Nel mondo sereno di Anna Nicoletto
Luigi ha ottantun anni quando entra nel mondo sereno. Suo figlio sta partendo per le vacanze e lui dovrà trascorrere tre settimane nella Casa della Serenità in attesa che la sua badante Yuliya torni dall’Ucraina.
Ma il tempo dietro il portone massiccio di via della Pace scorre secondo regole incomprensibili, è fatto di attimi che si dilatano all’infinito, di dettagli che come severi giudici lo costringono a soppesare ogni scelta compiuta. In un presente brulicante di inutili figuranti di passaggio, il viaggio nel passato alla ricerca degli errori commessi sembrerebbe l’unica avventura possibile. Cercare un senso alla sequenza di avvenimenti che hanno composto la sua vita è naturale, dimenticarne le conseguenze è impossibile. Perché in fondo è solo una la paura che lo divora: quella di non aver lasciato niente.
Recensione di Veronica – Nel mondo sereno di Anna Nicoletto, un romanzo di narrativa, edito self-publishing in uscita oggi 20 febbraio.
Care lettrici, sì, avete letto proprio bene. Quello di cui vi sto per parlare è l’ultimo romanzo pubblicato da Anna Nicoletto. Cos’ha di particolare? Che non è un romance, bensì un romanzo di narrativa in cui il protagonista è Luigi, un personaggio a cui sicuramente vi affezionerete. Come è andato questo “esperimento” dell’autrice? Secondo me Anna potrebbe scrivere qualunque cose e otterrebbe lo stesso risultato… ci regalerebbe un capolavoro!
Luigi ha ottantun anni, un figlio che abita troppo lontano, un nipote con il quale non ha praticamente nessun rapporto, qualche amico coetaneo da bar e i classici acciacchi che un uomo della sua età ha. Per questo accanto a lui c’è Yuliya, la badante ucraina che si occupa di lui. Ma ora Yuliya è tornata al suo paese e suo figlio Antonello ha in programma di trascorrere tre settimane al mare. Luigi non può stare solo, è impensabile per una persona della sua età che ormai arranca un po’ sulle sue gambe. Ed ecco che una mattina, il suo viaggio in auto con suo figlio, si arresta in via Pace, nella Casa della Serenità, dove occuperà per tre settimane la stanza numero 29.
«Tre settimane di spazi impersonali, di tempo da sprecare, di caligine da ammaestrare. Tre settimane di sopravvivenza. E poi, casa. »
E’ durante queste tre settimane che Luigi ripercorre per se stesso, e anche un po’ per noi, quella che è stata la sua vita, le scelte che ha fatto, le perdite subite, i rapporti non coltivati. Un mix di azioni che dal presente si intersecano con il passato alla ricerca di un senso, nel tentativo disperato di riempire dei vuoti che per un momento sono state certezze e poi piano piano si sono trasformati in dubbi e rimpianti.
«Forse la vita era proprio questo: un continuo rincorrere gli eventi alla ricerca del loro significato.
Luigi è una persona acuta, intelligente e molto cinica e non nasconde nessuno di questi lati. Quando parla si pone sempre in modo da stare un gradino sopra, la compassione per chi gli sta accanto non è certo il suo forte, è il classico nonno un po’ burbero, schietto ma che alla fine si compiace di trascorrere del tempo con chi è in grado di tenergli testa, che si tratti di un vivace ragazzino di nove anni, o una “non-infermiera” che gli concede qualche extra sul regolamento.
E’ un uomo che ama la sua indipendenza e i suoi spazi e fatica ad accettare la permanenza della casa di riposo, ed è per questo motivo che non chiama mai nessuno con il proprio nome, ed evita di partecipare alle attività di gruppo preferendo rimanere nella solitudine della sua stanza con un libro e i suoi ricordi.
«Come faccio a stare bene dopo gli anni trascorsi a imbrigliare momenti che ora mi scivolano come terra tra le dita, decomposti in ricordi avvizziti. Come faccio»
E il tempo all’interno della Casa della Serenità scorre lento, inesorabile, obbligando a crogiolarsi nelle scelte fatte e ad accettarle in qualche modo. Forse avrebbe dovuto essere un padre più presente per Antonello, forse ancora non dimentica lo sguardo di suo padre deluso quando non ha assecondato i suoi desideri, forse c’è stato qualcuno che ha amato così tanto, da esaurire tutta la scorta di amore che poteva distribuire, qualcuno che questo amore se l’è portato con sé, rendendolo l’uomo che ora. Una vita ad affannarsi per lasciare qualcosa di sé, una vita in cui in realtà non si è lasciato poi molto. Perché Luigi non ha mai fatto parte di una vera famiglia e questo lo paga ogni volta che incrocia lo sguardo di suo nipote Giovanni, o nel gesti disarmati di suo figlio Antonello. Tutte quelle parole non dette, quei sentimenti taciuti, quei gesti incompiuti.
«Era questo il senso della gente ordinaria? Vivere e morire. Affannarsi e a un certo punto, con più o meno preavviso, indipendentemente da quanto raggiunto, smettere di farlo. »
E come uscire da una tale consapevolezza?
«In ogni famiglia c’è una quota di nascosto»
E’ stato quasi stupefacente constatare che le persone con cui Luigi è entrato maggiormente in empatia sono quelle con cui ha trascorso la parte più breve della sua vita, quelle con cui è entrato in contatto all’interno della Serenità, che si sono affacciate alla porta della stanza 29 per far parte in qualche modo della sua vita
«Sa cosa accomuna veramente due individui? Il riconoscersi»
Forse semplicemente c’era una parte di Luigi che andava scoperta, compresa, abbracciata. Forse dietro quell’anziano cinico e un po’ solitario c’è un cuore grande, un cuore che accetta comunque di ripercorrere quello che è stato, per comprenderlo se non metabolizzarlo. Anche se significa soffrire ancora, anche se vuol dire ammettere di aver sbagliato, anche se tutto diventa un grande “e se…”, prima di un bivio che abbiamo già percorso una volta e non ci è permesso percorrere di nuovo.
Anna ha fatto di nuovo centro. Anche questa volta ci regala un meraviglioso libro nel quale perdersi e meravigliarsi. Un’altra opera riuscita, alla perfezione. Non solo è scritta come sempre in maniera magistrale, rimarcando la conoscenza di un italiano che fa invidia, ma sia che si tratti di una storia romantica tra due meravigliosi protagonisti, o che parli di un pensionato sui generis, quello che Anna riesce sempre a fare, è indagare alla perfezione i sentimenti e i legami, d’amore e familiari, con una semplicità quasi disarmante.
Cattura il lettore, lo trascina tra le pagine e gli impedisce di uscirne fino a quando compare la parola FINE.
Ed è per questo che “Nel mondo sereno”, è un libro che consiglio a tutti, indistintamente e che vi permetterà di rispecchiarvi un po’ ognuno a suo modo.
Ricordo inoltre, come già comunicato più volte dall’autrice, che la scrittura di questo romanzo si è conclusa quattro anni fa e finalmente oggi vede la luce. Io ancora non capisco perché abbiamo dovuto aspettare così tanto per vedere questa piccola perla nel nostro e-reader.
«Non sono tanto i problemi a differenziarci quanto il modo in cui li affrontiamo, immagino».
Complimenti Anna per aver avuto il coraggio di osare, per aver intrapreso un viaggio un po’ alla cieca, seguendo il tuo cuore, perché non c’è dubbio, che sei capace.
Ora non mi resta che lasciarvi godere questa storia e attendere con ansia la prossima pubblicazione, e quella dopo e quella dopo ancora…