Non svegliarti di Liz Lawler
Trama Quando Alex Taylor apre gli occhi, è distesa su un tavolo operatorio. Deve avere avuto un incidente, per questo non ricorda nulla. Ma è un medico, lavora in un ospedale, e sicuramente a breve i suoi colleghi la aiuteranno a ricostruire cosa è successo. C’è solo un problema… La persona che le sta di fronte non è un medico. E la scelta che la obbliga a compiere è indicibile. Poi Alex si risveglia. È molto confusa e non ha idea di come possa essersi salvata. Non appena i primi ricordi dell’esperienza traumatica riappaiono, nessuno è disposto a crederle. Le dicono che ha immaginato tutto, che è stato solo un brutto incubo. Emarginata dai colleghi, dalla famiglia e dal partner, Alex sta per cedere definitivamente all’idea di essere diventata pazza… ma poi incontra un’altra vittima.
Recensione di Loreads – Non svegliarti di Liz Lawler thriller pubblicato da Newton Compton il 30 agosto.
Non svegliarti ha messo a repentaglio il mio e-reader più volte nel corso della lettura . Avevo bisogno di canalizzare la frustrazione e lanciare ripetutamente il Kindle contro il muro, mi sembrava l’unica soluzione possibile. Aver letto con un brutto torcicollo ha completato il quadro, dandomi una prospettiva distorta della realtà (non ho azzeccato il vero colpevole, e nei miei deliri di onnipotenza preferisco dare la colpa al torcicollo). Ci troviamo davanti ad un romanzo d’esordio davvero notevole. Liz Lawler ha costruito una trama credibile e tristemente attuale con una tensione narrativa sempre alta. Angela Marsons (mio spirito guida) lo ha definito “un giro sulle montagne russe” ed è esattamente la sensazione che ho provato leggendo questo libro.
Alex Taylor doveva incontrare il suo fidanzato Patrick, un brillante veterinario, per una cenetta romantica al termine di una difficile giornata lavorativa. Ma a quell’appuntamento non arriverà mai. Si risveglia distesa su un tavolo operatorio. Crede di aver avuto un incidente ma non ricorda nulla. È un medico, lavora al pronto soccorso di Bath ed è consapevole di non avere nulla di rotto, non sa perché si trovi nuda e immobilizzata dentro una sala operatoria. E l’uomo che le sta accanto, reso irriconoscibile da camice e mascherina, non è un vero chirurgo. La minaccia, la obbliga a fare una scelta mostruosa e la riaddormenta. Al suo risveglio si trova circondata dai suoi colleghi in una stanza d’ospedale. La tengono in osservazione perché ha una commozione cerebrale in seguito ad una botta in testa. È stata ritrovata priva di sensi, con i vestiti in ordine, nel parcheggio dell’ospedale, colpita alla testa dal ramo spezzato di un albero. Questa versione non coincide con ciò che le è successo veramente. Ricorda di essere stata tenuta prigioniera da un uomo che si è finto medico e che l’ha violentata mentre era incosciente. Ma quando su sua insistenza viene allertata la polizia e vengono eseguiti tutti gli esami di routine, il risultato è a dir poco strabiliante: non ci sono tracce di violenza. Il suo corpo non è stato violato, non c’è niente che testimoni la presenza di uno stupratore all’interno dell’ospedale. La poliziotta che ha raccolto la testimonianza di Alex, Laura Best, è pronta ad archiviare il tutto come un episodio di stress post traumatico. Perché Alex non è nuova a simili crisi. L’anno prima ha perso le staffe mentre lavorava al pronto soccorso e le sue colleghe, le amiche e perfino il fidanzato sono più propensi a credere che si sia immaginata tutto. È solo stanca, ha bisogno di una vacanza, deve staccare la spina.
“Negli ultimi tempi aveva preso l’abitudine di indossare dei vestiti che nascondessero le sue forme, non si preoccupava più del taglio dei capelli e si truccava solo per nascondere il pallore e le occhiaie. Non voleva più essere femminile o sexy. Voleva essere invisibile.”
VOLEVA ESSERE INVISIBILE (sì, sto urlando). È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Perché nella nostra società una minigonna, i tacchi a spillo e un trucco provocante rappresentano ancora, purtroppo, nell’immaginario collettivo, un tacito consenso per essere abusate. E l’autrice è stata davvero brava a tratteggiare il personaggio di Alex. Traspare tutto dalla sua abile descrizione: il coraggio di denunciare la violenza, la vergogna per quanto le è successo e il ritrovarsi totalmente sola e disarmata di fronte allo scetticismo altrui. Perché ciò che fa più male è la mancanza di solidarietà femminile.
La poliziotta Laura Best ha deciso che la dottoressa Taylor è una mitomane. Non prova nemmeno un briciolo di empatia, vuole incastrarla, dimostrare che sta mentendo. L’ambizione di far carriera in polizia sulla pelle di una povera vittima di violenza sessuale la rende totalmente cieca e incapace di provare alcun tipo di sentimento. A dimostrazione ancora una volta che i veri nemici delle donne sono le altre donne. Ecco perché una donna violentata è vittima due volte: prima del suo aguzzino e poi di coloro che giudicano e non comprendono.
Ma Alex è stata violentata davvero? Questo dovete scoprirlo da soli. “Non svegliarti” è una perfetta lettura per questo inizio autunno, con un finale che meritava giusto un capitolo in più.