Quattro chiacchiere con l’autrice – Intervista a Beatrice Mariani
Imbattersi in autrici di talento è sempre una gran fortuna! Ho avuto il piacere di approfondire la conoscenza di Beatrice Mariani e sono felice di poter condividere con voi questo privilegio.
Grazie a Sperling & Kupfer ho letto il suo ultimo libro “Mentre la vita corre” di cui vi parleró domani. Segnatelo in agenda perché è un appuntamento che non potete davvero mancare!
Questo libro, meritevole di un’attenzione particolare, narra la storia di un uomo -Stefano- e di una donna -Elisa- travolti dalle impreviste vicissitudini delle loro famiglie e della vita in generale. Loro parlano ad ognuno di noi, raccontandoci una storia sull’essere genitori e figli, su come rimediare agli errori assumendosi le proprie responsabilità, pur non smettendo di credere nel domani.
Cosa vi dicevo? Vi state già rivedendo in loro? Bene, preparatevi, perché come nella vita vera, il cammino è tortuoso e spesso fatto di salite e discese.
Ma torniamo all’autrice, perché Beatrice è stata così gentile da rendersi disponibile nel rispondere ad alcune domande che mi affollavano la mente dopo la lettura. Sarei davvero felice di riuscire a stuzzicare la vostra curiosità, dato che questa donna ha molto da dire e sono fermamente convinta che adorerete anche voi il suo ultimo romanzo. Quindi non mi resta che lasciare la parola a lei!
Ciao Beatrice, benvenuta nel blog Esmeralda viaggi e libri e grazie mille per esserti prestata alla mia infinita curiosità. Iniziamo!
Cosa si prova, dopo l’esordio con “Una ragazza Inglese”, a pubblicare un nuovo romanzo? E com’è nata l’idea di “Mentre la vita corre”?
Pubblicare un romanzo è una soddisfazione profonda che si rinnova ogni volta. Significa veder realizzato qualcosa di cui hai immaginato e poi costruito ogni tassello. Credo che rimarrà così anche se riuscissi a pubblicarne altri, come mi auguro. Ogni volta si ricomincia da capo, si hanno gli stessi dubbi e arrivare al traguardo provoca sempre orgoglio.
L’idea di “Mentre la vita corre” è nata dal desiderio di raccontare l’eccezionalità che si nasconde in ogni vita normale e la bellezza dei dettagli che a volte ci sfuggono perché stiamo pensando ad altro. Volevo scrivere una storia che potesse toccarci tutti, in cui ci fossimo noi, i nostri amici, i nostri figli, i nostri genitori, le nostre giornate.
Il filo conduttore che unisce i tuoi romanzi è sempre l’amore, ed in “Mentre la vita corre” vengono messe in luce molte delle sue sfaccettature. Come ti sei trovata a sondare questo terreno insidioso?
L’amore è uno dei sentimenti più potenti che noi sperimentiamo nella vita. La persona amata è ciò che dà senso ai nostri percorsi. “Una ragazza inglese” parlava dell’innamoramento, di quella fase magica e incantata, indimenticabile per tutti, in cui si viene travolti da emozioni forti e sconosciute. Era una favola romantica.
Ma l’amore non è solo questo. Ci sono tante fasi e sfaccettature, ci si espone anche al dolore. Ci sono gli amori che finiscono, lasciandoci vuoti e tramortiti, gli amori che proviamo a trattenere nonostante ci provochino sofferenza, gli amori che non sappiamo riconoscere perché siamo stanchi, distratti o impauriti.
È un terreno insidioso, in cui ho voluto che i miei personaggi si muovessero, perché resto convinta che valga sempre la pena di vivere ogni aspetto e di imparare in ogni situazione.
Quale valore ha per te la scrittura?
Ho alle spalle un lungo percorso fatto anche di fallimenti, eppure la scrittura non mi ha mai stancato e mai deluso. Credo che sia per me una fonte di arricchimento personale. Forse può sembrare scontato dire che mi permette di vivere altre vite – anche perché della mia sono felicissima – ma è vero che scrivere mi fa sentire completa. Azzardo un paragone, visto che sono una nuotatrice. Quando mi immergo in acqua, o anche quando riconosco l’odore del cloro o del sale, sento di essere nel posto giusto per me. Lo stesso mi accade quando mi “immergo” in una storia.
Quali sono le fonti di ispirazione di cui ti servi quando scrivi? Parti da esperienze reali, autobiografiche o dalla tua immaginazione? Quali sono le influenze reciproche fra letteratura e vita?
