Non volevo fosse amore di Joanna Wylde

Marie non ha bisogno di altre complicazioni. Ha già abbastanza guai. Ma c’è un motociclista supertatuato che non la pensa allo stesso modo. Horse la desidera e non sembra disposto ad accettare un rifiuto, ma Marie è appena uscita a fatica da una storia con un uomo violento e non è pronta per una nuova relazione. Specialmente con uno come Horse. È quasi sicura, infatti, che il motivo per cui si è presentato alla porta di casa di suo fratello non sia del tutto legale. Per questo Marie desidera che si levi di torno alla svelta. Se non fosse così maledettamente affascinante… Horse fa parte del Reapers Motorcycle Club e si comporta come se il mondo gli appartenesse. Vive senza regole e, quando vuole qualcosa, sa come ottenerla. Adesso che il fratello di Marie è nei guai potrebbe sfruttare la situazione per conquistarla.

Non volevo fosse amore di Joanna Wylde,  1° Volume della serie Reaper’s, pubblicato il 23 luglio 2019, dalla Newton Compton

Smeraldine, inizio questa recensione un po’ a malincuore perché nonostante non sia assolutamente una puritana, questo libro ha urtato parecchio la mia sensibilità. Il linguaggio più che scurrile, la rozzezza del protagonista maschile e dei suoi accoliti e, diciamocelo, anche un po’ la beata stupidità della protagonista femminile che non capisce quello che ha davanti agli occhi fino a quando non ci sbatte la testa ripetutamente sopra, hanno reso la lettura alquanto pesante. Per carità, probabilmente, in questo periodo non era il libro adatto a me e, forse, mi aspettavo altro avendo letto, in passato, altri romanzi dello stesso genere. Ma vedere in che modo i motociclisti del Reapers Motorcycle Club considerano le donne, mi ha un po’ infastidito. Sì, lo so, in questo tipo di organizzazione le donne sono sempre un po’ bistrattate ma in questa storia ho avuto la sensazione che fosse anche peggio. Basta pensare al modo in cui Horse, il protagonista maschile, un byker super tatuato, chiama la protagonista per capire cosa intendo. L’appellativo iniziale che lui da a Marie, la nostra eroina, è “Sweet butt”, ovvero “put…na” e anche se dopo averla conosciuta non lo pensa sul serio, sarà motivo di discordia fra loro che peggiorerà la situazione quando le cose si complicheranno. Ma veniamo a noi. Marie sta attraversando un periodo orrendo, il marito l’ha picchiata e lei ha deciso di lasciarlo ritornando in famiglia e trovando rifugio nella roulotte del fratello Jeff. Questi l’adora, è un bravo ragazzo, per carità, ma è coinvolto fino alla punta dei capelli, in affari loschi con il club dei Reapers. Quando questi scoprono che ha sottratto ben cinquantamila “dollaroni” al club, decidono di dover assolutamente lavare l’offesa e di farlo con il sangue. Ma Horse si è incapricciato di Marie, e anche se la donna ha rifiutato la sua proposta di farne la sua Old Lady, (detta fra noi lo avrei fatto anche io per il modo assurdo in cui glielo dice) le propone di andare a vivere con lui per salvare il fratello. Marie accetta, a mio parere anche fin troppo allegramente, e iniziano una convivenza in cui Horse sembra avere una doppia personalità

         “A volte avevo l’impressione che fosse due persone diverse: il motociclista duro che impartiva ordini a non finire e un uomo dolce e sexy che al mio corpo faceva sentire delle cose che il mio ex non avrebbe mai nemmeno potuto immaginare…”

In realtà, nonostante sembri un byker duro e cattivo, Horse ha fatto per lei più di quanto la ragazza possa immaginare e continuerà a farlo per tutta la storia. In effetti, a voler essere sincera, preso da solo, Horse è davvero un gran brav’uomo che cerca in tutti i modi di salvare capra e cavoli, ma per i miei gusti tutto il libro è un po’ troppo volgare. Per quanto riguarda la protagonista femminile, ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che Marie avesse un solo neurone in testa e che non fosse quasi presente a se stesso. La storia ha un suo perché non lo nego e ammetto che non sarebbe stata male e l’avrei apprezzata sicuramente di più se l’autrice, oltre alle parolacce gratuite, non avesse utilizzato continuamente il nome di un ortaggio per indicare una parte anatomica dell’uomo. O se non ci fossero state così tante scene di sesso e di voyeurismo. Ma ripeto, forse non era il momento adatto per questa storia, per cui attendo un vostro parere, perché sicuramente sarò una voce fuori dal coro e attenderò l’uscita del secondo libro per vedere se questo è stato un caso a parte o se l’autrice non è proprio nelle mie corde.

Potrebbero interessarti anche...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.