Review Party – La famiglia degli altri di Elena Rui

Trama Le convenzioni sociali hanno una sola utilità: offrire un rifugio sicuro quando non si sa bene che cosa fare. La pensa così Marta che, a trentaquattro anni, ha scelto di andare controcorrente, di non seguire i dettami della società e costruire una famiglia anticonvenzionale con il compagno Antoine. A unirli c’è il progetto, ambizioso e sentito, di seguire le orme di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, la coppia aperta per eccellenza. Ispirandosi ai due filosofi, Marta e Antoine credono che l’amore sia la più alta forma di libertà. Proprio per questo non deve conoscere costrizioni, ma esprimersi in un rapporto in cui la fiducia reciproca cancella ogni forma di esclusività e si traduce, prima di tutto, in un’intensa comunione intellettuale. Finora Marta si è detta convinta delle proprie scelte. Ma quando la morte improvvisa di nonna Ada la costringe a lasciare Parigi, dove vive e lavora, e a tornare nella natia Padova, le fondamenta del suo sistema di pensiero iniziano a traballare. Ben presto, tra saluti e cortesie di circostanza, Marta si troverà a fare i conti con una realtà fatta di segreti sepolti sotto una facciata di perbenismo. Segreti che faranno vacillare anche le sue poche e un tempo solide certezze. Perché la verità è che non esistono famiglie ideali e perfette. Ogni famiglia è felicemente imperfetta a modo suo. Con uno stile tagliente, preciso ed elegante, Elena Rui ci consegna il ritratto di una donna fragile e tenace che, senza inseguire false illusioni, prova a cucirsi addosso l’abito esistenziale che le dona di più. Nelle mani dell’autrice, la storia di Marta acquista un respiro universale e si fa paradigma delle trasformazioni che i modelli di famiglia subiscono nel tempo e a cui noi assistiamo ogni giorno. Un esordio di grande impatto ed efficacia che segna la nascita di una nuova intelligente e raffinata voce italiana.

La famiglia degli altri di Elena Rui, romanzo di narrativa pubblicato da Garzanti Editore il 18 febbraio appena trascorso.

E’ risaputo che la scienza indica la monogamia come una condizione innaturale per gli esseri umani. Ma se il pensiero critico ha raggiunto questo traguardo, le condizioni imposte dalla società implicano la fedeltà come un dogma che la maggior parte delle persone accetta passivamente, più per tradizione che per convinzione.

Qual è allora la vera condizione di coppia che identifica gli amanti? Siamo davvero sicuri di essere fatti per la monogamia? Le coppie aperte esistono davvero? E quanti di noi riuscirebbero a portare avanti una relazione di questo tipo?

Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre per 51 anni sono stati legati da un sentimento che andava oltre la monogamia e che va considerato come un’elevatissima forma di amore. In un mondo in cui proprio l’amore trova riconoscimento nel matrimonio, i due pensatori decidono di sfuggire alle meccaniche imposte da un sistema superiore che non li rispecchia, e scelgono di non sposarsi mai. Stravaganze da intellettuali del secolo scorso in cui la libertà sessuale ed il femminismo muovevano i loro primi passi? O piuttosto uno studio filosofico che si distingue dal volgare sentimento della gelosia? Certo non lo sapremo mai, ma il sodalizio di questa coppia anticonvenzionale è un esempio che vale la pena di esaminare.

Grazie a questo modo di vivere, infatti, i due saranno capaci di evolversi singolarmente portando avanti le loro carriere artistiche e culturali. Lei scrive romanzi, saggi e memoir di successo; lui, romanzi destinati a diventare classici. Non vivranno mai sotto lo stesso tetto, non si chiederanno mai fedeltà l’un l’altro e nonostante i vari scontri, non si lasceranno mai fino alla morte.

Dunque il loro è stato un amore necessario, totalizzante, partito prima di tutto dalla complicità mentale e dalla stessa visione spirituale. Talmente traboccante di passione che il corpo da solo non avrebbe potuto esprimerlo. Profondo al punto da saper resistere alle prevaricazioni esterne, perché quando si ama da dentro, ogni passione contingente scivola via come olio sull’acqua.

Per questo i due amanti e intellettuali possono permettersi di concedersi, spesso e volentieri, avventure occasionali in maniera trasparente, raccontandosele con eccitata partecipazione, sbeffeggiando ogni inutile codice morale e perbenista. Ciò che li identifica è qualcosa di ben superiore alle costrizioni sociali. E l’amore che li lega si eleva sopra le pulsioni rendendosi necessario, incorruttibile, viscerale, immortale al di là dell’ineluttabile usura del tempo.

