Review Party – Quando la montagna era nostra di Fioly Bocca

Trama: Il coraggio e l’amore parlano le stesse parole.

Lena conosce ogni cima, ogni sentiero, il punto esatto in cui il fitto del bosco dirada per diventare dorso pietroso o alpeggio. Conosce a memoria ogni anfratto di quel paese e delle montagne che lo circondano. Perché lì è dove si sente a casa. Lì è dove è cresciuta, con una madre che le è sempre sembrata distante e un padre che, invece, le ha dato tutto l’affetto di cui aveva bisogno. Lì è dove, negli anni, ha accumulato tutti i suoi ricordi, sia quelli che sono una carezza lieve sul cuore sia quelli che pesano come un macigno. Proprio lei che ha messo in pausa la sua vita in una solitudine sempre uguale, avverte ora uno smottamento, come una piccola frana che fa sentire la sua eco fino a valle. Perché Corrado è tornato. Corrado che, molti anni prima, è andato via senza dire addio. L’uomo con cui Lena ha condiviso l’amore per le montagne come con nessun altro. Erano solo due ragazzi, ma il legame che li univa era profondo, saggio e maturo. È da tanto tempo che non si vedono, ma si sa che questo al cuore non interessa. E quando Corrado vorrebbe spiegare le ragioni della sua scelta, Lena non sa se ha la forza di sostenere il peso di quegli eventi taciuti. Per lei, ormai, sono porte chiuse, o così si è sempre detta. Ora che sua madre sta perdendo i suoi ricordi, lei non sa se vuole ridare una voce ai propri. Possono fare male. Oppure possono essere come un vento che, mentre si è in quota, spazza via le nuvole e finalmente riporta il sole.
Fioly Bocca ha una penna delicata che dipinge con maestria ogni angolo nascosto dell’anima. Un’autrice bestseller capace di condurre i suoi lettori per mano tra le montagne che ama e tra le emozioni della sua protagonista. Una storia di coraggio, di amore e di legami familiari.

Quando la montagna era nostra di Fioly Bocca, libro di narrativa contemporanea pubblicato da Garzanti oggi 24 settembre.

La montagna è pura poesia, un’emozione personale quanto un’esperienza che difficilmente può essere spiegata e che ognuno vive a modo proprio. Personalmente non è un viaggio per staccare ma un’avventura per crescere a contatto con la natura più selvaggia, che ancora oggi si preserva incontaminata. Certo, io ho il vantaggio di abitarci in montagna, proprio nei luoghi citati in questo libro, e quindi questa non è altro che una fantastica quotidianità!

Ma per chi non ne è avvezzo, sappiate che camminare nella natura, sentirne gli odori, apprezzarne i colori e i panorami, regala un benessere che non ha prezzo, se non quello della fatica. Solo chi è pronto a mettersi in marcia può infatti godere dello spettacolo offerto dalle montagne, che regalano bellezza, gioia e libertà, ma anche rispetto e sacrificio.

Se si ha la pazienza di aspettare, e la voglia di ricevere, la montagna dona senza mai chiedere: il venticello fresco, l’aria pura o il brivido di conquistare una vetta. Che sia estate o inverno non stanca mai, con i suoi imponenti versanti e le alte vette, la guarderesti tutto il giorno perché ogni volta suscita la scoperta di un nuovo particolare diverso ma mai banale. Proprio per questo nessuna fotografia o quadro riusciranno mai a racchiudere il selvaggio, l’adrenalina, l’emozione e il sentimento che le montagne regalano nell’attimo in cui le contempli.

Ecco perché la montagna, per me, è soprattutto sapersi godere l’attimo.

Lena è la protagonista del romanzo di cui vi parlo oggi, un’insegnante che ritorna al paese per prendersi cura dei genitori, soprattutto della madre malata. Non è una scelta facile quella di lasciare la comodità della città per l’asprezza della sua valle d’origine, quella Vallarsa che già il nome è tutto un programma -una valle scavata dal torrente Leno tra due gruppi montuosi importanti, quello del Carega e del Pasubio, che furono teatro della prima guerra mondiale-.

Per arrivare ad Obra serve una buona dose di travelgum e si capisce quindi che, nonostante la bellezza della montagna riempia totalmente il campo visivo, la vita lì è perfettamente in simbiosi alle esigenze della natura.