Sono io che scrivo e qualcosa di me non può non esserci, anche se io stessa a volte non saprei dire cosa. Capita che qualcuno mi dica: “ma questa sei proprio tu!”, riferito a qualche aspetto in cui invece io non mi sarei riconosciuta. Credo che ogni storia si nutra anche dell’esperienza di chi la legge, perché ognuno di noi si sofferma su ciò che sente più affine. Io cerco di scrivere storie credibili, nel senso di cose che potrebbero accadere realmente, anche se non sono realmente accadute. Ma uso anche l’immaginazione, mettendo insieme pezzi di vita, persone, ricordi, osservazioni e momenti che mi sono rimasti impressi.
In quale dei tuoi personaggi ti riconosci di più?
In questa storia ho amato molto la resilienza di Elisa, la leggerezza, seria, di Stefano, l’Ingenuità di Valeria, la fragilità di Julie, la dolcezza di tutti i bambini, la saggezza degli anziani. Ma ho amato anche le durezze di Marra, l’incoscienza di Walter, il senso del dovere di Carlo. Chi di noi non ha difetti? Credo che ci sia qualcosa di me in ognuno di loro, nel bello e nel brutto.
Nel tuo ultimo romanzo si parla di seconde opportunità, perché è così importante non negarsi la possibilità di ricominciare?
Perché se non fossimo capaci di ricominciare non saremmo nemmeno capaci di vivere. La vita è un percorso accidentato, ma ogni ostacolo è anche un’occasione per cambiare in meglio. I tempi difficili che stiamo vivendo tutti, nella realtà, non nel mondo immaginario di un romanzo, ci stanno insegnando qualcosa proprio in questo senso. Esiste l’imprevisto, esiste il dramma, inaspettato e repentino. Ma è proprio di fronte a questo che siamo costretti a darci da fare, a mettere in discussione le certezze e a trovare nuove soluzioni. Tornando al romanzo, l’incontro casuale con una persona apparentemente diversa e invece simile sarà l’inizio di qualcosa di importante. Bisogna però essere pronti anche a rischiare.
I tuoi protagonisti hanno problemi con i figli e si trovano loro stessi in un rapporto conflittuale con i genitori. Come vivi il delicato equilibrio tra genitori e figli?
Ho scelto dei protagonisti non più giovanissimi, poco più che quarantenni, proprio perché volevo affrontare insieme a loro quella fase di vita in cui non ci è più permesso di essere eterni ragazzini, ma c’è ancora troppo da fare per tirare i remi in barca. Adulti, insomma. Adulti con responsabilità e problemi, adulti dalle cui scelte dipendono altre vite. Adulti che devono essere da esempio ai propri figli e al tempo stesso sorreggere i propri genitori. Adulti che devono affrontare le proprie paure o mettere da parte le proprie incertezze, perché la vita impone di agire. Ma anche adulti che hanno ancora dolori da digerire o speranze da realizzare. Ho qualche anno più dei miei personaggi, ma sono nella stessa fase. Per dialogare tra loro le diverse generazioni devono sapersi ascoltare e rispettare le differenze. Bisogna accettare che i nostri figli siano qualcosa di diverso da noi, con esigenze e desideri propri. E occorre trovare i modi e i tempi per accompagnare i nostri genitori che tornano ad aver bisogno di noi. È un bel carico!
All’epoca del primo libro non utilizzavi i social network, come ci spieghi questa scelta in relazione a ciò che accade alla figlia di Elisa, protagonista di “Mentre la vita corre”?
Io personalmente uso molto poco i social network, solo per questioni lavorative. Non credo dipenda dall’età, ma dall’indole. In questo romanzo però erano necessari perché sono parte delle nostre vite, in particolare per ciò che riguarda i giovanissimi. Le prime volte in cui i miei figli hanno cominciato ad uscire da soli ho provato la stessa ansia della prima volta in cui hanno avuto in mano il telefonino. Un ottimo sistema per comunicare, ma anche una porta verso l’ignoto, più pericoloso perché nascosto. È più facile spiegare perché non si debba attraversare con il rosso che far capire come una frase sciocca o un’immagine che ci sembra innocua possa assumere un significato diverso se finisce davanti agli occhi sbagliati o in un luogo che non conosciamo. I nostri figli imparano a usare uno schermo touch quando sono in passeggino e non capiscono fino in fondo le possibili conseguenze. Nel romanzo una ragazzina ingenua come Laura diventa a sua insaputa una pornostar, ma anche un ragazzino incauto come Vanni diventa a sua insaputa un mostro. Mi sembrava un tema molto attuale e su cui fosse giusto riflettere.
