Profondo come un respiro di Autumn Saper

Braham McGregor e Quinton Daniels si conoscono sin dall’infanzia.
Si sono amati e poi perduti a causa di una decisione di Bram che li ha portati ad allontanarsi e a percorrere strade differenti.
Dopo quindici anni, parte dei quali passati in missione in Medio Oriente, Bram torna nella sua città natale per cercare di guarire dagli orrori e dalle cicatrici che la guerra ha lasciato nel suo animo, sentendosi soffocare nella sua stessa pelle.
Il ritorno a Syracuse fa ritrovare i due vecchi amanti, perché Quinn non se n’è mai andato e adesso gestisce la locanda di famiglia insieme a sua zia.
Riusciranno i due uomini a superare il dolore che si portano dietro e a tornare a respirare?

 

Profondo come un respiro di Autumn Saper romanzo autoconclusivo pubblicato il 31 marzo 2020 dalla Triskell Edizioni

Smeraldine, anche questa volta, con i suoi modi delicati, Autumn Saper ci accompagna alla scoperta di due personaggi rotti e malinconici, che dovranno cercare un modo per riappropriarsi di quello che avevano e dare di nuovo un senso alla loro vita, che anni prima è stata stravolta da uno dei due. Ma lasciate che vi parli un po’ di loro.

Quinton è stato un bambino abbandonato da una madre tossica che non ha mai saputo chi fosse il suo vero padre. Dal racconto si avverte che ha avuto una vita miserevole fino a quando non va a vivere con la zia e conosce Braham, un bambino solare e gioioso che, giorno dopo giorno, saprà conquistarsi la sua amicizia. La sua pacatezza e i suoi modi gentili ne fanno un personaggio a cui ci si affeziona senza grande sforzo.

Braham ha avuto una famiglia amorevole fino a quando il destino non ha deciso di metterci lo zampino e, dall’oggi al domani, si è ritrovato a perdere la madre e il padre in un incidente stradale in cui avrebbero dovuto esserci anche lui e la sorella. A quel punto nemmeno il sentimento sbocciato tra lui e Quinton e tutti i progetti fatti rinsieme iescono a tenerlo ancorato a quel mondo in cui non si sente più a suo agio.  Decide, quindi, di arruolarsi per fare la differenza e poter salvare la vita qualcuno, visto che non è stato in grado di farlo con le persone che amava.

Trascorrono quindici lunghi anni da quel momento ed è da qui che parte la storia con il difficile percorso di ricostruzione da parte di entrambi. Braham non è più quel ragazzo partito tanti anni prima. Quando aveva preso la sua decisione non aveva fatto i conti con quello che la guerra può provocare in un uomo, nè quanti rimorsi può portarsi dietro. Il ritorno nel paese della sua infanzia lo rimette in contatto con Quinton e con i sentimenti di un tempo. Nessuno dei due è riuscito a dimenticare l’altro. Quinton ci ha provato ma il suo cuore è rimasto nelle mani di Braham e quando lo rivede non può fare a meno di sperare che tra loro possa esserci un nuovo inizio.

Ebbene, il libro è molto tenero, con passaggi che toccano l’anima e ti fanno meditare su tanti aspetti della vita. C’è una malinconia che ti afferra il cuore e lo stringe in una morsa che poi si allenta, poco alla volta, regalandoti un lieto fine che, attenzione, non è spettacolare, ma pieno di speranza, quella di cui abbiamo bisogno oggi più che mai. Non è facile parlare di un argomento duro come la guerra e riuscire a spiegare al lettore  i drammi che ci si nascondono dietro ma, l’autrice lo ha fatto con il suo solito modo di fare, cercando di rendere vivo il racconto  come se ci trovassimo tra le dune del deserto, o sulla terrazza dove i nostri due protagonisti provano ad aiutarsi a vicenda per ricompattare quanto è stato rotto.

Sono stata molto combattuta nel dare un voto a questo libro. La storia è bella, la scrittura è impeccabile, il doppio Pov mi ha permesso di capire entrambi i punti di vista ma, a parer mio, due personaggi così belli avevano ancora tanto da raccontare. Hanno un bagaglio emotivo che io lettrice avrei voluto poter analizzare un pochino di più. Mi sarebbe piaciuto sapere di più su Quinton perché, secondo me, è stato il personaggio che ha sofferto di più e ho avuto la sensazione che venisse messo un po’ da parte a vantaggio di Braham e di tutti i problemi legati allo stress-post traumatico. Non so, è come se l’autice mi avesse messo davanti una tavola imbandita con ogni ben di Dio e mi  avesse dato la possibiltà di mangiare solo pane e acqua che, per quanto fondamentali per la sussistenza, non mi hanno dato  quel gusto in più che rende la vita più piena. Ma questo è solo il mio parere, pertanto vi invito alla lettura e a farmi sapere se sono stata io a non saper apprezzare in pieno la storia.

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