Review Party- La casa sull’argine di Daniela Raimondi
Trama La saga della famiglia Casadio
La famiglia Casadio vive da sempre nel borgo di Stellata, all’incrocio tra Lombardia, Emilia e Veneto. Gente semplice, schietta, lavoratrice. Poi, all’inizio dell’Ottocento, qualcosa cambia per sempre: Giacomo Casadio s’innamora di Viollca Toska, una zingara, e la sposa. Da quel momento, i discendenti della famiglia si dividono in due ceppi: i sognatori dagli occhi azzurri e dai capelli biondi, che raccolgono l’eredità di Giacomo, e i sensitivi, che hanno gli occhi e i capelli neri di Viollca, la veggente. Da Achille, deciso a scoprire quanto pesa un respiro, a Edvige, che gioca a briscola con lo zio morto due secoli prima; da Adele, che si spinge fino in Brasile, a Neve, che emana un dolce profumo quando è felice, i Casadio vivono sospesi tra l’irrefrenabile desiderio di sfidare il destino e la pericolosa abitudine di inseguire i loro sogni. E portano ogni scelta sino in fondo, non importa se dettata dall’amore o dalla ribellione, dalla sete di giustizia o dalla volontà di cambiare il mondo. Ma soprattutto a onta della terribile profezia che Viollca ha letto nei tarocchi in una notte di tempesta…
La saga di una famiglia che si dipana attraverso due secoli di Storia, percorrendo gli eventi che hanno segnato l’Italia: dai moti rivoluzionari che portarono all’Unità fino agli Anni di Piombo. Una storia epica e intima insieme, un romanzo in cui immergersi per recuperare la magia dei sogni e ritrovare tutto ciò che ci rende davvero vivi.
Review Party – La casa sull’argine di Daniela Raimondi, libro di narrativa in uscita oggi 24 agosto grazie a Casa Editrice Nord
Se dovessi scegliere una fascetta per La casa sull’argine non avrei alcun dubbio, scriverei che è uno di quegli esordi letterari potenti ed evocativi, un piccolo capolavoro di cui sentiremo parlare a lungo. Daniela Raimondi si misura per la prima volta con un romanzo di narrativa, ma il suo nome non è assolutamente nuovo nel panorama letterario italiano. Nasce infatti come affermata poetessa contemporanea, ha già pubblicato dieci libri e antologie di poesie.
La casa sull’argine copre un arco narrativo di ben due secoli, protagonisti assoluti sono i Casadio, una famiglia che da sempre vive a Stellata, un piccolo borgo al confine tra l’attuale Lombardia, il Veneto e l’Emilia Romagna.
Era un borgo di poche centinaia di abitanti, raccolto tra la strada e il fiume; un paese povero, ma con un nome tanto bello da non sembrare vero.
Ed è in questa piccola borgata che alla fine del Settecento si trasferisce una carovana di gitani. Le avverse condizioni del tempo proibiscono loro di proseguire il viaggio e nel giro di pochi anni il loro sangue si mescola con quello degli abitanti del luogo. Il primo ad innamorarsi di una di loro è Giacomo Casadio, un tipo solitario e sognatore, arrivato all’età di 45 anni senza aver conosciuto l’amore. La sua più grande passione sono le barche, sogna di costruirne una simile all’Arca di Noè, ma i suoi progetti si scontrano sempre con la totale incapacità di vararne una robusta e resistente, e le sue barche affondano inesorabilmente. Poi, durante una festa di paese incrocia per la prima volta Viollca; la zingara, dopo avergli letto la mano, gli dice di aver finalmente trovato l’uomo della sua vita.
Sposandolo lei aveva dato inizio a una stirpe di sognatori, di gente malinconica e destinata a soffrire, proprio come era toccato al marito.
