Review Party – L’equazione della colpa di Arianna Lombardelli

Trama Anna è cresciuta a Bari, si è trasferita a Roma dove si è laureata in Matematica, si è sposata, ha avuto due figli. Ma in realtà – se ne accorge ora – è sempre rimasta ferma, forse non è mai partita. Ha vissuto confidando che ogni traguardo superato equivalesse a un nuovo inizio, un esordio di felicità. È stata figlia, sorella, poi moglie, e madre: attenta a rispondere alle aspettative che quei ruoli implicavano, con la sensazione di non aver mai inciso la scorza della realtà per assaporarla davvero, per capire che gusto ci sentiva lei. E ora? Come mettere in discussione un’esistenza in cui non si riconosce più, quando altre vite sono intrecciate alla sua? Il senso di colpa le stringe la gola e lei cerca una soluzione tra le ferree regole matematiche in cui si è sempre sentita serena. Durante le sedute di analisi, Anna scopre la fatica di trovare la propria voce, a tratti scomoda, ingombrante. Il desiderio di essere quella voce mai ascoltata riaccende delusioni, senso di fallimento, paura. Ma anche la consapevolezza che gli errori che ha commesso sono lei : se non si lascia paralizzare dal senso di colpa e dalla contemplazione delle macerie da lì può ripartire. Questo romanzo racconta un risveglio, uno di quelli bruschi che spezzano il fiato nel cuore della notte, lasciando però il germe di un’idea nuova. Come se, dopo aver viaggiato a lungo sottocoperta, vedendo solo piccole porzioni di mare attraverso gli oblò, la protagonista salisse sul ponte della barca per respirare il mare, tutto il mare che finalmente riesce a vedere. Seguendo Anna nella discesa al centro di se stessa, la scrittura di Arianna Lombardelli emoziona e ferisce, disegna l’appassionante vicenda di una “seconda” formazione, quella di una donna adulta che sostiene la responsabilità di una famiglia, realizzando che quella responsabilità è parte di un’immensa costruzione, con i suoi muri verticali, le stanze da arredare e gli affacci esposti ai venti.

L’equazione della colpa di Arianna Lombardelli, libro di narrativa contemporanea pubblicato da Mondadori il 31 agosto appena trascorso.

Questo è uno di quei libri capaci di toccare nervi scoperti. Talmente realistico da obbligare il lettore a porsi quesiti scomodi, quelli che davvero feriscono nel profondo.

O altresì può fungere da catarsi: non c’è infatti modo migliore di capire quanto i propri problemi sono simili ad altri che leggerli nero su bianco. Quasi come se la carta rendesse ancor più veri e reali i pensieri.

Io ve lo dico, ho fatto fatica! Sono incespicata in questa lettura perché anche io sono figlia di genitori separati e divorziati. Mi sono sentita molto Sole e ancora di più Giacomo, ho visto in Anna la mia mamma e in Alessandro il mio papà. Ed anche se con dinamiche differenti, questo libro mi ha fatto rivivere un periodo davvero buio della mia vita.

E’ passato moltissimo tempo, l’eco di questo dolore si affievolisce sempre più, e mi accorgo che maturando riesco a comprenderne sfumature diverse. L’esperienza dà consapevolezza ed è proprio grazie a questa che ho cercato di analizzare dentro di me questa lettura.

Ne L’equazione della colpa l’autrice Arianna Lombardelli non parla infatti solo di crisi di coppia, di un amore finito, di una famiglia distrutta. Al centro di tutto c’è Anna, la protagonista, una donna che cerca per prima cosa sé stessa. Ed anche se non troverà mai tutte le risposte giuste alle domande che le affollano la mente, quantomeno ha il coraggio di decidere cos’è meglio per lei.

E’ chiaro che una situazione di forte stress che si protrae nel tempo porta la coppia all’allontanamento temporaneo o alla rottura. Diciamo che non viene mai seriamente messa in bilico la continuità del rapporto. Al contrario, se si tratta di una vera e propria rottura, tutte le basi su cui si reggeva la storia d’amore finiscono con l’essere frantumate per via di problemi insormontabili ed episodi limite che impediscono di recuperare la relazione.

Ed è proprio quello che succede ad Anna e Alessandro, una coppia sposata da anni con due figli -Giacomo e Sole- che ad un certo punto si scoprono totalmente estranei.

La profonda crisi di coppia genera incertezza, ansia e angoscia in Anna che, persa nella paura di affrontare il presente, finisce per scontrarsi definitivamente contro il muro della verità. E questa verità ha il sapore delle parole amare di Alessandro, che non capisce il disagio della moglie e cerca più che altro di salvaguardare la propria quotidianità.

Ma a questo punto le radici del problema sono da estirpare ancora più a fondo, nelle famiglie di entrambi, negli stili di vita, nell’educazione, nei pregi e difetti totalmente differenti.

Alessandro non è mai effettivamente cresciuto, non si è evoluto né come persona né come marito nella coppia. E’ ancora preso nel gorgo delle gerarchie familiari, troppo attaccato alla madre e totalmente succube del padre.

Anna invece scappa da Bari e dalla tipica famiglia chioccia del sud che la vorrebbe proteggere ed aiutare sempre. A Roma si sente libera di essere sé stessa, di vivere le proprie esperienze, di camminare con le proprie gambe, finalmente. Anna cerca un equilibrio che però non le dà il marito, nonostante due bellissimi figli e una vita normalmente agiata.

Ma di cosa ha veramente bisogno Anna?

La critica distruttiva, l’atteggiamento difensivo, il disprezzo nei confronti dell’altro e l’atteggiamento evasivo sono solo alcuni strascichi che il marito le lascia come ultimo regalo, un fardello pesante che si aggiunge al dolore e alla preoccupazione per i figli.

E nonostante tutto il dolore lei ci arriva, mentre raccoglie i cocci non solo di sé stessa ma anche della relazione andata in frantumi. Serve un intero anno di terapia con lo psicologo per capire che l’equazione della colpa si risolve solamente imparando prima ad amare sé stessa.

Osho diceva “Un uomo è esattamente simile a un pozzo.”

Per dare acqua, il pozzo deve essere pieno, ci deve essere acqua all’interno, e così anche l’essere umano può dare solo ciò che ha dentro di sé, ciò che prova realmente: più sarà in grado di amare se stesso e più potrà dare amore vero perché l’avrà provato sulla sua pelle, più sarà in grado di accogliere dentro di sé la bellezza del mondo, la meraviglia, la gioia e più potrà condividere questa abbondanza col mondo, allora sarà parte del flusso della vita.

E nel fluire non c’è scarsità, non c’è paura, c’è un continuo dare e ricevere, c’è una continua trasformazione: come la sorgente che fluisce verso il mare e poi diventa nuvola, pioggia, neve e di nuovo sorgente.

Sembra retorica o filosofia spiccia eppure spesso dimentichiamo quanto renderci felici è il perno su cui ruota l’intera esistenza. Un grazie di cuore ad Arianna Lombardelli che mi ha fatta soffrire ed arrabbiare, non lo nego, ma confezionando un romanzo perfetto per guardarsi dentro ha reso omaggio all’età matura e alle seconde possibilità.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.