Le figlie del capitano di María Dueñas

Trama New York, 1936. Sulla Quattordicesima Strada, nel cuore della comunità spagnola della Grande Mela, viene inaugurato il piccolo ristorante El Capitán. La morte accidentale del proprietario, Emilio Arenas, costringe le sue tre figlie ventenni a lasciare la Spagna per prendere le redini dell’azienda di famiglia. Catapultate nella nuova realtà americana, le indomite ragazze saranno costrette a combattere per riuscire a integrarsi in una terra straniera piena di contraddizioni: inizia così l’avventura di Victoria, Mona e Luz Arenas, giovani coraggiose, determinate a farsi strada tra grattacieli, compatrioti, avversità e amori, spinte dal desiderio di trasformare in realtà il sogno di una vita migliore.Vero e proprio fenomeno editoriale in Spagna, questo romanzo conferma lo straordinario talento di María Dueñas: Le figlie del Capitano racconta la storia meravigliosa di tre giovani ragazze costrette ad attraversare un oceano per trovare la propria strada. Un omaggio indimenticabile a tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la propria terra alla ricerca di un futuro migliore e al coraggio di quelle donne che non si arrendono mai.

Le figlie del capitano di María Dueñas. Edito il 09.07.2019 da Mondadori. Genere: narrativa, ambientazione storica. 588 pagine

Come dico sempre, c’è il momento giusto per ogni libro. Evidentemente, per me, questo non era il momento giusto per leggere questa storia, è l’unica giustificazione che posso trovare per non essere riuscita ad apprezzare un libro che ha già delle bellissime recensioni in giro per il web e di cui si parla come un romanzo monumentale e un caso editoriale. Parliamoci chiaro: il lavoro di ricerca che c’è dietro questo romanzo è evidente e non si può non apprezzarlo, ma io ho fatto fatica a terminarlo, non avevo voglia di rimettermi a leggerlo e questo, per una lettrice accanita come me, è davvero frustante. Non so esattamente cosa sia andato storto. Inizialmente sembrava che tutto andasse per il meglio: la morte del padre, la descrizione della sua vita avventurosa, le peripezie e i sacrifici della madre per crescere tre figlie che “stanno prendendo la strada sbagliata”, sino alla decisione di partire alla volta di New York, dove le aspetta la trattoria che il padre ha messo su nell’impeto improvviso di mettere radici. Insomma, un gran bell’inizio. Belli i protagonisti, anche se la mia simpatia è stata irrimediabilmente catturata dal padre e le figlie non sono mai state all’altezza di tale sentimento E anche qui, non si può non notare che la caratterizzazione dei personaggi è ben fatta. Poi, però, mi sono persa… non so esattamente quando è successo, forse nel mentre delle ricchissime e prolisse descrizioni, dei numerosi flashback, insomma ad un certo punto ho perso interesse per la storia e ho fatto fatica ad arrivare alla fine. Ne sono davvero desolata, perché è un libro che merita di essere letto, ma bisogna dedicarci tempo e attenzione e, forse, per me, come dicevo all’inizio, non era la lettura ideale per queste afose settimane di luglio. Mi dispiace sempre essere una voce fuori dal coro, quando si esalta un libro come un capolavoro letterario, penso sempre di non esserne stata all’altezza e di non averlo capito, e probabilmente è stata la stessa cosa anche per questo libro. Non avevo mai letto nulla di quest’autrice, ma la sua prolissità mi ha quasi devastata… che la colpa sia da attribuire al caldo, o a un calo d’attenzione dovuta a una movimentata vita famigliare non so dirlo, ma so che sono una lettrice mediocre con una vita normale, che quando ha davanti un libro che si fa leggere, mette da parte qualsiasi impedimento per lasciarsi trasportare dalle sue pagine. Questa volta non è successo, mea culpa. Spero di essere presto contraddetta e che voi siate in grado di apprezzarlo più di quanto io non abbia saputo fare. Io resto qui, come sempre, in attesa della vostra opinione.

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