Non dimenticarlo mai di Federica Bosco
Trama La mattina del suo quarantanovesimo compleanno Giulia è seduta sullo sgabello della cucina a bere un caffè e, mentre contempla la nebbia dell’inverno milanese, viene travolta da un attacco di panico in piena regola. Lei, giornalista di costume in una rivista di grido, con una vita scandita da mille impegni, avverte all’improvviso la consapevolezza che la sua esistenza così com’è sembra non avere più alcun senso. Un compagno da quattro anni, Massimo, anch’egli giornalista con una forte propensione all’indipendenza, una madre giocatrice incallita dalla personalità crudele e affascinante da cui ha imparato a guardarsi le spalle, qualche amica con cui condividere sfilate e pettegolezzi, un fratellastro amatissimo, un padre artista e sognatore, e questo è tutto. Ciò che la sconvolge, però, è l’impellente desiderio di maternità mai provato prima, giunto molto oltre i tempi supplementari, che adesso le sembra l’unica ragione di vita. Le reazioni delle persone vicino a lei non sono incoraggianti e, accompagnata da un coro di «ma tu non ne hai mai voluti», Giulia si accinge non senza difficoltà a convincere il compagno a imbarcarsi nel complicato mondo delle cure per la fertilità, ispirata da un’idea di famiglia in cui crede ancora nonostante la sua infanzia passata a giocare a Barbie sotto i tavoli verdi. Massimo però si rivela un partner imprevedibile, che la porta un giorno in un paradiso di mille premure e quello dopo nell’inferno dell’indifferenza, facendola sentire ancora più sola. Così Giulia, quasi senza alleati, decide di abbandonare per sempre la sua zona di confort e di spiccare un salto nel vuoto. Alternando ironia e malinconia col suo stile inconfondibile, Federica Bosco ci trascina in un crescendo di emozioni e colpi di scena raccontando una storia in cui tutti possiamo riconoscerci, perché e non è mai troppo tardi per prendere una decisione folle, se è quella che ti può rendere felice.
Non dimenticarlo mai di Federica Bosco, Romanzo di narrativa pubblicato il 21 ottobre da Garzanti
Sulla soglia dei 50 anni, Giulia si ritrova a fare un bilancio della sua vita. Donna impegnata a livello lavorativo, un compagno da ormai 4 anni con il quale non convive, una madre che le ha rovinato l’infanzia e le condiziona il presente e un fratello a cui vuole un bene dell’anima. In questo riassunto sente che manca qualcosa: i figli. Ed è in quel momento che sopraggiunge un doloroso attacco di panico.
Che ne era stato dei figli? Perché non li aveva avuti?
La verità è che Giulia ha sempre pensato di non volerne, probabilmente scottata da quella figura materna più impegnata a giocare a carte e a far serata con gli amici che a crescere la figlia.
E ora, era forse troppo tardi?
Spronata dalla collega Barbara decide di parlare con Massimo, l’uomo con il quale divide la sua vita da quattro anni, e tentare l’inseminazione artificiale.
Il percorso non è semplice, la strada è piena di ostacoli ma le possibilità ci sono. Da quel momento per Giulia inizia una sorta di rinascita, una nuova vita che sarà totalmente opposta alla precedente.
Giulia intraprende un viaggio e si ritrova a scoprire che lungo il cammino dovrà lasciare andare alcuni pezzi, fare delle scelte importanti, salti nel vuoto, viaggi introspettivi.
Si ritrova spessa sola, impaurita, in difficoltà, ma altre volte sarà felice, testarda e decisa.
Massimo non è il compagno che una donna vorrebbe avere accanto nel momento in cui sceglie di creare una famiglia. In questa frase stona appunto l’utilizzo della terza persona singolare, perché ben presto Giulia scoprirà che i figli che tanto spera di avere sono un suo progetto, un suo desiderio e questo suo “colpo di testa” sulla soglia dei cinquant’anni, farà scoprire le carte alle persone a lei vicine. Ma lei è così spaventata dall’idea di rimanere sola che vive la sua vita con delle fitte bende sugli occhi e soprattutto sul cuore, e porta avanti una relazione sentimentale dove accetta di tutto, dai segreti alle mancanze, dai colpi di testa alle bugie, dai fiori alle porte chiuse.
