Review Party – L’anno dopo di te di Nina De Pass

Trama San Francisco, notte di Capodanno. Come ogni sedicenne popolare che si rispetti, Cara si sta preparando a partecipare alla festa del secolo. Lei e Georgina, la sua migliore amica, indossano gli abiti comprati per l’occasione, si truccano come delle star e inventano una scusa per depistare i genitori riguardo la loro reale destinazione; dopodiché si precipitano a salutare l’anno nuovo in compagnia di tutti gli amici. Nel corso della serata, però, qualcosa va storto e le due amiche lasciano la festa in anticipo. Salgono in auto, imboccano l’autostrada e vengono travolte da un camion. Dopo lo schianto, Cara è l’unica a essere estratta viva dalle lamiere. Per nove mesi, la ragazza smette di vivere e rimane sospesa in una sorta di limbo, in cui a farla da padrone sono l’insonnia, il dolore e il senso di colpa. Disperata, sua madre decide di mandarla a Hope Hall, un collegio svizzero sperduto tra i monti, nella speranza che la figlia torni a essere quella di un tempo e ritrovi la voglia di vivere. Sullo sfondo incantato delle Alpi, Cara cerca di tenere tutti alla larga e di impedirsi di ricominciare, ergendo dei muri che, pian piano, vengono abbattuti dai suoi nuovi amici. E in particolare da Hector, un ragazzo affascinante, anticonformista e forse in grado di comprendere ciò che Cara sta passando meglio di chiunque altro. Più lei si avvicina a Hector, più la vecchia vita le sembra distante un milione di anni luce. Col passare dei mesi, infatti, Hope Hall ha il sapore di una rinascita, ma come può Cara concedersi la seconda occasione che a Georgina è stata negata per sempre? Un romanzo toccante che racconta di rinascita, di empatia e del potere salvifico dell’amicizia.

Review Party – L’anno dopo di te di Nina De Pass, Young Adult autoconclusivo in uscita oggi 17 settembre, edito da Sperling & Kupfer.

Da dove cominciare? Quando si affrontano libri con temi del genere non è mai facile trovare le parole giuste per rendergli giustizia. Quando una storia comincia con una simile tragedia, si sospetta che si soffrirà, è inevitabile, ma non è dato sapere quante lacrime essa sarà in grado di farci versare, se non fino a quando non si arriva alla parola fine.

Bene, il libro scritto da Nina De Pass è uno di quei libri che bisogna leggere tutto d’un fiato e fino in fondo, prima di dare un qualsiasi giudizio. Perché sebbene si soffra molto, lo si apprezza pienamente solo arrivando alle battute finali… con le lacrime agli occhi e un piccolo tuffo al cuore.

«Mamma! Non è cambiato niente. Non è bastato cambiare aria per guarirmi. La realtà è rimasta la stessa…» Poi, prima che riesca a trattenerle, altre parole mi sfuggono dalle labbra. Parole devastanti, corrosive, sepolte così in profondità dentro di me che mi lacerano salendo alla gola: «… È ancora colpa mia».

È la notte di Capodanno, Cara e Georgina hanno appena lasciato la festa a cui avevano preso parte; la prima alla guida, la seconda al suo fianco. Come qualsiasi cosa inaspettata, accade tutto in un battito di ciglia: uno scontro frontale e le due diciassettenni vengono travolte da un camion. È Cara la sola a sopravvivere e ad essere estratta dalle lamiere ferita ma viva, a G è toccata una sorte molto più avversa.

Quella notte ha segnato per sempre la vita di tante persone, soprattutto quella di Cara che si ritiene responsabile dell’accaduto.
Non una parola, non una lacrima, l’unica reazione della ragazza è stata quella di chiudersi a riccio, ergendo muri immensi e lasciando tutto il mondo fuori.

Come vorrei dire a G quanto mi dispiace. Mi dispiace tanto, G. Dovevo esserci io al tuo posto. Non capisco perché non sia toccato a me. 

