Lugh di Francesca Trentini

Lugh, dio celtico della luce, è stato adorato dagli umani di mezza Europa per secoli, ma ora è stato dimenticato.
Grazie alla sua lancia, la cui mira non fallisce mai, Lugh viene scelto tra i quattro guerrieri che devono fronteggiare l’imminente fine del mondo. Peccato che l’arma si spezzi durante il torneo, privandolo di fatto dei suoi poteri. Senza di essa, lui è menomato, e per combattere i Distruttori gli ci vorrà un miracolo.
Quel miracolo si chiama Melanie, vive a Lione ed è una dei pochi umani che ancora lo adorano. Un’umana devastata da una malattia misteriosa, la cui fede nel dio celtico è il solo raggio di luce in una vita fatta di espedienti e lap dance per clienti che chiedono ben più di un ballo privato.
Cos’ha di speciale questa fragile ragazza, a parte essere l’unica in grado di richiamare il potere della lancia spezzata?

Lugh di Francesca Trentini, secondo volume della serie Urban Fantasy “The Crimson Thrones” pubblicato in self il 1 luglio

La serie “ The Crimson Thrones” avanza a grandi passi e, a pensarci bene, è così che dovrebbe essere se il mondo fosse sull’orlo del baratro come succede in questa storia. E quindi, lasciato il Sommo Dio Seth che ha adempiuto alla sua parte della profezia, a godersi il tanto meritato riposo nel suo nuovo regno, tocca ora a Lugh, il Dio celtico della luce e di tutte le arti, fronteggiare il secondo dei Distruttori.  La sua non sarà una passeggiata di salute visto che i mostri che si fanno strada sulla terra stanno diventando sempre più forti e, soprattutto, perché lui parte un po’ svantaggiato. Credetemi, all’inizio della storia ho avuto voglia di prenderlo per le orecchie e trascinarlo davanti al suo Distruttore come fanno le mamme con i figli poco studiosi visto che sta trascorrendo i suoi giorni in un pub a scolarsi quante più birre possibili tanto che ormai non fa più distinzione né di colore né di quantità. Ma in un certo senso lo capisco. Dopo l’ultima battaglia, quella in cui è risultato essere uno dei quattro vincitori del torneo che dovrà chiudere la strada a queste entità che vogliono radere il mondo al suolo, il suo morale è sceso una spanna sotto ai suoi stessi piedi. Il motivo? La sua spada si è rotta in modo irreparabile durante l’ultimo combattimento, facendogli perdere la capacità di combattere come il Dio che è o che è stato fino a quel momento. A niente gli è servito nemmeno il pezzo dello scudo di Atena che la Dea in persona ha donato a loro quattro. Per quanto lui lo guardi, infatti, quel pezzo di latta non fa assolutamente nulla. Poi, quasi all’improvviso, lo scudo gli mostra per pochi istanti il viso di una splendida ragazza. L’istinto e il pezzo di scudo gli dicono di trovarla e anche se non sa ancora per quale motivo, salta in groppa al suo cavallo, ah pardon, alla sua moto e si dirige in Francia, alla ricerca della misteriosa giovane.

Melanie, conosciuta anche come Lucille nel locale in cui balla la lap dance, è sì una grande bellezza ma è anche afflitta da una malattia debilitante che, per sua stessa convinzione la porterà presto alla morte, pertanto non riesce a capire per quale motivo quell’uomo che si è presentato nel locale in cui lavora in veste di agente segreto, abbia bisogno proprio di lei per salvare il mondo visto che non ha alcuna abilità particolare. Eppure, lei qualcosa è davvero in grado di farla ed entrambi se ne rendono conto quasi immediatamente quando vengono attaccati da esseri alieni e inquietanti che tentano di ucciderli. Da quel momento in poi, loro due, proprio come una strana coppia, daranno il via ad un’avventura pericolosa e dall’esito per nulla scontato che mi ha dato modo di conoscere due personaggi molto particolari.

Lugh è un Dio che è stato dimenticato quasi da tutti e ora che non ha più la sua arma ha davvero perso la fede di poter fare la sua parte nella profezia che riguarda i Distruttori e vederlo scoraggiato mi ha infastidito un po’. Devo ammettere che ci sono stati dei momenti in cui mi è sembrato un bambinone  piagnone, sempre un po’ titubante, a volte fin troppo ingenuo nonostante viva da millenni. Si rianima solo quando è vicino alla ragazza che il fato gli ha messo accanto in questa lotta impari. Il vero fulcro della storia, infatti, almeno per quanto mi riguarda è proprio lei, Melissa, una vera guerriera che, anche se inconsapevole della propria forza, non si abbatte quasi mai. Ha conosciuto ben poco amore nel corso della sua vita, a causa di un male che la corrode dall’interno e che i medici non riconoscono, anche la famiglia l’ha abbandonata a se stessa lasciandola da sola per strada costringendola a prostituirsi pur di pagarsi le medicine che la fanno tirare avanti  un giorno dopo l’altro. C’è un solo spiraglio di luce nella sua vita, il Dio Celtico Lugh, che lei invoca quando il dolore diventa troppo forte da poter sopportare, peccato che ora che il Dio è lì di fronte a lei non lo riconosca ma, inconsciamente si fida in modo assoluto di lui.

Ho apprezzato molto il personaggio di Melanie, la sua forza, il suo battersi anche se è convinta che presto morirà. Mi è piaciuto anche che l’autrice né abbia fatto un’eroina nonostante la dubbia moralità che si tende ad attribuire al mestiere più antico del mondo e che lei stessa trovi essere un peccato inaccettabile. È grata a Lugh proprio di questo tra le altre cose, lui sembra non giudicarla mai ed è una cosa che dovremmo fare anche noi, non giudicare il prossimo e, soprattutto, che ognuno di noi può fare la differenza nonostante tutto. Si può essere, belli, brutti, alti, bassi, ricchi o poveri ma nulla importa  di fronte a quello che possiamo fare per migliorare le cose.

Per contro ammetto di non aver apprezzato alcuni escamotage usati dall’autrice per risolvere delle situazioni, da un lato ho avuto l’impressione che si volesse ridicolizzare i “cattivi della storia” dall’altra forse si è trattato, da parte dell’autrice, proprio di stemperare con un po’ di leggerezza la situazione. In realtà è un fantasy e quindi tutto può succedere anche se a me non piace.

In conclusione, nonostante qualche dubbio che, ripeto, riguarda solo il personaggio di Lugh con il quale non sono riuscita ad entrare in perfetta sintonia, non ho nessuna remora a consigliare questo libro perché è una lettura che, grazie alla bella prosa dell’autrice, scorre via con molta facilità e poi perché la lettura è sempre soggettiva e per me, probabilmente,  non era il momento giusto per farla.

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