Review Party- Il tessitore di Cristina Rava
Trama Il commissario Bartolomeo Rebaudengo e il medico legale Ardelia Spinola sono un pilastro l’uno per l’altra: tra alti e bassi, una storia d’amore e un’amicizia scoppiettante, hanno sempre condiviso ogni difficoltà che la vita li ha costretti ad affrontare. A innescare il vizioso circolo degli eventi, questa volta, è il rinvenimento del corpo di una ragazza nel vano di un pick-up di un malcapitato idraulico a un posto di blocco nell’entroterra ligure. Dai primi esami eseguiti la causa del decesso sembra essere compatibile con una caduta, ma la dottoressa Spinola nota un tentativo di strangolamento. Gli indizi sono comunque scarsi. È a questo punto che arriva, del tutto inaspettata, la telefonata di Augusto, un occasionale compagno di aperitivi di Ardelia che, chiuso in un’auto al buio e strafatto, le chiede di raggiungerlo con una certa urgenza perché ha commesso una pazzia grossa quanto una casa… Per non parlare poi della presenza di una cellula eversiva di stampo fascista che, tra nebbie autunnali e giornate di sole ancora tiepide, turba la tranquillità del Basso Piemonte. Sembrano fatti privi di collegamento ma un disegno torbido e inquietante li lega. Bartolomeo, con la sua mente pacata e lucida, e Ardelia, con il suo fuoco intuitivo e la sua follia, dovranno rimetterli insieme tassello dopo tassello, immergendosi ancora una volta nelle pieghe di un enigma intricatissimo, che darà loro parecchio filo da torcere.
Il tessitore di Cristina Rava, giallo poliziesco pubblicato da Rizzoli nella collana Nero lo scorso 12 aprile.
“Ardelia Spinola, medico legale, donna socievole soltanto quando incontra persone compatibili a lei, cioè quasi mai.”
Ardelia non lo sa, ma da questa descrizione ho capito che il personaggio partorito dalla bravissima Cristina Rava poteva tranquillamente essere il mio alter ego.
Non conoscevo l’autrice e il mio approccio con i suoi libri è avvenuto con quello che di fatto è il quarto volume di una serie dedicata al medico legale Ardelia Spinola e al commissario sabaudo Bartolomeo Rabaudengo. Come ripeto ormai sovente, nei gialli seriali la parte strettamente procedurale è sempre a sé stante, quindi perfettamente in grado di essere compresa senza la lettura dei libri precedenti, mentre stavolta ho davvero sentito la mancanza di tutti i particolari relativi alla vita privata del medico legale e del suo amico commissario, proprio perché non li conoscevo. Colpa dell’autrice? Assolutamente no, sarà mia cura recuperare i romanzi precedenti a questo e leggerli quanto prima. Sono rimasta piacevolmente colpita dalla penna di Cristina Rava, ho apprezzato tantissimo l’ambientazione del suo romanzo, le descrizioni certosine dei luoghi protagonisti della storia. Siamo tra la Liguria e il Piemonte, Ardelia vive ad Albenga ed è una donna dal temperamento focoso, appassionata del suo lavoro che svolge in maniera scrupolosa e attenta, anche se spesso travalica quelle che sono di fatto le sue responsabilità. Non si limita ad esaminare corpi e spiegare le motivazioni dietro ad un decesso, le piace proprio ficcare il naso nella parte investigativa e mettersi nei guai con le proprie mani. Ed è in una fredda notte che viene convocata sul luogo del ritrovamento di un corpo. Il cadavere di una ragazza è stato rinvenuto nel vano posteriore di un pick-up appartenente ad un povero idraulico totalmente ignaro di come sia potuto finire nella sua auto. Da un esame preliminare sembra che la giovane sia caduta e che quella sia l’effettiva causa della morte, ma sul collo della ragazza Ardelia nota dei segni di strangolamento. Qualcuno ha tentato di soffocarla. Poche notti dopo, Ardelia riceve la telefonata del suo amico Augusto, un architetto, sporadico amico di bevute. L’uomo è in evidente stato confusionale, si trova sul ciglio di una strada, intenzionato a farla finita. È ubriaco, sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e piange disperato perché ha commesso una grande sciocchezza e ha bisogno di aiuto. Confesserà poche ore dopo alla sua amica Ardelia di conoscere la ragazza rinvenuta nel pick-up, sua amante occasionale, e di aver lui stesso, in preda al panico, buttato il suo corpo nel bagagliaio dell’auto. Ma sostiene di non averla uccisa. Altri strani omicidi, però, turbano la tranquillità della campagna piemontese. Una cellula eversiva fascista sta organizzando un colpo ben architettato. Il tutto è frutto di un’abile mente, un ragno che tesse con maestria la propria tela ed è intenzionato a raggiungere il folle obiettivo che si è prefissato.
Saranno Ardelia e Rebaudengo a dipanare i fili di questa intricata matassa.
“Il commissario Bartolomeo Rebaudengo, non più commissario, ma nobiluomo sabaudo e libero criminologo, è un pilastro della sua vita, una presenza irrinunciabile, come la Statua della Libertà: impossibile immaginare New York senza di essa.”
Il romanzo è ricchissimo di particolari e di personaggi, molti a me sconosciuti ma che diventeranno presto presenze amiche come lo sono state Ardelia Spinola e il suo amico sabaudo. Ho particolarmente apprezzato la descrizione psicologica e l’attenzione per ognuno dei protagonisti del libro. Di Ardelia mi è piaciuto il temperamento focoso, la sua predisposizione a mettersi nei guai, la determinazione a portare a termine le sue personali indagini, anche quando esulano dalle sue reali mansioni. Bartolomeo Rebaudengo si contrappone a lei invece con la sua pacatezza. Sono una coppia investigativa non stereotipata, che sembra poco amalgamata ma che in realtà funziona proprio perché si completa. Irruente e fuori dagli schemi Ardelia, pacato e riflessivo il commissario. Sono curiosa di scoprire la vita di Ardelia nei romanzi precedenti e conoscere meglio il personaggio di Norma, che ne Il tessitore torna e mette in crisi l’equilibrio di Ardelia, che voleva chiudere le porte del cuore. In conclusione il libro si può leggere senza conoscere i volumi precedenti, ma è sempre meglio avere in mano tutti gli elementi per una comprensione ancora più ampia.