Review Party – La nave sepolta di John Preston
Trama Inghilterra, estate 1939. Quando Edith Pretty, affascinata dalle leggende locali che parlano di un tesoro vichingo sepolto nella sua terra, decide di contattare l’archeologo autodidatta Basil Brown, non sa che sta per dare inizio a una delle più straordinarie avventure archeologiche del Novecento. Presto gli scavi riveleranno il gigantesco scheletro di un’antichissima nave funeraria appartenuta a un sovrano anglosassone, che richiamerà l’interesse degli accademici più blasonati. Uniti dalla passione per l’archeologia e da un sentimento delicato e profondo che li lega l’uno all’altra, Basil e Edith lotteranno per proteggere la loro scoperta. Ma la Seconda guerra mondiale incombe e gli scavi si trasformeranno in una corsa contro il tempo, soprattutto quando dalla terra emerge qualcosa di ancor più stupefacente… Basato su fatti realmente accaduti, “La nave sepolta” è un romanzo in cui l’amore e la passione assumono aspetti tutt’altro che scontati e che, toccando il significato più profondo del matrimonio, del rapporto tra genitori e figli, della ricerca dell’identità personale, riesce a farci riflettere sul significato dell’essere umani e di condividere la Storia e, in ultima analisi, il dono stesso della vita.
La nave sepolta di John Preston, libro di narrativa storica pubblicato da Salani Editore il 1 aprile appena trascorso.
Una delle cose che rendono la lettura una grandissima risorsa è la capacità di farci apprendere, attraverso la narrazione, ciò che altrimenti rimarrebbe sconosciuto. Nella fattispecie ho scoperto che nei miei viaggi a Londra ho sicuramente visto al British Museum i manufatti ritrovati a Sutton Hoo. Si, quel Sutton Hoo sito archeologico importantissimo del Suffolk in cui sono stati rinvenuti un gran numero di artefatti, contenuti in una nave funeraria, risalenti all’epoca alto-medievale inglese. Una delle scoperte epocali che hanno cambiato totalmente la percezione e la comprensione del medioevo anglosassone come un periodo privo di cultura.
Non è meraviglioso poter collegare finalmente una visita al museo con una storia che tocca il cuore? Avete capito bene, La nave sepolta di John Preston racconta -seppur in maniera romanzata- la vicenda degli scavi archeologici avvenuti a partire dal 1939 proprio a Sutton Hoo. In maniera diretta e con molto interesse umano, senza trascurarne il notevole valore intellettuale, Preston ci regala una storia profonda e coinvolgente che si legge in un batter d’occhio.
L’archeologia classica è la vera protagonista, presentata come indagine della storia antica, tradocumentazione ed analisi delle tracce materiali che hanno lasciato le civiltà del passato.
La genialità dello scrittore però sta nel punteggiare la realtà di elementi di finzione letteraria. In questo modo dimostra esattamente come la narrativa possa essere più efficace della saggistica nel raccontare una vicenda così intrisa di significato storico. E ci riesce benissimo attraverso la voce dei protagonisti, che dal loro punto di vista la trasformano in un’emozione a tutto tondo.
Sotto i riflettori, quindi, c’è in primo luogo il puro interesse per il lavoro meticoloso degli archeologi coinvolti e tutta l’emozione dei primi ritrovamenti. Una volta rinvenuta la nave funeraria e sparsa la voce, ecco la lotta per il controllo dei reperti tra la popolazione locale, che per prima ha iniziato i lavori, e le autorità nazionali che esercitano il loro potere. Il tutto si svolge sotto la minaccia del conflitto imminente, la seconda guerra mondiale, proprio sulla costa che per due millenni è stata un punto di approdo per tutti gli invasori continentali.
Un tumulo di terra, un cuore spezzato e malato e poi, lassù, lontano, nel cielo, gli aerei dell’aviazione di cui si sente solo il rombo. La benestante Edith Pretty è la proprietaria di Sutton Hoo House. In perenne lotta tra la tentazione di lasciarsi andare alla cattiva salute e il dovere di mantenersi in forze per quel figlio avuto ormai in tarda età, continua a coltivare il morboso interesse per ciò che non ha più vita, derivato dal dolore per la morte del marito. Decide così di tentare un’impresa che è stata per troppo tempo rimandata: scavare nei tumuli di terra sulla sua proprietà alla ricerca di qualcosa che valga la pena di essere riportato alla luce.