La famiglia di Giacomo non accoglie subito di buon grado questa unione, Viollca ha delle strane abitudini come ad esempio quella di poggiare ogni sera sull’uscio di casa una ciotola di latte. Serve a nutrire il serpente buono, perché tra gli zingari c’è l’antica credenza che nelle fondamenta di ogni casa viva un serpente buono senza veleno e dalla pancia bianca. Proibito ucciderlo perché ogni notte il serpente, strisciando sui corpi addormentati degli abitanti della casa, ne favorisce la protezione e la fortuna. Ma è innegabile che Viollca abbia una buona influenza su Giacomo, che in pochi anni si trasforma da uomo solitario e taciturno in un marito allegro e loquace. A coronare il loro amore la nascita del figlio Dollaro, nome che fa storcere il naso a tutta la comunità, ma Viollca è irremovibile: Dollaro è il nome di una moneta, non può che essere foriero di tanta fortuna. Il bambino cresce con una certa precocità e la capacità fin da piccolo di comunicare con i morti. Adora visitare i cimiteri e parlare con le anime. Ben presto suo padre Giacomo ricade nella tristezza e nella malinconia, niente sembra più entusiasmarlo e il suicidio gli appare come l’unica via d’uscita. In seguito alla morte del marito, Viollca prende in mano le redini della famiglia e, dopo aver consultato i suoi preziosi tarocchi, giunge ad una amara conclusione: vivere di sogni porta alla rovina. I Casadio hanno nel loro sangue il gene della follia, bisogna inibire questi sogni, vivere concretamente.
Se non li tieni a freno, i sogni ti rovinano. Sono sempre stati la nostra maledizione.
Da questo momento le generazioni future si dividono in due ceppi ben diversi: i sognatori dagli occhi azzurri, discendenti dal ramo folle e visionario dei Casadio, e i sensitivi dai capelli neri e gli occhi scuri, che posseggono le doti veggenti di Viollca.
Molti hanno gli occhi neri, la stessa espressione inquieta nello sguardo; altri gli occhi chiari e lo sguardo inconfondibile dei sognatori. Ma in ognuno vedo la stessa storia: una storia di terra… Per generazioni abbiamo provato a rinunciare ai sogni, lasciando perdere l’amore, la musica, l’intima gioia della creatività e della fantasia. Ma non c’era bisogno di un’antica favola di zingare e serpenti per capire che quella profezia letta secoli prima in un mazzo di carte era stata travisata: perché la felicità è fatta della stessa materia di cui sono fatti i sogni e il male della vita, per tutti noi, non è stato correre dietro ai sogni, ma rinunciarvi.
E sullo sfondo di questa incredibile epopea familiare una cornice storica che attraversa gli anni del Risorgimento italiano, dei due conflitti mondiali fino ad arrivare quasi ai giorni nostri. Pensate che vi abbia raccontato molto? Sappiate che vi ho presentato solo la prima generazione dei Casadio, e ho lasciato il mio cuore con tutti gli altri personaggi che ho incrociato lungo il cammino. Mi sono seduta di fianco ad Achille, primogenito di Dollaro, a studiare matematica e ho tifato per Angelica, una novizia che riesce a conquistare il suo cuore con una equazione. Ho tifato per Edvige e il suo amore per i libri, ho sperato con lei perché trovasse l’amore tanto decantato nelle sue letture, e le ho fatto compagnia nei lunghi anni della sua solitudine, arrivando perfino a giocare a carte con lei e con altri personaggi morti secoli prima. Ho sostenuto Adele quando ha scelto di rifarsi una vita in Brasile, fuggendo da Stellata e da un amore sbagliato. Ho sentito tutta la vitale energia di Neve, il suo meraviglioso profumo; ho disegnato con Norma e ho pianto lacrime amare con Donata. Una storia corale che Daniela Raimondi ha costruito alla perfezione con una potenza narrativa senza eguali, con personaggi tracciati talmente bene da risultare familiari al lettore. Un romanzo avvolgente con note oniriche, che mi ha ricordato un mostro sacro della letteratura mondiale come il grande Gabriel García Márquez con Cent’anni di solitudine. La casa sull’argine si posiziona in cima all’Olimpo delle mie letture preferite di questo strambo 2020. E immaginate da soli che cosa significhi in termini di valutazione. Se non assegno uno Smeraldo a questo libro, non saprei proprio chi potrebbe meritarlo più di Daniela Raimondi.
Perfettamente d’accordo sullo smeraldo assegnato. Un romanzo intenso con una capacità narrativa incredibile dove in alcuni passi l’anima della poesia è traduzione perfetta dei sentimenti e delle emozioni che l’autrice trasmette dai suoi personaggi ai lettori. Per me più di 1 smeraldo
Una miriade di personaggi legati da un magico e misterioso filo conduttore che si dipana attraversando anni e vicende della nostra storia.
Struggenti e bellissime molte pagine di un racconto che, pur con alcune lungaggini, non riesci ad abbandonare sino alla fine. Smeraldo meritato.
Tante le similitudine tra questo romanzo e il capolavoro di Pennacchi ” Canale Mussolini”e la cosa non mi è affatto piaciuta.