L’estate della mia rivoluzione di Angelica Grivel Serra

Luce ha diciassette anni e vive con l’adorata madre Valeria in una grande casa sul mare di Cagliari, coccolata dall’amore incondizionato di una famiglia quasi tutta al femminile. Baciata dalla bellezza e da un’intelligenza fuori dal comune, a scuola riesce senza troppi sforzi ma non ha grandi rapporti con i coetanei. A dire il vero, non assomiglia per niente agli adolescenti che la circondano. Perché Luce, nella sua età e soprattutto nel corpo di una ragazza della sua età, non si sente per niente a proprio agio. È come se appartenesse a una declinazione diversa della stessa specie, come fosse fuori sincrono. A differenza dei suoi compagni, infatti, non riesce ad accettare le asperità della metamorfosi, a gustarne la forza e a coglierne tutto il potere. Al contrario, l’immagine che le viene quotidianamente restituita dallo specchio, quel corpo che muta e che la sorprende ogni giorno con particolari nuovi e non richiesti, non la rappresenta. Non più. Le è estranea, sconosciuta, nemica. Un’immagine lontana da come si sente realmente, nel profondo. Ma l’estate che sta per vivere, con gli incontri che costelleranno questa stagione pigra e suadente, potrebbe sorprenderla, offrendole la possibilità di affrontare l’atroce senso di sospensione e incertezza che la avvince, e di compiere quei primi indispensabili, goffi eppure rivoluzionari passi che, pacificandola con il passato, potrebbero permetterle di abbracciare un futuro carico di promesse.

L’estate della mia rivoluzione di Angelica Grivel Serra, romanzo di narrativa in uscita oggi, 3 giugno, con Mondadori.

Quanto può essere difficile parlare di un libro? A volte per niente, altre molto, una via di mezzo non esiste. Il romanzo di oggi appartiene al secondo caso. Probabilmente avrei dovuto informarmi meglio prima di scegliere di organizzare un Review Party per questa pubblicazione, ma credo che nulla avrebbe potuto prepararmi a ciò con cui mi sono scontrata. Dopo aver terminato la lettura sono andata a informarmi sull’autrice per capire da cosa dipendessero le sue scelte stilistiche e di linguaggio.

Angelica Grivel Serra è una bellissima ragazza che di lavoro fa la fotomodella e ha da sempre la passione per la scrittura, tanto da aver conseguito la maturità classica col massimo dei voti. Angelica è una ragazza molto ambiziosa e questa ambizione emerge in maniera preponderante dal suo romanzo. La figura di Luce pare costruita a sua immagine e somiglianza, certamente qualche spunto dal suo essere una mosca bianca lo avrà pur preso e il linguaggio di Luce è talmente alto e forbito da risultare spesse volte ‘eccessivo’ per una ragazza di soli diciassette anni, quasi stridente col modo in cui siamo abituati a vedere questa nuova generazione. I pensieri di Luce sono profondi, il rapporto con la madre simbiotico e la visione che ha di se stessa distorta da paranoie tipiche alle ragazze adolescenti di tutto il mondo, ma lei si vede diversa dai suoi coetanei.

Luce non è una protagonista facile, affezionarsi a lei per me è stato impossibile, troppo distante dalla me diciassettenne per sentirmi affine. E si sa che, se non interviene l’affinità, deve almeno entrare in gioco l’empatia per permettere al lettore di immedesimarsi e sentire la storia dentro di sé.

Luce invece tiene a distanza, non diventa tua amica, non ti ammalia, non fa nulla per sintonizzarsi sulla stessa frequenza del suo interlocutore. Si pone al di sopra di tutto, colloca la sua diffidenza come schermo per difendersi dagli altri e per tenerli alla larga. Impenetrabile oserei definirla.

In Luce manca la leggerezza dei diciassette anni, la madre cerca di spronarla a vivere la sua età con più spensieratezza, ma a lei non interessa farlo, non vuole essere diversa per avvicinarsi gli altri e non ha nessuna intenzione nemmeno di fare un tentativo.

Credo molto nell’attitudine alla ricerca della propria individuale passione e sono a totale favore dell’originalità, intendendola però non come anticonformismo forzato ma come quella cosa che si mostra quasi senza nemmeno volerlo, con gli atteggiamenti abituali. Quella che non abbisogna di essere adornata di giustificazioni.

Ho sperato fino alla fine che la tanto agognata rivoluzione decantata nel titolo avesse luogo, ma non l’ho riscontrata in nessuna fase, anche i tentativi goffi che vengono citati nella trama non mi hanno donato alcuna soddisfazione e la lettura è risultata piatta e priva di attrattiva. Ho portato a termine il compito per dovere e non per piacere. Ho ancora l’amaro in bocca, mi aspettavo un bruco che diventasse farfalla, mi aspettavo una ragazza che si mettesse in gioco uscendo dalla sua zona di comfort riscontrando quanto di bello può offrire la sua generazione, mi aspettavo riflessioni su se stessa che le permettessero di evolvere e trovare il bello negli altri senza restare fossilizzata sulle sue verità. Maledette aspettative che mi fregano sempre, sarà colpa della mia propensione per il trash, per ciò che è di immediato consumo, per i reality, i talent, ma mi aspettavo più voglia di azzardare e mettersi alla prova, senza la puzza sotto al naso tipica degli intellettuali attempati.

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7 risposte

  1. Cristina ha detto:

    Letto d’un fiato. Pura letteratura.
    Ci vogliono gli strumenti per capirlo. Forse l’editore ha sbagliato copertina. La ragazza è una scrittrice vera.

  2. Alessia ha detto:

    Concordo con Cristina, intendo.

  3. Aristide ha detto:

    Il romanzo non è altro che una raccolta di racconti già pubblicati online dall’autrice in precedenza. Un’autobiografia abbastanza piatta scritta scritta con il dizionario dei sinonimi e dei contrari sotto mano. Inutilmente ampolloso, altro che “pura letteratura”…

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