Review Party – La carezza di Elena Loewenthal

Trama Lea è una ricercatrice universitaria di paleografia, moglie di un uomo distratto e madre di un bambino piccolo e due gemelli adolescenti insofferenti; Pietro un professore di filologia affascinante e riservato, sposato a sua volta. Si incontrano a un convegno in Calabria dedicato al Codex Purpureus Rossanensis, un antico manoscritto bizantino, e subito tra loro scatta una fortissima attrazione che li porta a passare una travolgente notte di passione. Forse questo desiderio inaspettato nasconde la scintilla di un sentimento più forte, un’esigenza di abbandonarsi l’uno nell’altro che si approssima all’amore. Pietro e Lea si perdono di vista, si scrivono, cercano indizi l’uno dell’altra nelle tesi dei rispettivi studenti, negli incontri accademici, nelle righe dei testi antichi, ma per una serie di coincidenze fortuite non riescono mai a rivedersi. Solo nel 2019, dopo vent’anni di occasioni mancate, finalmente si ritrovano. Ed è come se il tempo non fosse passato e tutto fosse rimasto solo in sospeso, nello spazio bianco della vita. Il loro legame, pur a distanza di anni e con l’età che avanza, non si è mai spezzato. Eppure, il destino li separa ancora, e Lea dovrà affrontare questa nuova, improvvisa, assenza nel ricordo dell’ultimo gesto che le è rimasto addosso, una carezza.
Elena Loewenthal racconta la storia di un amore perfetto– delicato come le pagine di un antico manoscritto – che accompagna, senza mai spegnersi, gli inciampi della vita dei due protagonisti. Due anime che si sono scelte, e continuano a farlo.

La carezza di Elena Loewenthal, libro di narrativa italiana pubblicato da La nave di Teseo oggi 15 ottobre 2020.

Sapete dirmi che cos’è il vero amore? Perché tutti lo decantano, con ogni accezione possibile, pensando di conoscerlo. Ma siamo sicuri che sia unicamente ciò in cui crediamo?

In nome dell’amore si è sbizzarrita la poesia, la musica, la letteratura, il cinema, l’arte.

In nome di quello che si definisce amore si fanno promesse eterne e gesti plateali, e poi ci si arrabbia e si soffre. Quantomeno questo è universalmente conosciuto poiché prima o dopo a tutti è toccata la stessa identica sorte.

Se ne potrebbe parlare all’infinito, dell’amore, eppure non si farebbe altro che sfiorarne il vero significato.

Perché l’amore è tutto ciò che crediamo essere e anche tutto l’opposto:

È un sentimento che nasce spontaneamente ma che va anche nutrito nel tempo.

È qualcosa di irrazionale ma anche logico e razionale.

È un’attività del cuore ma anche della mente.

È un’emozione che ci può rendere vivi ma anche far vivere un’illusione.

È un impulso istintivo ma anche un talento da sviluppare.

Che ci mandi completamente fuori di testa è assodato, siamo tutti d’accordo? E a proposito di follie compiute a suo nome, spesso senza nemmeno renderci conto di ciò che stiamo facendo? Stendiamo decisamente un velo pietoso.

Ma in tutto questo turbine di feromoni, l’elemento fondamentale per una relazione -che sia fondata sul vero amore- rimane l’essere uno pur essendo due.

Nel nuovo libro di Elena Loewenthal, La carezza, i due protagonisti Pietro e Lea hanno alle spalle una vita scandita dalla normalità di un rapporto amoroso che prevede lo stereotipo della famiglia classica. Entrambi hanno una moglie e un marito, dei figli anzi più di uno, ed un buon lavoro che sarà proprio l’anello di congiunzione che li farà conoscere.

Apparentemente sembra non mancare nulla alla loro vita eppure basta un solo sguardo, un pensiero fugace di trasgressione momentanea ed il gioco è fatto. Quello che è cominciato come un’avventura di una notte, finisce per diventare un legame talmente profondo, che li lega al di là degli ostacoli della vita e dell’incedere inesorabile del tempo.

Pietro e Lea vivono il loro rapporto intermittente come una bolla a sé stante che comprende un mondo di gesti, suoni, immagini, che si ripetono come i passi di una danza amorosa perfettamente eseguita. Nonostante si arrivi sempre alla condivisone dell’atto sessuale, che meccanicamente è sempre lo stesso, è proprio grazie a quella danza che il sentimento si contraddistingue. Per i due amanti infatti, l’amore è ritrovarsi e riconoscersi ogni volta in ogni singolo gesto che è solo loro. Due anime affini che si attraggono respingendosi perché fatte per condividere fugaci momenti ma costanti nel tempo.

Al di là di ogni preconcetto sull’adulterio, questo libro va letto cercando di capire il punto di vista dei due amanti immersi totalmente nella loro dimensione.

E se nella realtà di ogni relazione apparentemente sana capita spesso che ci si annulli o che ci si dimentichi di avere un partner e si faccia solo quello che si vuole, chi può dire veramente cos’è giusto o sbagliato? Sicuramente in mezzo a questi due estremi di rapporto si trova quella che possiamo definire una relazione sana e duratura, nonché la risposta alla domanda: che cos’è l’amore?

La carezza di Elena Loewenthal è stato una mazzata tra capo e collo, un libro che personalmente non mi aspettavo così profondo. Ve lo consiglio? Certamente! Anche se mi sarei dovuta ricordare che il futuro, come l’amore, ha mille strade! Poche vanno come previsto e dopo vent’anni se dovessero chiederci “la tua vita è come immaginavi?” la risposta più probabile sarebbe no. È inevitabile. Voi ora lo sapete e spero ne facciate tesoro nell’intraprendere questa lettura.

Anche Pietro e Lea non hanno avuto tutto quello che si aspettavano dalla vita, mille imprevisti accadono tutti i giorni, ma quell’ama e fatti amare l’hanno raggiunto, se non altro a modo loro.

Nonostante lo stile della scrittrice sia ricco e ricercato, a me è risultato ostico per via dei frequenti cambi di prospettiva del narratore. Ma la scelta di portare avanti la narrazione attraverso i salti temporali riguardanti gli incontri tra i due protagonisti, accentua il punto focale su di loro che escono totalmente dalle pagine grazie alla potenza del loro amore puro. Tutto ciò che ruota attorno a loro è inesistente e sfuocato. Ho provato pena per le persone che hanno incontrato nelle loro vite, solo perché palesemente non c’era storia. Era così evidente, anche se erano solo amici, anche quando sono passati mesi ma che dico, anni senza sentirsi perché tra due persone così non può mai finire. È come essere legati indissolubilmente da un filo invisibile che non si vede ma c’è.

Non riesco nemmeno ad arrabbiarmi troppo con la scrittrice per il finale. Okay, se ci ripenso forse ci riesco eccome ma tant’è, accettiamo il fatto che si sia limitata (per così dire) a raccontarci la vita per quella che è, nel bene e nel male.

Lo diceva anche Jon Snow, “Non sappiamo quando nasciamo, non sappiamo quando ci innamoriamo o quando moriamo. Non sappiamo niente.”

La vita bisogna semplicemente viverla.

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