Review Party – Poirot. Tutti i racconti di Agatha Christie

Trama Tutte le avvincenti indagini di Hercule Poirot, il piccolo detective belga dalle infallibili “celluline grigie”, nato dalla fantasia di Agatha Christie sono qui raccolte in un unico volume nel quale la vocazione narrativa della Regina del Giallo si esprime al suo meglio: storie che coinvolgono il pubblico in un raffinatissimo gioco di intelligenza accompagnate da raffinate illustrazioni d’epoca in bianco e nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

Review Party – Poirot. Tutti i racconti di Agatha Christie, antologia che raccoglie i 59 racconti dedicati all’investigatore belga più famoso al mondo, in uscita oggi 1 settembre , grazie ad Oscar Vault Mondadori.

Buon compleanno, Hercule Poirot!

Non potevo non cominciare così per parlarvi di questo incredibile personaggio, colui che ha formato la mia preparazione e il mio amore sconfinato per il giallo poliziesco, nato dalla penna della donna che viene considerata, a ragione, la capostipite di questo genere, che resiste ancora allo scorrere del tempo: Agatha Christie. L’autrice si è lasciata fortemente influenzare da colleghi scrittori, tutti uomini, che hanno preceduto la sua ascesa nell’Olimpo, basti pensare a Raymond Chandler, o Dashiell Hammett, fino ad arrivare ad Arthur Conan Doyle, e viene presa ancor oggi come modello da seguire, qualcuna da imitare. Il perché è facilmente intuibile. Se ai suoi colleghi servono scenari violenti e cruenti, secondo la scuola di pensiero dell’Hard-Boiled, la Christie conserva integra l’illusione e la coerenza di raccontare nei suoi romanzi ogni singolo omicidio senza che una sola goccia di sangue di troppo macchi le pagine da lei vergate. Non è quindi alla morbosità del lettore che punta, quanto ad attirare la sua attenzione, a renderlo partecipe di una indagine, a sfidare in una gara di intelligenza impari il suo piccolo investigatore privato belga, Hercule Poirot. Gara di intelligenza impari, lo ribadisco, perché poco importa quanto vi sentiate preparati, non fa differenza se tenete gli occhi aperti e sottolineate ogni singolo capitolo e raccogliete prove o fate attenzione ad ogni battito di ciglia sospetto, il piccolo investigatore con la testa ad uovo farà scendere in campo le sue preziosissime celluline grigie e sarà avanti a voi anni luce.

Nel 2020 questo incredibile personaggio, non particolarmente amato dalla sua mamma letteraria che più volte lo ha minacciato di farlo fuori con un tratto di penna, compie 100 anni. O, meglio, è trascorso un secolo dall’esordio dell’investigatore belga nel primo romanzo a lui dedicato, Poirot a Styles Court. Romanzo che fu fortemente voluto dalla sorella maggiore di Agatha, Margaret, che la sfidò a scrivere una storia poliziesca simile a quelle che la giovanissima Agatha trovava sui comodini dei pazienti dell’ospedale, presso cui prestò servizio come volontaria durante i due conflitti mondiali. Lo stesso ospedale in cui acquisì l’esperienza necessaria in fatto di veleni, che diventeranno in molti romanzi successivi la sua arma del delitto preferita. Ma da dove prese l’ispirazione per caratterizzare l’investigatore? Nella sua autobiografia, La mia vita, la Christie ci descrive minuziosamente la nascita del personaggio.

“A quell’epoca mi sentivo molto legata alla tradizione Holmesiana e la figura dell’investigatore mi sembrava davvero fondamentale. Non dovevo rifare un altro Sherlock, però, bisognava che mi inventassi un personaggio originale, al quale anch’io avrei fornito una specie di spalla…

Poi mi vennero in mente i rifugiati belgi… e perché non un investigatore belga? Dopo tutto gli espatriati erano persone di vario genere, tra cui avrebbe potuto benissimo esserci anche un ufficiale di polizia in pensione, non troppo giovane, e qui feci un grosso errore perché, stando ai calcoli, il mio investigatore dovrebbe essere ormai più che centenario.”

Ed ecco emergere, modellato dalla sapiente penna della Christie, quello che sarebbe diventato il suo personaggio più amato dai lettori di tutto il mondo. L’investigatore doveva avere delle caratteristiche ben precise a cominciare da un nome altisonante che non avrebbe sfigurato se accostato a quello del celebre Sherlock Holmes. Hercule le sembrò un nome abbastanza d’impatto e per il cognome si lasciò probabilmente influenzare da qualcosa letta distrattamente in un giornale: Hercule Poirot era stato creato. Adesso bisognava caratterizzarlo; lo immaginò come un tipetto buffo, non particolarmente alto, maniaco dell’ordine e della simmetria, con la propensione per le forme quadrate , di una intelligenza sopraffina e dotato di preziose celluline grigie. Agatha non poteva ancora saperlo ma aveva creato un personaggio del quale non sarebbe mai riuscita a liberarsi.