Non va certo meglio la relazione con sua madre, una donna incredibilmente narcisista che le ha rubato l’infanzia, reso imprevedibile l’adolescenza e instillato paure in età adulta, rendendola una donna fragile, emotivamente dipendente e avvezza ai compromessi. Una relazione tossica, tanto quella con il compagno, dalla quale sembra impossibile fuggire, se non malamente ferita.
Per fortuna nella sua vita ci sono il suo fratellastro, che però non può starle accanto come vorrebbe, una matrigna che vive lontana, un padre a cui vuole bene, che non è capace di esternare i propri sentimenti e Virgilio, un uomo conosciuto alla clinica di fecondazione assistita ad un controllo, durante il quale ovviamente si trovava da sola, e che sarà per lei una figura presente, in grado di riempire quei vuoti creati da altri e lenire per un po’ le brutture della vita. Peccato che Virgilio sia felicemente sposato.
Esiste il momento giusto per fare una determinata scelta? Probabilmente sì, forse Giulia non ha preso per tempo il treno della sua vita, ma quando si è trovata sulla stessa banchina anni dopo, ha pensato di poter rimediare. Certo, come dicono in molti, si vive una volta sola ed è nostro diritto vivere fino in fondo, ma le nostre scelte hanno un peso. Soprattutto per noi stessi.
Non ho condiviso da subito la scelta di Giulia, non perché desidera avere dei figli a cinquant’anni, – anche se io mai lo farei, fosse solo per paura di viverli troppo poco, di perdermi i momenti speciali e crescere insieme su piani generazionali troppo differenti -, ma perché mancano tanti altri presupposti.
Giulia sa che non sarà una passeggiata quella di avere un figlio, eppure è decisa ad andare avanti. Nonostante abbia dovuto pregare Massimo fino alle lacrime perché accettasse il suo desiderio, e dopo abbia dovuto pregarlo in ogni occasione per essere accompagnata e per averlo presente nei momenti più delicati. Giulia è fragile, confusa, sentimentalmente dipendente e tutte queste sono armi che usa per non vedere la realtà e accettarla.
A volte mi è sembrato un atto egoistico, altre un gesto che rispecchiava una profonda tristezza, altre un momento di semplice paura. Si può decidere di fare un figlio a cinquant’anni – e in determinate condizioni – solo per un rimpianto passato? O solo perché si ha paura della solitudine? Per un po’ Giulia l’ho giudicata, poi l’ho ammirata, poi l’ho biasimata, un po’ l’ho insultata, spesso avrei voluto abbracciarla, altre volte scuoterla. La verità è che non sono mai riuscita ad entrare in sintonia con lei. Sarà che in questo romanzo Federica ha messo dentro di tutto, troppo. Mi sono sentita frustrata per la vita così ingiusta di questa donna, completamente soggiogata e manipolata da madre e compagno, abbandonata dalle amiche senza un motivo logico, con un fratello da aiutare e un lavoro che sembra arrivare al capolinea. Sola. Così sola da dover chiamare un veterinario sposato – che non riesce ad avere figli con la propria compagna – per colmare, di non si sa bene cosa, dei vuoti ormai pieni di un silenzio assordante.
Lo ammetto, contrariamente ad altri libri della stessa autrice, che mi hanno sempre regalato tantissime emozioni, “Non dimenticarlo mai” è stata una lettura faticosa e difficile da digerire, anche se il finale vorrebbe lasciare un messaggio di rinascita. L’argomento trattato è delicato, tremendamente reale e brutale e questi sentimenti mi sono rimasti addosso anche a lettura conclusa; conservo un senso di tristezza verso Giulia e quello che ha passato.
E mi sentivo sciocca e incapace, piccola e insignificante, mai abbastanza per essere amata nemmeno dalla propria madre, figuriamoci da quella del padre di mia figlia. Cosa avrei dovuto fare per essere amata? Cosa? Su quale altare avrei dovuto immolarmi?