Ma Lena è una donna forte, che ha forgiato il proprio carattere nel tempo, proprio come la montagna viene erosa, così esposta alla mutabilità degli agenti atmosferici. E proprio per questo, una volta ambientata, il richiamo della natura si fa sentire ancora una volta riportando a galla ricordi -non solo positivi- che credeva di aver chiuso per sempre in un cassetto come le lettere di Corrado, quell’amore giovanile in cui tanta speranza aveva riposto.

Nascosta dietro una corazza, per non far soffrire il suo cuore ancora una volta, Lena fatica ad aprirsi, combattuta tra la voglia del cambiamento e la difficoltà di lasciarsi andare. Sarà però l’arrivo di Corrado, richiamato al paese per un lutto famigliare, a scardinare definitivamente tutte le sue difese. Riappacificata con la natura, che ha sempre fatto parte di lei, Lena impara a non aspettarsi nulla, provandoci ugualmente. Questa lezione di vita semplice, ma di grandissimo impatto, è accompagnata dalla consapevolezza che ognuno ama come può perché l’amore, come ha detto anche Garcia Marquez, non è unicamente vivere sulla cima della montagna, perché la vera felicità sta nel come questa montagna è stata scalata.

Ma quella che potrebbe sembrare una semplice storia, diventa straordinaria attraverso la penna di Fioly Bocca che tratteggia il personaggio di Lena in maniera eccelsa, prendendoci per mano attraverso questo viaggio di rinascita.

Lena è quindi fragile ma forte allo stesso tempo, una donna piena di insicurezze derivanti dall’infanzia, e dal rapporto difficile con la madre, ma anche dalla sua adolescenza segnata dall’amore intenso per Corrado, e da una malattia che l’ha piegata ma non spezzata. Nonostante tutto lotta per ritrovare sé stessa e per sentirsi finalmente accettata, non da altri, ma dalla sua stessa immagine allo specchio, ricercando la voglia di riscatto verso un futuro che pensava precluso.

Per lei si provano sentimenti contrastanti, dalla voglia di scrollarle il torpore di dosso fino al tifo scatenato che vi verrà spontaneo una volta intravisto il bagliore della sua rinascita. E finirà per conquistarvi, non ne ho il minimo dubbio, in particolare per il suo percorso durante questa storia.

Un ruolo importante lo ricopre la famiglia, sia quella di Lena che di Corrado, perché le proprie radici e quindi l’impatto che ogni persona ha su di noi durante la nostra crescita, è fondamentale per le persone che diventeremo. Lena è cresciuta con una madre che non l’ha mai fatta sentire perfetta ma sempre fuori posto, e questa convinzione portata avanti negli anni ha reso difficile e diffidente il rapporto con il prossimo. In contrapposizione a questo, il padre, che invece non faceva che vederla per quanto era straordinaria. Ma le debolezze dei genitori, che ricadono sui figli, vengono svelate quando le malattie da superare sono scogli che devono per forza essere attaccati insieme per poterli vincere. Ed è proprio questa similitudine tra il passato della famiglia di Lena, che viene a galla nel presente, e quello terribile dei ricordi di Corrado, che li riunirà sotto un cielo stellato fatto di verità per troppo tempo taciute.

Ecco quindi che Fioly Bocca ci insegna, attraverso questa storia leggera ma toccante, l’importanza di accettare, imparando a vivere la vita con serenità e ritornando ad una forma più essenziale di noi stessi, che possiamo ritrovare solo in armonia con la natura. Non vi è venuta voglia di prendere armi e bagagli per trasferirvi? Questo è un libro che scava nel profondo lasciando il tempo a riflessioni su sé stessi e il senso della vita.

Sarà sicuramente capitato anche a voi di avere il cuore esposto alle intemperie, è quindi fondamentale saper ritornare sui propri passi, venendo a patti con il passato che non sempre è perfetto, poiché nemmeno noi lo siamo e tantomeno lo è la nostra famiglia. Possiamo però fare qualcosa per cambiare la condizione, proprio come Lena e Corrado, lasciando indietro i fantasmi del passato per costruirci da noi il futuro.

Se la famiglia è di fatto la nostra origine, le nostre radici, l’imperativo è trovare un equilibrio per differenziarsi, pur mantenendo questo legame.

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