Per strada è la felicità di Ritanna Armeni

Rosa è una brava ragazza di provincia che arriva a Roma a vent’anni con l’obiettivo di laurearsi e trovare un lavoro. Ma siamo alla vigilia del Sessantotto e il fermento della rivolta abita ovunque: nei viali dell’università, sugli striscioni delle piazze, ai cancelli delle fabbriche. Quando il movimento studentesco esplode tutto cambia, anche Rosa. In quei mesi incandescenti in cui si occupano le facoltà, si scatena la violenza di manganelli e lacrimogeni, si assapora la sferzante allegria della ribellione, Rosa si trasforma in una giovane donna, va a vivere in una comune, prende in mano la sua vita e ne paga pegno. Orientandosi fra amore e amicizie, tra i grandi classici del marxismo e un movimento che vuole cambiare il mondo, incontra un’altra Rosa, Rosa Luxemburg, e con lei intreccia un rapporto serrato con momenti di complicità e di rottura, di immedesimazione e di lontananza. Il vento del nuovo femminismo conduce la «brava ragazza» e le sue compagne in percorsi sconosciuti, rende la loro voce più netta, la lotta più chiara e autonoma. Rosa vive gli anni della ribellione all’ordine maschile e partecipa all’assalto al cielo delle giovani donne che colgono a piene mani l’occasione di diventare sé stesse, di cambiare la loro vita e quella di chi verrà dopo di loro.

Per strada è la felicità di Ritanna Armeni, romanzo in uscita oggi, 6 maggio, grazie a Ponte alle Grazie.

Voglio ringraziare la CE per aver organizzato l’incontro con l’autrice, è stato molto interessante sentir rispondere una giornalista alle domande di noi blogger e Ritanna Armeni è risultata una donna molto alla mano, simpatica e ironica. Qualcuno tra voi la ricorderà al timone di Otto e mezzo con Giuliano Ferrara dal 2004 al 2008. Pugliese, classe ’47, ha scritto molti libri, ma solo negli ultimi anni ha accantonato i saggi per i romanzi e la scelta è stata azzeccata visto che Per strada è la felicità è un libro bello, avvincente e molto interessante per chi, come me, quegli anni non ha potuto viverli in presa diretta.

In Rosa c’è molto di Ritanna, ma guai a chiamarla autobiografia, ci sono cose che ha conosciuto, il periodo raccontato è ancora vivo dentro lei, ma la sua vita non è stata così movimentata da ‘meritare’ di finire tra le pagine di un libro. Anche perché, come ci tiene a precisare, quando si pensa di parlare di sé potrebbe scattare l’autocensura, potrebbe sopraggiungere quel pudore che ti fa scrivere in maniera edulcorata e poco accattivante, se invece si lascia la fantasia libera di volare vengono fuori le pagine migliori da leggere. Così ha fatto quindi, è partita da se stessa, da ciò che voleva rappresentare di quegli anni di lotta spesso dimenticati dai libri di storia, ma far interagire con tutto questo una giovane ragazza che viene dalla provincia e rimane folgorata dall’ardore che emanano coloro che credono nella causa. Lei, una ragazza perbene con cappottino rosso, foulard bianco e coda di cavallo che lascia il buco in cui vive sola per andare a stare in una comune con gli altri ragazzi del movimento.

Lei, che non avrebbe mai pensato di poter vivere un amore libero, si lascia trascinare in una relazione che non ha nessun futuro, ma non vive tutto questo con l’ansia del domani, tutt’altro, si sente una donna del suo tempo in un rapporto privo di consuetudini e ritualità.

Lei, che insieme alle sue compagne, inizia ad alzare la testa e a notare le disparità che ci sono anche nel mondo della ribellione. Perché, anche i ragazzi che stanno loro a fianco, hanno il brutto vizio di metterle in secondo piano, certo le sfoggiano in prima fila alle manifestazioni, ma poi le relegano ai lavori di bassa manovalanza, non le spronano a far sentire la propria voce su un palco, al massimo si fanno scrivere da loro i discorsi da pronunciare. Perché donne e uomini devono essere uguali nella lotta per la rivoluzione e loro vogliono far sentire la propria voce.

Nonostante le occupazioni per Rosa il mondo accademico tradizionale conserva un certo fascino ed è proprio durante una lezione di uno dei docenti che appoggia il movimento studentesco che scopre una figura femminile da cui rimane affascinata: Rosa Luxemburg.

voleva scoprire di lei ciò che neppure i più esperti studiosi conoscevano, e che questo poteva avvenire solo se avesse ripercorso la sua vita fuori dagli schemi. Voleva leggere le sue opere, certo, ma anche capire come la grande Rosa aveva vissuto l’amore, l’amicizia, la sofferenza, la rabbia, la noia.

Approcciarsi a una grande rivoluzionaria per comprendere anche se stessa, che nel suo piccolo sta facendo la rivoluzione, ma che è preda di molti dubbi e incertezze. E proprio leggendo le sue lettere private si rende conto che anche lei ha vacillato, che anche lei ha amato in modo viscerale, che anche lei ha coltivato sogni che non si sono realizzati, che anche lei è stata fragile. Più che una rivoluzionaria del Novecento sembrava l’eroina di un romanzo ottocentesco. Con i sogni illusori, irrealizzabili di Emma Bovary o con la passione che non conosceva barriere di Anna Karenina.

Per Rosa è immediato fare un parallelismo tra se stessa e Rosa la rossa e vedere che anche nella scelta di chi avere affianco sono simili, i loro compagni hanno introversi, incapaci di esprimere i propri sentimenti e hanno due caratteri difficili. Uomini che spesso ti danno per scontata e non ti concedono nemmeno il la maternità delle idee, troppo concentrati su se stessi per notare che nelle loro compagne di rivoluzione sta nascendo un fiore impossibile da estirpare e che l’emancipazione è vicina, pulsa e non si potrà arrestare.

Per strada è la felicità è stato un viaggio dentro quegli anni e dentro me stessa, non posso dire di essermi rivista in Rosa perché quell’ardore non l’ho mai sperimentato. La mia è una generazione che ha avuto tutto pronto, non abbiamo dovuto lottare per niente e questo ci ha appiattiti. Leggere Per strada è la felicità mi ha fatto notare quanto poco in noi sia rimasto di chi ha vissuto appieno quegli anni e ha avuto il coraggio di mettersi in gioco per cambiare il mondo. Questo è un libro di donne che parla alle donne e lo fa in maniera diretta, mi sono sentita piccola e insignificante confronto a Rosa che, nonostante il suo restare una ragazza perbene, ha saputo far sentire la propria voce, ha avuto il coraggio di affrontare anche cose molto difficili e lo ha fatto da sola perché lei è forte, determinata, un’eroina da cui tutte noi possiamo trarre tanti insegnamenti. Sono davvero felice di aver letto questo libro e mi sento di consigliarlo a tutte le ragazze, ma anche alle donne, che di quegli anni hanno solo sentito qualche raro accenno, ne usciranno arricchite e con la voglia di far sentire la propria voce.

5 stelle

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