea ma anche inquietante. Tutto ha giocato a suo favore, dalla natura incontaminata ed aspra, in cui la narrazione piena di immagini meravigliose sembra prendere il sopravvento, al connubio perfetto tra passato e presente della protagonista.
Essere donna è molto complesso ed implica delle riflessioni profonde sui valori che si vogliono difendere, sia come società sia all’interno della famiglia. Ciò nonostante, il rapporto conflittuale con una madre per certi aspetti inadeguata è una situazione avvilente da cui si può uscire. Oona ci insegna che attraverso questa dolorosa esperienza si possono sviluppare delle capacità positive, trasformando un circolo vizioso in virtuoso. Io sto ancora imparando ma fortunatamente la vita non è un’equazione matematica e le sue infinite sfumature e le possibilità di relazioni sane ci offrono la strada per recuperare noi stessi.