Non sembrava una cattiva idea di Kylie Scott
Tornare a casa per il matrimonio di suo padre non sarà facile per Adele. A diciotto anni se ne è andata senza guardarsi indietro, dopo il parapiglia scatenato dalla sua dichiarazione d’amore per un amico di famiglia, nonché socio in affari del padre. Non solo Pete aveva quindici anni più di lei, ma non si sarebbe mai neanche sognato di avvicinarla. Come aveva potuto essere così stupida? Oltre all’imbarazzo, l’equivoco aveva portato la società di suo padre sul lastrico… ed era costato a Pete un naso rotto. Sono passati sette anni da allora. E Adele non è più una bambina. È sicura di essere in grado di affrontare il matrimonio come una persona matura. Ma sarà poi vero che il primo amore non si scorda mai?
Non sembrava una cattiva idea di Kylie Scott, contemporary romance autoconclusivo pubblicato il 18 ottobre 2021, dalla Newton Compton.
Era da più di un anno che aspettavo un nuovo libro di questa autrice, adoro il suo modo di scrivere. Le sue battute taglienti, il sarcasmo a volte solo accennato e, altre, usato con abbondanza. I suoi protagonisti sempre un po’ fuori dalle righe. Le storie d’amore un po’ sofferte e un po’ divertenti. È questo il suo modo di scrivere e, per un motivo o per un altro, i suoi libri mi hanno sempre trasmesso una serie di emozioni positive. Questa volta, però, ho fatto fatica a capire tutto, dalle azioni dei protagonisti, all’umorismo stiracchiato e ad un sarcasmo usato con grande abbondanza anche dove non aveva senso usarlo, vista la situazione. Pagina dopo pagina tutto quello che ho provato è stato un bel Niente. Nessuno dei due protagonisti è riuscito a strapparmi un qualche tipo di emozione, eppure, la trama mi aveva fatto pensare che mi sarei divertita. In fondo gli amori proibiti hanno sempre un che di piccante e, la storia di Adele e Pete, sulla carta, aveva tutti i presupposti per essere esplosiva. Invece, io l’ho trovata di una lentezza assurda e costruita, a mio parere, su un problema che pur essendo importante non viene assolutamente eviscerato. Mi spiego meglio in modo che possiate capire. Fin da bambina, Adele, trascorre sei settimane all’anno in compagnia di suo padre, un uomo molto preso dal lavoro che, in quel periodo, la affida a Pete, uno dei suoi uomini. Tra i due, pur essendoci una differenza di età di quindici anni, nasce una bella amicizia. Adele, però, se ne innamora e durante la festa dei suoi diciotto anni gli confessa i suoi sentimenti. Per Pete, però, lei è solo una ragazzina, quindi, ferita nell’orgoglio e nei sentimenti non ritorna più nei luoghi della sua adolescenza per sette anni. Ora, però, il padre sta per sposarsi di nuovo e la sua presenza all’evento non è negoziabile. Decisa a tenere a bada quei sentimenti che non sono per nulla cambiati negli anni Adele è convinta di risolvere in fretta e furia la vicenda e ritornare a casa senza colpo ferire. Ma ha fatto i conti senza l’oste, Pete negli anni è diventato ancora più bello e lei non può fare a meno di desiderarlo come il primo giorno. Fin qui nulla di male, la trama era quella, il problema è che per quasi tutto il libro ascoltiamo solo e soltanto il punto di vista di Adele, di Pete sappiamo ben poco, né di quello che provava all’inizio, né di quello che sente in seguito e, la differenza di età, che poteva essere il motivo principale per cui la loro storia non sboccia non viene assolutamente menzionato. Il vero problema è la mancanza di coinvolgimento di Pete, il suo estraniarsi da quelli che sono i sentimenti a causa del suo passato, ma anche qui l’autrice glissa. Per tutta la storia assistiamo solo alla speranza di Adele di farsi amare, al suo insistere e cadere di continuo ma senza un vero slancio emotivo. Insomma, a me non è piaciuto, probabilmente avevo riposto nella storia troppe speranza o, semplicemente, non ho saputo apprezzare la storia. Per concludere ammetto anche che, a rovinarmi ulteriormente la lettura, sono stati i tanti errori riscontrati nel testo che non sempre potevano essere imputati a semplici refusi.
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