Basil Brown, un archeologo autodidatta consigliato dal museo locale come il più autorevole per quel tipo di territorio, inizia così la ricerca. Dopo svariati tentativi andati in fumo ed in procinto di gettare la spugna, decide di effettuare un ultimo tentativo su uno dei tumuli principali, nonostante la sua sensazione negativa. Ma non crede ai suoi occhi quando, tra la sabbia, vede comparire la sagoma di una nave interamente sepolta.
Ben presto si rende conto che questo è solo l’inizio di una scoperta davvero eccezionale che entrerà di diritto nei libri di storia. Il museo locale e il British Museum subito accorrono e, chiamata una squadra di archeologi per completare i lavori, in pochi mesi dalla terra emergono tesori di ogni tipo: monete, spade, vasi, ornamenti ed effigi.
Peggy Piggott, neo laureata in archeologia e fresca sposa del suo professore, finisce per far parte di questa spedizione nel Suffolk. Non solo per via del marito -con il quale ha diviso una strana luna di miele- ma perché utile grazie al corpo minuto, leggero abbastanza da permetterle di muoversi con agilità sul fragile sito.
Edith, Basil e Peggy sono le voci narranti di questa incredibile storia e per tutti e tre, ma soprattutto per Peggy, Preston inventa un’enigmatica vita emotiva che li arricchisce senza mai smentire i fatti storici. Non svela i trascorsi e lascia le storyline in sospeso creando con maestria una storta di sospensione toccante in cui la finzione non sconvolge la realtà.
Questo genere di scrittura silenziosamente sorprendente si adatta benissimo al grande schermo e non è un caso se Netflix ne ha già girato la trasposizione, con Ralph Fiennes e Carey Mulligan come protagonisti nei panni di Basil e Edith.
La forza de La nave sepolta di John Preston risiede senz’altro nel non essere un banale dramma storico. La narrazione, partendo da una delle più grandi scoperte dell’archeologia anglosassone, lancia infatti delle riflessioni sulla potenza del passato, della Storia, e soprattutto sul tempo, sulla lotta che l’uomo in modi diversi ingaggia con esso. Il riemergere del passato porta i protagonisti a riflettere sulla vita e il suo valore, sulla paura della morte e sulla vanità delle azioni terrene. Il passato chiama, la sua forza è potente, la caducità del tempo inevitabile.
Nonostante la lettura scorra veloce, il racconto procede passo dopo passo proprio come gli scavi archeologici, non solo con i sentimenti e le emozioni dei personaggi, ma anche con la loro personale lotta contro il tempo. Alla base di tutto c’è il senso della Storia, letteralmente in corso. Ognuno di loro, mentre contribuisce a portare alla luce il passato, e dunque la vita, si trova a combattere contro lo scorrere del tempo: cogliere l’occasione giusta, lottare contro una malattia, portare a termine un lavoro prima che la Storia irrompa con i suoi oscuri eventi. Il viaggio che i personaggi intraprendono attraverso il tempo ha plurimi significati, espressi perfettamente attraverso i sentimenti di ognuno, che fungono da veicolo per il coinvolgimento del lettore.
In definitiva La nave sepolta è un libro di ottima fattura che consente al lettore di conoscere una parte di storia realmente accaduta attraverso le vicende romanzate dei protagonisti, condividendone alti e i bassi con il sottofondo crescente della guerra. La ricostruzione lirica di Preston cattura magnificamente un’estate fugace prima che il mondo cambiasse per sempre nel settembre 1939. Fortunatamente molto è sopravvissuto grazie all’opera di conservatori e restauratori museali, ma soprattutto grazie all’immutabilità intrinseca di manufatti di tale valore.
Una lettura perfetta per chi vuole fare un tuffo nel passato alla ricerca di tesori scomparsi o per chi ha sognato, fin da bambino, di diventare esploratore e riportare alla luce quella storia comune che appartiene all’intera umanità, senza divisioni e conflitti.