Marta, la protagonista di La famiglia degli altri di Elena Rui, è una donna che ha deciso di andare contro corrente e di costruire insieme al compagno Antoine una famiglia oltre i limiti degli status sociali. Per una serie di coincidenze entrambi si ritrovano sulle orme di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre abbracciandone il pensiero filosofico.

Ai giorni nostri la visione della coppia aperta per eccellenza si realizza nell’unione di due persone che decidono liberamente di unire le loro forze ed i loro sentimenti al fine di costruire un futuro: il migliore possibile per entrambi, e per la figlia Giulia in questo caso, anche a costo di sacrifici. Basata su un patto di reciproco egoismo e sulla promiscuità sessuale, potrebbe sembrare una visione cinica e nichilista della vita, ma non per questo sbagliata.

Marta combatte per i propri ideali e per il proprio futuro, sempre in cerca di quella verità che non risiede nelle convinzioni ma bensì nell’avere una mente aperta all’ascolto di sé stessi e degli altri. Consapevole che nelle relazioni si parte dal fatto che una scelta sia definitiva e che siano le persone a doversi adattare a quella scelta, il pensiero di Marta interroga anche il lettore sulle proprie certezze. Ma la monogamia è un concetto sociale e, quando alla morte dell’amata nonna -nella quale per affinità si ritrova molto- deve tornare al Paese d’origine in Italia, viene catapultata in un mondo che non ha mai smesso di essere diverso da ciò che lei vorrebbe. Il perbenismo di facciata che caratterizza i piccoli centri, in netto contrasto con la voglia di gossip che serpeggia tra i silenzi e la quiete delle vie, rimane il muro contro cui Marta si deve scontrare.

E mentre nella sua mente preme il dibattito tra ciò che è giusto per sé stessa e cosa la società impone, la lontananza dalla famiglia la porta all’ennesima riflessione. Il primo allontanamento dalla figlia, seppur per un breve periodo, fa vacillare la sua sicurezza sull’essere una buona madre, soggiunta anche dai ricordi di quella madre che l’ha lasciata al padre per rifarsi una vita.

Ma l’arrivo di Alberto, l’amore di un tempo che come una brace riarsa torna ad accenderle i sensi, ribalta ancora una volta tutte le certezze e Marta, che convive forzatamente con il padre invecchiato e particolarmente astioso nei confronti della vita, fa scoperte incredibili sul passato della propria famiglia cominciando proprio il giorno del funerale della nonna.

Da quel momento nulla sarà più come prima ed i segreti ben celati di ogni famiglia verranno allo scoperto. Eppure la conoscenza dell’imperfezione sarà un punto di forza dal quale Marta, guidata metaforicamente dallo spirito della nonna, trarrà finalmente delle vere conclusioni sulla propria esistenza. A chiudere il cerchio arriva quindi la consapevolezza di aver agito in affinità con Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre per un motivo ben preciso che ha radici non solo nel suo cuore ma addirittura nel suo albero genealogico.

Un esordio dirompente quello di Elena Rui, italiana di nascita ma parigina d’adozione, che arriva come una cannonata sull’ideologia a cui siamo portati a credere. Quello dell’amore anticonvenzionale è un argomento che scotta al di là delle epoche, difficile parlarne figuriamoci trarne un libro! Ebbene la Rui lo fa sapientemente, e grazie alla sua graffiante penna ci fa entrare nel mondo complesso della fragile Marta in cui questo cambiamento è già in atto. Grazie a questo, il lettore può attivare un processo di elaborazione del fenomeno: il fatto di riconoscere la possibilità dell’esistenza di qualcosa ne facilita l’accettazione, soprattutto a livello sociale. Così forse ognuno sarà finalmente libero di essere se stesso.

La famiglia degli altri è indubbiamente un romanzo complesso, una storia che cattura per originalità e accuratezza, specialmente per la ricostruzione precisa del pensiero filosofico di Marta, legato a doppio filo alle scelte di Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre. E libri come questo hanno una corsia preferenziale perché escono dal contesto regalando la possibilità di elaborare parole e pensieri che riverberano per giorni.   

Chi siamo noi per giudicare le scelte altrui? E in quale sede sta la verità assoluta, ammesso che esista davvero? Ricordiamoci che l’amore è impervio anche e soprattutto nella quotidianità, dove si avvicendano intrecci amorosi tanto sofferti quanto sublimi destinati forse a vivere per sempre o a restare privi di testimoni, svaniti nel tempo senza lasciare impronte. Per quanto raccontato in mille versioni, o vissuto in prima persona, l’amore è multiforme, imprevedibile, cangevole, indefinibile e, seppur dolce, resterà sempre un mistero necessario alle nostre vite.

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