Nel tuo ultimo romanzo, vengono trattati temi forti che toccano nel profondo. Sei consapevole di poter accomunare le esperienze di molte persone? Come ci si sente a poter inviare un messaggio importante su vasta scala?
Io spero di trasmettere un messaggio positivo e di regalare qualche ora di distrazione a chi legge. È vero che in questa storia ho affrontato anche temi importanti e descritto esperienze in cui molte persone possono rivedersi. Non voglio e non posso insegnare nulla, solo offrire una chiave di lettura di quello che può accaderci e di come provare ad affrontarlo. Elisa e Stefano sono persone mature, che non hanno paura di ammettere i propri errori e che sanno imparare anche dalla sofferenza. Hanno a cuore i sentimenti degli altri e si espongono perché hanno fiducia nel prossimo. Credono nella possibilità di costruire il proprio destino, un passo alla volta, attenti a non cadere.
Una difficoltà della vita è imparare ad affrontare il dolore, la malattia, la morte, la paura. Come nella vita di tutti i giorni, anche nel tuo romanzo i protagonisti devono scendere a patti con loro stessi per poter superare questi drammi. Com’è stato dover vivere, attraverso di loro, queste problematiche?
Ognuno di noi porta con sé anche un bagaglio di sofferenza, chi più, chi meno ed è impossibile giudicare quello altrui. Sta a ognuno di noi scegliere se trascinare il dolore come un peso, se accettare che sia un limite, oppure affrontarlo fino in fondo per poi andare avanti. I protagonisti del romanzo cercano comunque di vedere il bello che la vita offre e di godere anche delle piccole cose che hanno. Sarà questo a salvarli.
Quale consiglio daresti ad un lettore che si trova nella situazione di Elisa e Stefano?
Gli stessi consigli che ripeto a me stessa. Essere attenti e responsabili, curare i dettagli, saper guardare in profondità, ma senza mai perdere fiducia, allegria, ottimismo. Penso alle colonne sonore dei film. Vedo un bosco, se la musica è tetra mi spaventa, se la musica è allegra mi viene voglia di passeggiarci. Non possiamo controllare noi tutti gli eventi della vita, ma possiamo scegliere come affrontarli.
Pensi che la lettura possa avere delle proprietà terapeutiche?
Certamente sì. Basterebbe già il solo fatto di saperci distrarre. Ma la lettura offre molto di più. Ci aiuta a definire noi stessi anche attraverso storie che non c’entrano nulla con noi, ci permette di capire gli altri, di immaginare soluzioni alle quali non avremmo mai pensato, di sentirci meno soli di fronte alle difficoltà, di conoscere il nostro passato e quindi anche il nostro futuro, di condividere le emozioni rendendole ancora più intense.
Qual è l’ultimo libro che hai letto? Ci puoi consigliare i tuoi cinque libri preferiti?
Mi piace leggere di tutto. L’ultimo libro che ho letto è stato Elias Portolu di Grazia Deledda, bellissimo e spietato. Ora sto leggendo La vita bugiarda degli adulti di Elena Ferrante.
I libri amati sono moltissimi, è difficile scegliere. Ho letto Anna Karenina in un momento particolare della vita, in cui avevo una grossa preoccupazione, e anche se non si tratta certo di un libro facile, mi ha aiutato moltissimo a superare quel periodo.
Non posso non citare Cime tempestose e Via col vento, perché sono stati un pezzo della mia vita, come anche Cent’anni di solitudine e La storia di Elsa Morante. Amo lo scrittore americano Tom Perrotta, in particolare Little Children! Ho amato Dio di illusioni di Donna Tartt e qualsiasi libro di Elizabeth Strout. Tra le scrittrici italiane che mi hanno appassionato ci sono Laura Pariani con “Domani è un altro girono” e Melania Mazzucco con “Un giorno perfetto”. Mi fermo, ma potrei proseguire a lungo.
Stai già lavorando a un nuovo romanzo? Puoi anticiparci qualcosa?
Sì, ci sto lavorando. Questa volta vorrei raccontare la vita di tre giovani donne, amiche da sempre ma molto diverse tra loro, tutte poco più che trentenni, alle prese con scelte importanti e dolori mai nemmeno immaginati, costrette ad abbandonare il mondo ovattato della giovinezza per entrare nel turbine della vita reale.