Quasi tre di Tommaso Avati

Lele e Benedetta, 11 anni di matrimonio, 2 maialini d’appartamento, zero figli. Lei segretaria in un’agenzia romana per cinema e televisione e appassionata di cucina, lui figlio d’arte, sceneggiatore mancato riciclatosi insegnante, in attesa perenne di sfondare nel mondo del cinema. Un rapporto ormai cristallizzato in una routine distratta, il loro, eroso dall’abitudine e dalle delusioni del non essere riusciti a fare della propria vita qualcosa di cui andare fieri. Poi accade l’impensabile. Benedetta rimane incinta, a 46 anni. Il destino inizia a giocare con Lele e Benedetta, concedendo loro una seconda possibilità e l’occasione per riprendere il controllo del loro matrimonio, e delle loro vite.

Recensione a cura di Dannyella – Quasi tre di Tommaso Avati. Edito il 02.10.2018 da Fabbri. Genere: narrativa contemporanea. 238 pagine.

Quasi tre è un bellissimo romanzo e questa volta neanche la mia rinomata e indiscutibile preferenza per le scritture femminili è stata un ostacolo per apprezzare la penna dell’autore Tommaso Avati, autore che non conoscevo ma di cui mi piacerebbe recuperare il romanzo di esordio (Ogni città ha le sue nuvole – 2017). Perché quando un autore scrive bene fa in modo che i pregiudizi e i preconcetti vengano messi da parte, esattamente come ho fatto io.

Il libro è strutturato in modo tale che la storia venga narrata contemporaneamente da due punti di vista differenti: in maniera alternata un capitolo ha come voce narrante quella di Lele, il marito, e il successivo quella di Benedetta, la moglie. Si tratta di una scelta narrativa ben riuscita e portata avanti con molta maestria tanto che il lettore si ritrova a leggere la stessa storia attraverso gli occhi e gli stati d’animo di entrambi i protagonisti, i due lati della medaglia. Non mi capita spesso di poterlo dire, ma per una volta la sensibilità di una penna femminile non mi è mancata. Questo per me è il complimento più grande che possa fare all’autore che è stato in grado di analizzare e far vivere al lettore i sentimenti di una coppia sia dal punto di vista maschile… e, cosa più difficile, dal punto di vista femminile. Certo, forse i personaggi in questione non piaceranno proprio a tutti: l’idiozia di Lele e la sua incapacità di andare a riprendersi sua moglie ogni tanto vi faranno venire voglia di picchiarlo, così come la stessa Benedetta vi stupirà con la sua capacità di andare avanti e ricostruirsi da una parte e la sua incapacità di essere sincera persino con se stessa dall’altra.

Lele e Benny sono sposati da undici anni, ma sembra che lo siano da trenta, e nonostante i tentativi fatti, non sono mai riusciti ad avere figli. Una coppia ormai stanca, che ha piano piano rinunciato a tutti gli elementi fondamentali in una coppia: il dialogo, il sesso, la complicità. Lele e Benny si conoscono e sanno di conoscersi ed è come se non avessero più nessuna curiosità uno nei confronti dell’altra. Nel loro rapporto non c’è più spazio per le sorprese e per la curiosità. Ma ecco che a 46 anni, quando Benny crede di essere arrivata alla menopausa, è la vita a sorprenderla donandole la gioia di una gravidanza. Ed è questa gravidanza a diventare un’occasione per ricominciare, per ricostruirsi, per far rinascere la loro coppia e la loro storia d’amore. Un’occasione per rimettere tutto di nuovo in gioco: se stessi, le proprie scelte di vita, il loro stesso amore. Ma questo romanzo è imprevedibile, come la vita stessa: quello che è certo è che il Lele e la Benedetta delle ultime pagine del libro in quella metropolitana, non sono gli stessi che abbiamo incontrato all’inizio del romanzo. Sono due persone cambiate, diverse, maturate, più ciniche forse, ferite indubbiamente forse troppo per essere ancora una coppia…

Un libro consigliatissimo per chi, come me, adora le trame famigliari e non ha paura del coraggio che richiede l’amore e, senza alcun dubbio, la fine di esso.

5 stelle

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