Poirot a Styles Court non ebbe il successo sperato inizialmente, l’autrice ancora inesperta firmò con la casa editrice che le corrispose una misera cifra ma la legò a sé con un contratto che la impegnava per altri cinque libri. Saranno riviste come il Weekly Times e The Sketch, che invitano Agatha Christie a scrivere una serie di racconti brevi con protagonista Poirot, a consacrarla definitivamente come scrittrice di gialli. E in questo mirabile volume che esce oggi per Mondadori Oscar Vault troviamo tutti e 59 i racconti brevi che nel corso degli anni abbiamo avuto modo di conoscere perché giunti in Italia e raggruppati in diverse antologie dedicate all’autrice. Sarò onesta con voi, approcciarsi a questo libro senza avere una conoscenza pregressa alla Christie potrebbe essere un tantino ostico. Così come lo è stato per la sottoscritta provare a recensire i racconti senza rischiare spoiler indesiderati. La difficoltà principale nasce dalla brevità di ogni racconto; Agatha Christie non ha mai rinunciato ad un fine lavoro di introspezione dei personaggi, poco importa se li collocava in romanzi più ampi in cui il lettore aveva comunque la possibilità di coglierne ogni sfumatura o li introduceva in racconti brevi come questi dove la sinteticità, appunto, ne rendeva un po’ meno immediata la loro conoscenza. Quindi, leggete assolutamente Poirot, ma cominciate a farlo dai romanzi, che sono ben 32, e lasciatevi avvolgere dalle spire ipnotiche dei gialli con protagonista l’investigatore iniziando con la sua indagine d’esordio e, prima di arrivare a Sipario, che è l’ultimo romanzo a lui dedicato, regalatevi questo volume e continuate ad indagare.

Volume che si fregia non solo di una incredibile veste grafica ma è arricchita anche da meravigliose illustrazioni e da una chicca finale che mi ha strappato qualche risata. Nel 1936 Agatha Christie diventa popolare oltre Manica e, poco prima di essere pubblicata a New York, lascia che sia proprio il suo personaggio di punta a presentarsi al pubblico americano attraverso una lettera. Per la prima volta questa lettera viene tradotta in Italia . Hercule si scusa con l’editore per non poterlo raggiungere a New York, lo informa sul suo curriculum da investigatore privato e poi eccola, la stoccata che mi ha fatto ridere di vero cuore: cerca di parlare delle sue passioni e dei suoi hobby e accenna perfino alle sue letture preferite.

“Io non leggo quasi niente. Certo trovo diletto in Dickens e Shakespeare. Inoltre da buon cattolico leggo la mia Bibbia. Per quanto riguarda le storie di Sherlock Holmes sul quale mi interrogate, in molti le giudicano ammirevoli ma per me sono grandemente sopravvalutate.”

Agatha Christie attraverso le parole del suo figlio letterario ci comunica che il suo investigatore privato, sebbene inizialmente prenda spunto dal collega partorito da Conan Doyle, ha superato in astuzia e intelletto Sherlock Holmes.

Non so quale fosse l’intento della Christie con questa provocazione, di certo non ha mai nascosto la sua antipatia per il personaggio da lei creato. Si infastidiva ogni volta che qualcuno le chiedeva un nuovo libro, e forse anche per questo lo ha creato non particolarmente simpatico, con parecchie idiosincrasie, con l’ossessione per la polvere e i suoi baffi impomatati di cera. Lo ha cristallizzato nel tempo, lo ha beffeggiato più volte all’interno dei suoi racconti. In L’avventura di Natale lascia che alcuni ragazzi deridano il suo investigatore facendolo diventare un modello per un pupazzo di neve. Non sarà l’unica volta in cui Poirot verrà preso in giro, è capace di ridere di se stesso ma guai a mettere in discussione la sua intelligenza e la sua levatura morale. Fido compagno di gran parte delle sue avventure è il capitano Hastings, alter ego di Watson in Sherlock Holmes. A Hastings viene affibbiato il compito di raccontarcelo, Poirot, è lui in quasi tutti i romanzi il narratore onnisciente, quasi come se Poirot fosse troppo impegnato a svolgere le sue indagini per preoccuparsi anche di rendercele personalmente a voce. Lascia che a farlo sia il suo fidato e un po’ stupido amico.

Agatha Christie forse non immaginava che il suo pupillo sarebbe arrivato fino ai giorni nostri, nei suoi piani probabilmente c’era l’idea di sopprimerlo o di farcelo odiare. Se 100 anni dopo siamo ancora qui a parlarne, direi che non è decisamente riuscita nell’intento.

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Una risposta

  1. Manuela ha detto:

    Anche io come te mi sono avvicinata al mondo del giallo proprio grazie alla Christie. Concordo con te quando dici che è riuscita nel suo intento se dopo ben 100 anni riesce ancora ad affascinare tutti noi con i suoi racconti.

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