Nove mesi dopo, spinta dalla madre che non ha più le forze di assistere all’autodistruzione della figlia, troviamo Cara alle prese col trasferimento in una nuova scuola situata lungo le Alpi svizzere, la Hope Hall, lontana ottomila chilometri da casa. Meglio conosciuta come No-Hope Hall: la scuola delle cause perse, soprannominata così per la forte tendenza del Rettore ad accogliere randagi.
Tutti gli studenti che la frequentano hanno o hanno avuto dei problemi da risolvere, la scuola si pone così come obiettivo principale quello di aiutarli ad affrontare ciò che non va nelle loro vite, tra regole ferree, intense lezioni e coprifuochi da rispettare alla lettera.

In questi casi è scontato che, se da un lato c’è un gruppo di persone che mira ad aiutarti, dall’altro la persona in oggetto non ha alcuna intenzione di farsi aiutare, crogiolandosi nel dolore, semplicemente perché è più facile così.

È proprio quello che farà la nostra Cara. Lei non vuole essere aiutata, non vuole andare avanti e imparare a lasciarsi il passato doloroso alle spalle, non vuole tornare a vivere. Perché G non c’è più, perché è colpa sua se è morta, perché resterà un’eterna diciassettenne mentre lei crescerà, si innamorerà, si sposerà, avrà dei figli; tutte cose che G non potrà mai fare o avere, perché è morta, perché Cara l’ha uccisa. O almeno questo è il pensiero di chi si sente colpevole, di chi soffre della sindrome del sopravvissuto.

Ambientarsi alla Hope Hall per Cara sarà difficile e traumatico: troppe paure da affrontare, troppi ascensori e teleferiche da prendere, troppe persone nuove che vogliono conoscerla, capirla, aiutarla, confortarla e perché no… amarla.

Può una ragazza a cui non è rimasto altro che annegare, perché anche sopravvivere è ormai diventato troppo, trovare degli amici – e forse anche qualcosa di più – in grado di farle capire che vivere è meraviglioso, che le cose assurde e dolorose purtroppo accadono e che non tutto rientra sotto il nostro controllo? Ma che soprattutto, la vita va avanti in ogni caso, non si ferma ad aspettare che riprendi a camminare, piuttosto ti lascia indietro, fino a farti annaspare per rimanere a galla, perché nonostante la voglia profonda di lasciarsi andare, ci sarà sempre quella vocina che lotterà per venire fuori, per dire che la vita è un dono e in quanto tale non va sprecato nemmeno un attimo. La cosa immensamente difficile resta dar retta alla vocina giusta.

«Qualcosa non va?» Tutto, vorrei rispondere, perché mi stai attirando verso di te quando dovrei allontanarmi. E perché per la prima volta da un anno non ho l’impressione di annegare.

L’anno dopo di te ha attirato piano piano la mia attenzione, all’inizio ho pensato che per il tema trattato si potesse creare una storia molto più commovente di come l’autrice ce la presenta. Ma andando avanti questa sensazione si è tramutata, trovandomi totalmente in balia degli eventi che vedono protagonista la nostra Cara.
Volete sapere la scena più commovente? Fazzoletti alla mano per l’incontro tra la ragazza e i genitori di G, singhiozzi assicurati!

«Ma sappi una cosa, Cara, è molto più facile odiarsi che perdonarsi. E tu devi perdonarti, tesoro.»

Quella che leggerete è una storia dove vince e predomina l’amicizia. Potrei parlarvi di Hector, ragazzo che avrà un ruolo fondamentale nella rinascita della protagonista, che la aiuterà ad aprirsi, che saprà spronarla e metterla in difficoltà allo stesso tempo, ma è un personaggio dalle mille sfaccettature che merita di essere scoperto solo attraverso la lettura del libro.

«…feriamo sempre le persone che amiamo di più.» Il suo sorriso diventa compassionevole. «Per questo fa tanto male.» 

Cara scoprirà che andare avanti è possibile, che quello che è successo a Georgina non può essere cancellato ma accettato sì, che va bene farsi aiutare, confidarsi, cercare una spalla su cui piangere. Che non occorre fare tutto da soli… perché insieme è meglio.

Rivolgo un’ultima occhiata alla lanterna, alle parole che ho scritto per G, e rileggo solo l’ultima frase…
Mi manchi.
Dio, quanto mi manchi.
Non ti dimenticherò mai.
C x

Ed è ancora con una piccola lacrima di commozione che vi consiglio di leggere questo libro e vi do appuntamento alla prossima <3
Simona

4 stelle

 

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