Lontano da te di Romina Casagrande

lontano da te

Trama Sofia, poco più di vent’anni, vive a Londra con la consapevolezza di aver raggiunto gli obiettivi che si era prefissata: un buon lavoro e un uomo che ama. Eppure, tra le pagine del suo diario, aleggiano un’ombra e un ricordo, scaturiti da una fotografia. È questo l’unico elemento che la tiene ancora legata alla sua amata Toscana. In quell’immagine, un volto: quello di Bianca. Così diversa e al contempo simile a lei. E sarà proprio il desiderio di incontrare di nuovo sua sorella a riportarla nella natia Siena, nel tentativo di comporre il suo «quadro vivente», la trasposizione dell’Ophelia di J.E. Millais, basandosi sulle fattezze di Bianca che somiglia così tanto alla musa originale dell’artista, la grande Elizabeth Siddal. Giunta a Siena, si troverà immersa in un’avventura dalle mille sfumature, che la porterà a incontrare personaggi misteriosi come Moses, a interrogarsi sul passato e accadimenti che l’hanno strappata alla sua terra. Un percorso difficile, in cui tenterà di riconquistare anche la fiducia di Bianca. Ma prima dovrà affrontare i propri demoni e, finalmente, raccontare la verità sulla notte che le ha unite e divise, forse per sempre.

Lontano da te

Recensione di Francesca Lontana da te, romanzo che fa parte della narrativa contemporanea, con un pizzico di romance e storia, scritto da Romina Casagrande ed edito dalla casa editrice Arkadia.

Ci sono segreti che, a volte, si portano dietro sul fondo della mente e col peso nel cuore per tutta una vita, come accade alla protagonista di questa storia.

Lei è Sofia, un’italiana che sfugge ai ricordi di un passato turbolento e approda a Londra dove lavora come fotografa, insieme ai suoi collaboratori Win e Lydia.

I suoi cappelli dalle sfumature verde smeraldo la rendono singolare e il suo abbigliamento, un total black, sembra simboleggiare uno stato di perenne lutto.

Lui è Moses Baumann, lo conosciamo ancora bambino, ebreo di nascita, che apre il romanzo in una Berlino del 1943, dove i nazisti sono al potere e come la storia ci racconta chi pagò con la vita per l’assurda persecuzione furono proprio loro. Ma è tra la verdeggiante terra toscana che conosceremo Moses, anziano, segnato dalle rughe e con il suo inseparabile bastone da passeggio dal pomolo argenteo. Moses è un uomo che ha fatto i conti col suo passato, a differenza di Sofia che cerca in tutti i modi di scappare da esso, ma sarà grazie a Moses e al suo racconto, che Sofia ne trarrà insegnamento e ispirazione.

E poi c’è “Ofelia” il dipinto del pittore John Everett Millais, il quadro raffigura Ofelia caduta nel ruscello che si lascia galleggiare tra le acque e abbandonare al suo destino. Ora vi chiederete, cosa mai possono avere in comune due persone così diverse con il quadro di Millais? Eppure il nesso c’è, a entrambi il dipinto ricorda, anche se per motivi diversi, un dolore passato e mai dimenticato.

Sofia è ossessionata dalla modella dai capelli rossi che tanto le ricorda Bianca, sua sorella. Ma perché? Perché il quadro di Millais crea tanto turbamento in Sofia? Il sospetto e il mistero che lei nasconde fa pensare a più di quanto poi si rivela.

E’ una storia che vira un po’ sul “giallo”, il lettore entra a far parte di un segreto inconfessato che solo leggendo verrà rivelato. La scrittura in terza persona regala una visione completa di tutti i personaggi, donando a ognuno di loro la parola e rendendoli quasi reali, perché si entra nei loro pensieri, si legge dei loro desideri e delle loro speranze, dei loro dubbi e delle loro certezze. Sono tante le frasi suggestive che l’autrice riesce a scrivere sui paesaggi e sulle riflessioni dei protagonisti, quasi fosse poesia.

“L’aria fresca e le urla delle rondini che solcavano il viola dell’imbrunire bastarono a zittire i pensieri.”

“Lo sguardo si bagnava dell’oro dei campi di grano, bucato di tanto in tanto da cipressi alti e appuntiti come matite. Su fino al cielo, dove il vento sfilacciava nuvole e le soffiava via a brandelli, mischiandole con l’azzurro.”

Moses è un uomo che ha vissuto, ha viaggiato, è un attento osservatore e le sue riflessioni lasciano il segno. Stanco di guardare al passato nella speranza che qualcosa cambi, ma capisce, forse tardi, che il passato non si può modificare. Imparare da esso, sì! Ricordarlo, sempre! Dimenticarlo, mai!

“Se avessi anche soltanto un giorno, davanti a me, non lo sprecherei per guardarmi indietro.”

Come un diesel che acquista velocità su strada anch’io ho dovuto carburare nella lettura, lo ammetto. Ma la scrittrice ha saputo raccontare in un italiano elegante e senza sbavature una storia alquanto originale e rara. Parla di un’amicizia tra Moses e Sofia. Un uomo d’altri tempi che col suo bastone e la coppola mi ha ricordato mio nonno, morto quasi centenario. In Moses ho rivisto lui e non vi nego la commozione arrivati alla fine del romanzo. La storia di Moses si rivela attraverso le pagine di una lettera attesa da tutta una vita. Il ricordo della guerra e del dolore che i nazisti provocarono ai volti cari per Moses riaffiora bruciante e distruttivo dentro di lui. Mi ha fatto pensare al mio viaggio in terza liceo quando visitai la città Berlino, i musei esponevano foto e testimonianze della distruzione che fece il Terzo Reich, visitai i campi di concentramento e le celle buie e piccole, che al solo ricordo mi manca l’aria. Ancora oggi simbolo di divisione, pianto e dolore, rimane qualche chilometro di muro, per ricordare, appunto , che la storia deve insegnarci e da essa imparare a non cadere negli stessi errori.

Romina Casagrande riesce a intrecciare all’interno di una matassa ingarbugliata, più storie, ma pagina dopo pagina, tira fuori un filo per volta, con una scrittura ricercata, dove difficilmente la medesima parola è ripetuta e dalla stesura limpida, tanto da tenerti legata fino ad arrivare al capo.

Tutto viene svelato come nei migliori romanzi e mi ha lasciato piena di voglia di vivere la vita attraverso l’obbiettivo di uno scatto fotografico.

Perché lo scatto immortala il momento e io voglio viverlo quel momento e non avere il rimpianto di non averlo vissuto.

Frank Sinatra è tra i cantanti preferiti di Moses e per omaggiarlo, qualora un Moses fosse realmente esistito, scelgo “My Way” un classico e intramontabile della musica mondiale, in cui si parla di un uomo che ha vissuto, con gioie e dolori, sbagliando e rimediando, ma l’ha fatto alla sua maniera.

Vi invito col cuore a leggere Lontana da te e prima di salutarvi, voglio svelarvi una piccola curiosità, che solo alla fine ho notato, tanto ero immersa tra le righe d’inchiostro nero, da non capire che il titolo di ogni capitolo corrispondeva al nome di una pianta , o fiore, insieme al suo significato. Solo quando ho letto biancospino e il suo senso, La Speranza , l’ho capito.

Alla prossima,

Fra.

bellissimo

 

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